unitn. n°73 Università degli Studi di Trento

terza pagina


Vernon Lee e Firenze settant'anni dopo
Un convegno promosso dall'Università di Trento
di Serena Cenni*

Serena CenniNell'ultima settimana di maggio, dal 26 al 28, si è tenuto a Firenze, con il patrocinio del Dipartimento di Scienze filologiche e storiche e della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento, un convegno internazionale dal titolo Dalla stanza accanto. Vernon Lee e Firenze settant'anni dopo.
Vernon Lee, nom de plume di Violet Paget, scelto polemicamente dall'autrice stessa nella convinzione che altrimenti nessuno avrebbe mai letto "con attitudine diversa da un assoluto disprezzo, le opere di una donna sull'arte, la storia o l'estetica", è stata un'intellettuale e una scrittrice di grande fama nel mondo letterario e artistico di fine Ottocento e del primo trentennio del Novecento. Nata in Francia nel 1856 e vissuta per moltissimi anni nella villa Il Palmerino alle pendici di Fiesole, Vernon Lee ha fatto parte di quell'ambiente di inglesi colti, raffinati e cosmopoliti che, nella seconda metà dell'Ottocento, elesse la Toscana, e in particolare Firenze, come luogo ideale di residenza. In antiche ville, spesso nascoste da alte mura e avvolte da armonici giardini all'italiana, visse infatti, nell'arco dell'Ottocento e dei primi decenni del Novecento, una comunità straniera, di prevalenza anglosassone, che letteralmente salvò i dintorni di Firenze, occupandoli, amandoli e rimodellandoli secondo ideali di bellezza desunti dal Rinascimento fiorentino.

I nomi sono noti (Temple Leader, Stibbert, Demidoff, Berenson, Acton…), e altrettanto le loro ville che, a tutt'oggi, conservano intatto il loro fascino e splendore tramandando la passione e il rispetto che i loro proprietari ebbero per l'arte e la cultura fiorentina. Vernon Lee non fu da meno: oltre ad amare la città e a lottare strenuamente, con articoli di fuoco sul Times, contro l'abbattimento della Firenze medievale e del ghetto ebraico, incentivò ampiamente gli scambi culturali favorendo molteplici occasioni d'incontro tra gli intellettuali stranieri e quelli italiani. Nella sua villa si avvicendarono, infatti, molti scrittori e critici famosi (quali Henry James, Edith Wharton, Anatole France, Rainer Maria Rilke, Bertrand Russell, Enrico Nencioni, Gabriele D'Annunzio, Giosué Carducci, il giovane Praz…), attratti dall'erudizione, dal talento e dallo straordinario potere dialettico di questa riservata e schiva "britannica" che poteva vantare tra le sue conoscenze e le sue amicizie i più eminenti esponenti dell'estetismo fin de siècle quali i Rossetti, John Ruskin, Oscar Wilde e, soprattutto, Walter Pater che così intensamente influenzò la sua percezione ed elaborazione estetica del Rinascimento e la creazione, a livello narrativo, dei suoi seducenti ritratti immaginari.

Geniale ed eclettica, Vernon Lee è stata autrice di un'importantissima opera sul Settecento italiano pubblicata nel 1880, all'età di appena ventiquattro anni (Il Settecento in Italia: Accademie, Musica, Teatro); di rilevanti studi sul Medioevo e sul Rinascimento (Euphorion, Renaissance Fancies and Studies), di suggestivi saggi di estetica (Belcaro, Juvenilia, Laurus Nobilis) e di estetica psicologica (The Beautiful e Beauty and Ugliness), di interessanti pagine di viaggio (Genius Loci, The Enchanted Woods), nonché di testi narratologici (The Handling of Words), teatrali (Ariadne in Mantua) e di molteplici racconti (tradotti in italiano da Sellerio, Guanda e Passigli), sospesi tra il visibile e l'invisibile, in cui inquietanti, ma seducenti, fantasmi femminili affiorano improvvisamente dal passato per catturare la psiche e tormentare le esistenze di deboli e mutevoli personaggi del presente. Il convegno fiorentino, che si è aperto nella bella cornice della Sala del Gonfalone del Consiglio Regionale della Toscana ed è poi proseguito nelle sale del Gabinetto Vieusseux e della biblioteca del British Institute (i due luoghi della città più emblematici, fin dal tardo Ottocento, per gli incontri e gli scambi interculturali), ha potuto contare sulla presenza di numerosi ospiti italiani e stranieri che, da molteplici prospettive critiche, si sono interrogati sulla modernità del pensiero e della scrittura di questa raffinata artista che, dal momento della morte avvenuta nel 1935, ha indubbiamente subito un lungo, quanto ingiusto oblio.

La sua straordinaria ecletticità, che spaziava dall'estetica a profonde competenze musicologiche, dalla psicologia alla politica, dalle lotte antivivisezioniste alle prese di posizione pacifiste e protofemministe in un'Italia interventista e profondamente patriarcale, ha permesso l'individuazione di quattro aree tematiche portanti entro cui articolare gli interventi e il confronto critico: e se storici dell'arte, storici e giornalisti hanno ricostruito l'importanza del contesto fiorentino, dello spirito del luogo, nel suo percorso esistenziale, italianisti, musicologi e rinascimentalisti hanno evidenziato la grande rilevanza e fermezza morale della sua critica estetica, mentre agli anglisti è spettato il compito di affrontare sia la sua scrittura creativa (in suggestivi scorci di narrativa, teatro e pagine di viaggio), che la saggistica militante, dove all'ardore dell'impegno civile Vernon Lee ha affiancato sempre un elegante rigore intellettuale e formale. E sono proprio l'estremo rigore intellettuale e il limpido impegno civile e politico, uniti a una brillante fantasia creatrice, ad aver reso e a rendere ancora grande questa scrittrice che, nel sondare innumerevoli campi del sapere umano, ha saputo stemperare passioni ed emozioni, spesso troppo sommoventi e ineffabili, con un distacco sublime, ponendosi sempre all'ascolto come se intraudisse una musica, ma dalla stanza accanto.

*Serena Cenni è professore di Letteratura inglese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Trento ed è stata il responsabile scientifico del convegno su Vernon Lee.