L'università italiana
vive un momento cruciale. Il processo di autonomia degli atenei implica la necessità
di diversificare e qualificare l'offerta formativa per entrare a pieno titolo
nel sistema universitario europeo: rispondere alle esigenze di utenti diversi,
offrire assistenza diretta e a distanza, introdurre nuovi strumenti di valutazione
come i crediti. Ecco alcune proposte per innovare i metodi didattici e di apprendimento.
Per
differenziarsi: la tutorship
L'Università di Trento potrebbe tentare
di avvicinarsi al modello anglosassone
di Enzo Rutigliano
Uno dei
punti fermi e qualificanti del progetto di riforma universitaria - almeno come
emerge dalla bozza "Martinotti" - è senz'altro il diverso modo di fruire
l'università da parte di differenti utenti. Il ventaglio spazia dagli studenti
frequentanti in corso a coloro che danno un esame ogni tanto. Bisogna dunque pensare
a modi diversi di rispondere a diverse esigenze.
L'altro punto, anch'esso fermo e qualificante della bozza "Martinotti", è
la concorrenza tra università: chi darà meglio e di più avrà
più studenti e più fondi.
All'interno di questo scenario prossimo come si colloca la nostra università?
Cosa pensa di fare? Alcune risposte cominciano a prendere forma.
Proverò a formulare una possibile proposta per la facoltà che conosco,
la facoltà di sociologia, relativamente al modo di fruirla degli studenti
frequentanti a tempo pieno.
Il problema concorrenza
Per noi il problema della concorrenza si pone da subito. A Milano e Bologna è
quasi certo che nell'immediato futuro verranno organizzati corsi di laurea in
sociologia. Perché gli studenti lombardi e del centro Italia dovrebbero
iscriversi a Trento che sarà anche al centro dell'Europa ma anche alla
periferia d'Italia? Rischiamo di avere un bacino di utenza circoscritto al Trentino
e forse al Veneto. Un sicuro avvio verso la marginalizzazione.
Che fare? Differenziarsi al più presto.
Offrire ciò che le grandi università non possono offrire. Indirizzi
chiari, specifici e che altrove non ci sono, ma anche un modo di studiare diverso,
per così dire "seguito", dall'iscrizione alla laurea e oltre. Qualcosa
che si avvicini il più possibile al modello anglosassone. A Trento è
più facile che altrove, i "numeri" ce lo permettono.
Ecco qui di seguito alcuni punti come base per una discussione.
Un promemoria per discuterne
1. All'atto dell'iscrizione lo studente sceglie di avvalersi o no della
istituzione tutorship. Viene così affidato (con modalità da stabilire)
ad un componente del corpo docente della facoltà (ricercatore, associato,
ordinario) che diviene così responsabile della sua formazione fino alla
fine del corso degli studi.
2. Si costituiscono così gruppi di 8-10 studenti, omogenei nella
carriera (tutti del primo e secondo e terzo e quarto anno) con un tutor che li
convoca per due ore ogni settimana o ogni quindici giorni. Nel corso della riunione
del gruppo vengono discussi i problemi, appagate le curiosità, gli interessi
che i singoli maturano nei corsi ufficiali e le problematiche inerenti la disciplina
che naturalmente si pongono loro nel corso degli studi e della vita universitaria.
Vengono colmate lacune e stimolati interessi. Vengono assegnate letture poi relazionate
e discusse nel gruppo, papers mensili, eccetera.
3. Il tutor, insomma, segue, consiglia, indirizza gli studenti; li aiuta
a scegliere e, perché no, a provare di risolvere con loro anche problemi
esistenziali che inevitabilmente toccano i giovani nella loro formazione.
4. Li aiuta infine a scegliere un piano degli studi coerente e, in un certo
senso, se ne fa garante. Li aiuta altresì nella scelta della tesi e dà
loro una mano nella stesura (essendo o no relatore).
Li segue cioè fino alla fine del corso degli studi.
5. Naturalmente questo lavoro assiduo e proficuo, svolto accanto ai corsi,
oltre a garantire agli studenti che si iscrivono da noi qualcosa che nessun'altra
facoltà di sociologia dà, costituisce un credito nella fiscalizzazione
che si può vedere in seguito come concretizzare.
6. Perché tutto questo possa svolgersi nel migliore dei modi, bisogna
che si giunga ad un impegno reciproco: i docenti (la facoltà) rispetto
agli studenti che scelgono volontariamente il regime di tutorship e gli studenti
che si impegnano ad un lavoro supplementare ma, anche, facilitante e notevolmente
arricchente la loro carriera accademica. Si possono cioè stabilire regole,
decadenze dal gruppo, eccetera.
7. Va da sé che questa specificità del nostro corso di studi
richiede un supporto logistico che la faciliti: residenzialità maggiore
di studenti e docenti, spazi di socializzazione e lavoro, appartamenti, eccetera.
8. Questo progetto non esclude - anzi - altre iniziative già accennate
nell'ultimo consiglio della facoltà di sociologia quali specializzazione
alternativa a quelle offerte da altre facoltà, sdoppiamento dei corsi obbligatori,
rafforzamento della sperimentazione in corso, eccetera.
9. Il est sans dire che questo promemoria non è che una traccia
che deve essere precisata e arricchita e corretta dalla discussione e dai consigli
dei colleghi, ma anche degli studenti, che spero arriveranno al giornale.