Il dottorato internazionale in filologia classica
di Pierre Judet de La Combe,
direttore di ricerca presso il C.N.R.S. di Lille
Forse gli studenti e gli universitari italiani non si
rendono veramente conto, ma l'Italia è senza dubbio
il solo paese in Europa dove la filologia classica è
rimasta una disciplina scientifica allo stesso tempo
rigorosa e aperta a domande intellettuali audaci, il
solo paese dove essa conserva ancora un ruolo nei dibattiti contemporanei sulla natura della
storia e della cultura.
In Italia la tecnicità filologica è associata ad
una vera interdisciplinarità e la filologia non
smette di dialogare con le scienze sociali e la
filosofia. Altrove e soprattutto in Francia, i compiti
sono divisi, e troppo: l'erudizione è spesso
sviluppata al di fuori di qualsiasi dibattito teorico o
interesse storico o filosofico per il senso originale
dei testi; quanto alla storia (specialmente la storia
letteraria!) e alla filosofia, hanno la tendenza a
liberarsi da qualsiasi esame filologico e critico
delle opere che utilizzano. Qualche équipe però,
in particolare quella dell'Università di Lille, ha
da tempo percepito questo come un difetto e ha mantenuto l'esigenza di associare la lettura
meticolosa dei testi a una riflessione metodica
sulle condizioni del loro significato.
Scienza dei testi antichi, la filologia classica
in effetti non si può concepire come scienza
pura, libera da ogni attenzione culturale, linguistica
o letteraria; se ha deciso di consacrare la sua
energia alla decifrazione e all'interpretazione
delle opere antiche, è perché faceva parte di una
tradizione culturale che considerava queste opere interessanti e degne di essere interpretate.
D'altra parte, i metodi che essa utilizza per
realizzare il suo lavoro sono a loro volta fortemente
condizionate dalle tradizioni intellettuali di origine.
In questo modo si nota che le letture
"tedesche", "inglesi", "francesi" o "italiane" della tragedia
greca, partono il più delle volte da premesse
molto diverse, e in effetti non si interessano agli
stessi aspetti di un testo di Eschilo o Sofocle.
Questo accade perché le premesse non sono le
stesse, ma si differenziano secondo le tradizioni
filosofiche di questi paesi.
Se la filologia non vuole essere naif, ma
critica, ovvero, se vuole analizzare e valutare le
differenti premesse, spesso implicite, sulle quali si basa,
deve organizzarsi come una comunità internazionale
vivente, dove i risultati possono essere
liberamente paragonati e discussi, senza pregiudizi.
Quando, nel 1999, Vittorio Citti ha proposto di fondare a Trento una scuola internazionale
di filologia, con la creazione di un dottorato
internazionale che riunisse insegnanti e studenti
di tutta Italia e di altri paesi europei, questo
evento è apparso estremamente promettente. Era la
prima volta che una simile iniziativa veniva presa;
è sicuramente un successo. I filologi
dell'Università di Lille, attualmente presieduti da un
ellenista, Philippe Rousseau, hanno subito sostenuto
questa idea. Partecipano regolarmente ai seminai
dei dottorati organizzati a Trento e si preparano
ad accogliere i giovani filologi italiani; una
dottoranda di Lille, che sarà seguita da altri, prepara
la sua tesi su Aristofane simultaneamente a Lille e
a Trento. Da quest'anno si è unita all'iniziativa
anche l'Università di Barcellona, con i
professori Jaume Portulas e Carles Miralles.
Un concorso annuale seleziona quattro studenti; due di loro beneficiano di una borsa di studio
di tre anni. Questi studenti trascorrono un anno
all'estero (Lille o Barcellona).
In quest'occasione gli studenti si occupano di
ricerche molto diverse: alcune riguardano la creazione e la lettura di testi di opere
drammatiche (Ione di Euripide,
Acarnesi di Aristofane); altri la storia della ricezione di testi antichi (con un
programma riguardante l'edizione dei testi tragici
del Rinascimento, lavoro che si appoggia alla
realizzazione di un CDRom, edito a Trento,
contenente i testi di tutte le edizioni di Eschilo del
XVI, XVII, XVIII secolo; con una tesi sulle letture
di Aristofane in Germania); anche la filosofia del
linguaggio è coinvolta, con un lavoro sulla pragmatica della persuasione di Eschilo;
infine, e questo dovrebbe essere da stimolo per
numerose ricerche, è stato realizzato quest'anno un
programma di analisi numerica dello stile di
Eschilo. La riunione regolare (tre volte all'anno) del
collegio dei professori di questo dottorato
assicura agli studenti la possibilità di una discussione
collettiva sui loro lavori.
Questo successo è dovuto al fatto che
Vittorio Citti, che attualmente sta finendo un libro
sulle Coefore di Eschilo, da tempo ha riunito gli
studiosi di diverse discipline scientifiche perché
discutano insieme i loro procedimenti e le loro
differenze. Per questo è stato creato un
"collegio Eschiliano", che regolarmente riunisce
filologi provenienti da orizzonti molto diversi, come
la scuola analitica anglosassone e le diverse
scuole ermeneutiche "continentali", oltre che storici
della tradizione dotta. Una vera comunità di lavoro
si è così costituita. Dopo una prima riunione a
Cagliari nel maggio 1998 (pubblicata nella rivista Lexis l'anno successivo), ed un colloquio nel
febbraio 1999 sull'opera di Mario Untersteiner (filologo nativo di Rovereto), lo scorso ottobre
a Trento si è tenuta una riflessione critica
sull'edizione del testo di Eschilo; un prossimo
colloquio tratterà della metrica, e Lille inviterà il Collegio
a ritornare sulla difficile questione
dell'interpretazione del Prometeo
incatenato.
[Traduzione di Chiara Parisi]
Nella foto in alto: teatro di Delfi, IV sec. a. C.
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