unitn. n°73 Università degli Studi di Trento

ricerca


Multinazionali e globalizzazione
intervista di Francesca Menna a Isabelle Daugareilh*

Francesca MennaDurante i due giorni di seminario avete discusso dei risultati della ricerca, a un anno dall'inizio del progetto. Quali sono dunque i primi risultati?
Più che di primi risultati possiamo parlare di prime tendenze. Durante il seminario ci siamo scambiati le esperienze relative al lavoro che ciascun gruppo ha condotto in ogni stato membro. Abbiamo presentato le imprese e le persone che sono state intervistate e, partendo da questo punto, abbiamo discusso delle conclusioni che si possono trarre fino ad ora, senza per il momento fare un'analisi di tipo giuridico, sociologico o economico.
Dalle discussioni è emersa la diversità, la pluralità delle esperienze, il che è assolutamente normale visto che si tratta di una ricerca comparativa. Tuttavia, ci sono anche punti in comune: in particolare nella maggior parte dei paesi, tranne forse in Gran Bretagna, la responsabilità sociale delle multinazionali è una questione piuttosto recente e presa in considerazione soltanto da qualche tempo. Il secondo punto in comune è che non si tratta soltanto di una questione di modo, bensì di forma strutturale che, come si può supporre a partire dalle osservazioni e dalle discussioni di questi giorni, avrà delle ripercussioni sia sul piano economico sia su quello sociale e giuridico.

Quali sono i paesi dove sono state svolte finora le interviste? E come procederete?
I paesi dove sono state svolte le interviste finora sono quelli dove si trovano i gruppi di ricerca: Gran Bretagna, Paesi Bassi, Germania, Belgio, Francia, Spagna e Italia.
Questo lavoro si basa su due tipi d'approccio, su due diverse metodologie. Una prima metodologia è quella qualitativa che si è tradotta nella realizzazione delle interviste che abbiamo già fatto e di cui appunto abbiamo parlato in questi giorni. Le interviste sono state svolte in 4 imprese multinazionali scelte in 4 paesi diversi e svolte con alcuni rappresentanti sia dei dirigenti sia dei lavoratori delle imprese stesse. Abbiamo inoltre organizzato delle interviste con le NGO e con altri soggetti che gravitano intorno all'impresa e che sono interessati alla responsabilità sociale. Abbiamo deciso di adottare anche un approccio quantitativo e per questo tipo di metodologia abbiamo utilizzato la tecnica del questionario: i questionari vengono inviati a tutte le imprese europee multinazionali che rientrano nell'ambito di applicazione della direttiva comunitaria sul Comitato europeo d'impresa e che hanno almeno 1000 dipendenti. Questo significa che per l’approccio quantitativo vengono contattate circa 1500 imprese tra grandi imprese e PMI.

Isabelle Daugareilh con Francesca MennaQuali sono i prossimi passi?
Tra le interviste e i questionari avremo costruito il materiale comune necessario per un'analisi. La tappa successiva sarà quindi quella di sviluppare l'analisi, sulla base delle interviste e dei questionari raccolti, sul piano giuridico, sociologico ed economico per ciascun paese. Successivamente vedremo quali sono le conclusioni che da questa analisi si possono trarre in termini di approcci pluridisciplinari e comparativi.
Questo è dunque il nostro secondo obiettivo che sarà anche oggetto di discussione del prossimo incontro che si terrà in Spagna a gennaio 2006.
Terminata anche questa fase ci potremo dedicare a degli obiettivi forse più utili, meno teorici, poiché ci interrogheremo sull'opportunità o meno di una regolamentazione delle pratiche spontanee delle imprese europee. Il nostro lavoro, che riguarda la responsabilità sociale delle multinazionali, nel quadro della globalizzazione e della liberalizzazione degli scambi economici, implica lo studio delle pratiche sociali delle multinazionali al di fuori dell'Europa.
La domanda che ci poniamo è se l'Europa abbia o meno interesse, ed eventualmente in che forma, a regolamentare queste pratiche, sapendo che esistono già delle direttive elaborate sia dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro sia dall'OCSE, se sia necessario un inquadramento ancora diverso e se sì come, con quale scopo e in che forma.
Infine, un ultimo obiettivo della nostra ricerca sarà interrogarsi sugli effetti economici di queste pratiche sociali, attraverso indicatori e modellizzazioni che dobbiamo mettere in atto.

Si dice che la responsabilità sociale possa rappresentare un freno alla competitività. Secondo lei può essere considerata, al contrario, come una strategia economicamente vantaggiosa?
È un'ipotesi che dobbiamo verificare, ma certamente noi vogliamo dimostrare che la responsabilità sociale è una buona pratica sociale e una fonte di competitività. Essa permette infatti di avviare nuovi mercati, di fidelizzare non solo la mano d'opera migliore e più qualificata, ma anche il consumatore e consente di dare sicurezza ai finanziatori o agli azionisti. Ci sembra insomma che, da un punto di vista globale, la responsabilità sociale costituisca un vantaggio in termini di competitività poiché riteniamo che un'impresa aumenti anche il proprio fatturato se offre buone condizioni di lavoro.

*Isabelle Daugareilh (Università Montesquieu Bordeaux 4) è coordinatrice del progetto europeo Ester.

Sopra: Isabelle Daugareilh con Francesca Menna

Intervista in lingua originale francese
La responsabilità sociale delle imprese europee