unitn. n°71 Università degli Studi di Trento

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Università e lotta alla mafia
L'Università di Trento firma un protocollo con la Commissione Parlamentare Antimafia
di Andrea Di Nicola*

Andrea Di NicolaIl 17 marzo scorso, il presidente Roberto Centaro ed il rettore Davide Bassi hanno firmato, alla presenza delle autorità trentine, un protocollo d'intesa tra la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare e l'Università degli Studi di Trento. L'intesa consolida il ruolo d'eccellenza nello studio della criminalità organizzata e delle politiche di contrasto che l'Università di Trento, anche attraverso Transcrime, si è ritagliata negli anni. La peculiarità della Commissione Parlamentare Antimafia, istituita durante la XIV Legislatura, è quella di avere aperto le porte al confronto con le università. È una strategia semplice ma promettente. Per migliorare la risposta antimafia, la politica chiama le università a contribuire alla conoscenza e alla lotta del fenomeno mafioso e a diffondere tra gli studenti la cultura della legalità.
Durante la firma, il presidente Centaro ha dichiarato di ritenere indispensabile, data l'azione transnazionale delle mafie, il confronto con gli altri paesi europei e di avere piena fiducia nella capacità dell'Università di Trento di garantire il dialogo con l'Europa. Poi, trasferitosi a Giurisprudenza, ha tenuto una conferenza ad autorità, ricercatori e studenti. Proprio dai tanti studenti sono arrivate numerose domande. Centaro ha apprezzato particolarmente il dialogo con i giovani e le sue risposte sono state il modo migliore per comunicare come la mafia si combatte anche stando ad ascoltare - magari seduti per terra, vista la folla - le parole di un presidente di una Commissione Antimafia. Anche questa è cultura della legalità.

il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Roberto Centaro con il rettore dell'Università di Trento Davide BassiE così un protocollo-simbolo comincia a trasformarsi in azioni concrete. Sta a noi ora continuare il processo, con attività didattiche e di ricerca. Transcrime e il Dipartimento di Scienze Giuridiche si occuperanno di sviluppare definizioni di criminalità organizzata più rispondenti al fenomeno; di valutare l'impatto delle tradizionali politiche antimafia e di proporne di nuove; e infine di trasferire al contesto nazionale il lavoro, voluto dalla Commissione europea, che Transcrime sta portando avanti sul crime proofing della normativa dell'Unione. Lo scopo, in materia di legislazione nazionale o locale, è quello di realizzare meccanismi capaci di valutare se una proposta legislativa possa, una volta in vigore, aumentare la vulnerabilità del sistema alla criminalità organizzata e anticipare la risposta preventiva al momento della redazione della legge.
Questo è il crime proofing e permetterà di aiutare il legislatore a regolare i mercati in maniera non criminogena.Sul fronte della didattica, la Facoltà di Giurisprudenza coinvolgerà gli studenti organizzando cicli di film sulla mafia con dibattito moderato da penalisti e criminologi e laboratori applicativi sulla storia comparata della criminalità organizzata e delle politiche di contrasto. E si sta cercando anche una strada per permettere agli studenti di effettuare periodi di stage presso la Commissione Antimafia.

*Andrea Di Nicola è ricercatore in criminologia presso la Facoltà di Giurisprudenza e coordinatore della sede di Trento del centro interuniversitario Transcrime, Università di Trento/Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Sopra, da sinistra: il presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Roberto Centaro con il rettore dell'Università di Trento Davide Bassi.

La cultura della legalità