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  come cambia l'università  
Autonomia è competitività?
Quale competitività nella autonomia delle università?
Quali criteri di scelta guidano la differenziazione tra atenei?

Si è aperto il confronto negli atenei italiani sul rapporto del Gruppo di lavoro Murst coordinato da Guido Martinotti sill'autonomia didattica. Obiettivo finale è l'attribuzione ai singoli atenei del potere di definire autonomamente i percorsi di studi, entro una cornice di criteri generali stabiliti a livello nazionale. In questo scenario uno dei nodi da sciogliere sarà la differenziazione competitiva tra gli atenei.

La competizione coordinata
di Gabriele Anzellotti, componente del Gruppo di lavoro ministeriale


L'università italiana sta cambiando profondamente, e il mezzo essenziale del cambiamento si indica con una parola: autonomia. E autonomia implica: valutazione e responsabilità. Per capire l'università di oggi e di domani occorre comprendere il significato di queste parole.
L'autonomia degli atenei, prevista nella costituzione e regolata da alcune leggi del periodo 1989-90, comincia ad essere realizzata con gli statuti dei primi anni '90, che hanno effetti abbastanza limitati. Nel 1994 viene introdotta l'autonomia finanziaria delle università. Prima di questa, il finanziamento statale arrivava agli atenei suddiviso in diverse voci: stipendi, funzionamento, borse di studio, e molte altre. Dal 1994 il finanziamento statale arriva in un unico blocco indiviso a ciascun ateneo, che lo ripartisce fra le varie voci di bilancio a seconda dei propri obiettivi. Ad esempio un ateneo può spostare fondi dalla biblioteca al riscaldamento o alle borse di studio o viceversa. Questa improvvisa libertà non è stata subito compresa da tutti, e tuttora dà luogo ad un certo senso di disorien-tamento e a diverse difficoltà. Infatti una università, come una persona, per sapersi autoregolare deve sapere chi è e dove vuole andare, e per questo occorre avere strumenti che gli atenei non avevano. Di qui ad esempio lo sforzo notevole che l'Università di Trento sta compiendo per il monitoraggio e la valutazione della didattica, della ricerca e dell'amministrazione. All'autonomia finanziaria si sta ora per aggiungere l'autonomia didattica, ossia un'ampia libertà degli atenei di decidere i contenuti e la struttura dei corsi di studio, nell'ambito di alcuni criteri generali che il Ministro si appresta ad emanare. I percorsi di studio dovrebbero prevedere molteplici uscite a vari livelli: un certificato di studio biennale, un diploma triennale, la laurea (tipicamente di quattro anni), corsi e scuole di specializzazione e di dottorato successivi alla laurea. Si dovrebbe dare agli studenti una maggiore possibilità di ri-orientare la propria direzione di marcia nel corso degli studi. La durata dei corsi di studio dovrebbe essere definita in termini di una quantità complessiva di attività di apprendimento dello studente, che dovrebbe essere misurata in crediti (un anno di lavoro dovrebbe corrispondere a 60 crediti). Gli atenei dovrebbero offrire diverse modalità di interazione con gli studenti, che tengano conto anche delle esigenze di studenti a tempo parziale e a distanza. Gli studenti si dovrebbero impegnare a rispettare la modalità di interazione previste, nei tempi previsti. Per realizzare effettivamente tutti i cambiamenti, gli atenei dovrebbero poter regolare autonomamente anche la propria struttura interna, allocando le responsabilità e le competenze tra dipartimenti, facoltà e altre strutture didattiche, nonché i compiti didattici dei docenti. Anche il reclutamento dei docenti e dei ricercatori, cioè il meccanismo dei concorsi, dovrebbe presto vedere un ruolo più autonomo delle singole università. Gli atenei dovranno imparare a muoversi maggiormente su di un territorio nazionale ed europeo, individuando e sviluppando proprie caratteristiche di eccellenza, coordinando attentamente didattica e ricerca scientifica, in una competizione coordinata con gli altri atenei.
Il successo di una università dipenderà dalla sua capacità di darsi degli obiettivi e di perseguirli con coerenza.
 

Partiamo dalle Regole