unitn. n°70 Università degli Studi di Trento

visiting professor


Alan Neal, giurista globale
Consulente di diritto del lavoro per i Governi inglese e cinese
intervista di Francesca Menna ad Alan Neal

Francesca MennaAlan Neal, esperto di diritto del lavoro, consulente dei Governi britannici e cinese, docente all'Università di Warwick, è stato di recente all'Università di Trento per collaborare ad alcune iniziative del Dipartimento di Scienze giuridiche. Su suggerimento del direttore Luca Nogler lo abbiamo intervistato per farci raccontare il suo lavoro e i suoi interessi poliedrici.



Professor Neal, l'hanno definita un giurista "globale". Quali sono i suoi incarichi professionali?
Una delle mie attività principali è l'insegnamento nell'ambito del diritto del lavoro, da sempre l'area della mia specializzazione: dal 2000 sono ordinario all'Università di Warwick, mentre prima, a partire dall'88, ho insegnato all'Università di Leicester. Ho alcuni incarichi di insegnamento temporaneo a Strasburgo e a Parigi. In Italia faccio formazione giudiziale nel quadro della formazione professionale decentrata della magistratura.
Sono avvocato e giudice del lavoro a Londra negli employment tribunals, tribunali di prima istanza che si occupano di casi di discriminazione, licenziamenti e di aspetti contrattuali del lavoro. Faccio parte inoltre di gruppi di esperti per la Commissione Europea nell'ambito del diritto del lavoro e uno dei temi di cui ci stiamo occupando è il futuro del diritto del lavoro a livello europeo in vista di un nuovo programma di azione comunitario.
Coordino l'Associazione europea dei giudici del lavoro, collaboro in qualità di esperto con l'International Labour Organisation e sono infine responsabile di un progetto con il Ministero del Lavoro cinese a Pechino, realizzato in collaborazione con il Governo britannico di cui sono consulente, per la creazione di una Corte del lavoro cinese. Questo incarico mi porta spesso in Cina insieme ai colleghi del Ministero con i quali stiamo cercando di elaborare un nuovo metodo per risolvere i conflitti in ambiente di lavoro.

Alan Neal e Francesca MennaQuali sono le sue impressioni di questa esperienza con la Cina?
È difficile capire un paese come la Cina, con sistemi così diversi dai nostri. Esiste anche lì un sistema di giustizia, anche se si occupa soprattutto di diritti individuali e non di diritti collettivi legati al mercato del lavoro.I cinesi stanno aprendo l'economia all'ovest e costruendo un sistema forte di relazioni industriali: è inevitabile che si presentino problemi di licenziamento, di pagamento di salari e altri aspetti legati al lavoro. È quindi necessario trovare un metodo per risolvere i conflitti.
In Cina è stato usato per anni un sistema tradizionale locale di conciliazione, le cosiddette "corti del popolo", che però non hanno risolto i problemi alla radice, ma li hanno soltanto immessi nel sistema. Per questo motivo occorre integrare conciliazione e attività giudiziaria tradizionale per porre fine ai conflitti e ai problemi. Ci stiamo lavorando già da 2 anni e continueremo per almeno altri 3 per terminare il primo stadio. Abbiamo creato una Corte di arbitrato e di lavoro a Shenzhen, nel sud del paese, ed ora il Governo ha deciso di allargare il progetto pilota ad altre 9 province.

Tornando ai suoi molti incarichi, qual è il lavoro o il tipo di lavoro che le dà maggiore soddisfazione?
Ci sono due cose che mi piacciono in un lavoro: da un lato essere parte di un gruppo di amici che lavorano insieme, dall'altro dare un aiuto concreto a qualcuno.
Come esempio del lavoro tra amici posso portare l'esperienza con un gruppo di cui faceva parte anche Marco Biagi. Abbiamo lavorato insieme per anni (ricordo una cena insieme quando nel 1988 siamo diventati tutti ordinari!), abbiamo elaborato progetti per molti paesi europei, anche nel periodo prima dell'89, prima del cambiamento del sistema socialista nei paesi dell'est. Abbiamo lavorato molto, ad esempio, in Ungheria dove abbiamo tenuto corsi e fornito assistenza ai governi.
È una soddisfazione contribuire al processo di sviluppo della politica sociale di un governo. Tra i paesi dove ho lavorato come esperto ci sono l'Ucraina e la Croazia.
Un altro lavoro che mi dà molta soddisfazione è l'attività di giudice che permette di unire la componente più pratica della Corte con quella universitaria più teorica.

Avendo operato in sistemi diversi può dire se esiste un modello migliore di altri o un modello "ideale"?
Non esiste un sistema globale che possa essere considerato ideale, ma a proposito di discriminazione ci sono esperienze che sono andate meglio in certi paesi piuttosto che in altri. Se si pensa ad esempio all'uso della conciliazione invece dell'uso della Corte io direi che il modello britannico ha qualcosa da insegnare, ha molti aspetti positivi. Non è un caso, infatti, che i cinesi abbiano deciso di seguire questo modello e che ne siano entusiasti.
Anche in Europa c'è stato un certo entusiasmo per il modello britannico dal punto di vista dell'integrazione della conciliazione tramite una istituzione che si chiama ACAS (Advisory Conciliation and Arbitration Service) che ha un ruolo accanto alla Corte; è un processo separato ma integrato che funziona abbastanza bene. Certi paesi hanno ripreso l'idea adattandola alle rispettive realtà. La soluzione migliore è sempre quella di osservare un modello, fare analisi e poi prenderne alcuni aspetti, guardare le esperienze e imparare qualcosa da queste esperienze.
È difficile paragonare i sistemi poiché bisogna tenere presente tutta una serie di aspetti peculiari della società: non si può confrontare la contrattazione collettiva italiana con quella svedese, britannica o francese, sono cose diverse. Tuttavia i problemi di fondo sono gli stessi, soprattutto quando si parla di diritti individuali: pagamento di stipendio, orario di lavoro, giustificazione di licenziamento… Ciò che cambia è l'ambiente in cui questi problemi sorgono e di conseguenza cambiano i meccanismi per risolvere i conflitti. Lavorare su questi aspetti è difficile, bisogna conoscere bene il sistema sia giuridico che democratico perché molto dipende dalla libertà e dalla flessibilità della società.

Una curiosità: in che lingua insegna e lavora nei vari paesi in cui opera?
La mia lingua è l'inglese e la mia prima lingua straniera è lo svedese. La mia expertise, infatti, è sui mercati del lavoro scandinavi;
mi sono laureato a Stoccolma, poi ho fatto un pò di ricerca sul pensiero giuridico e sono entrato successivamente nel campo del diritto comparato. Dunque parlo svedese abbastanza bene, ma quando insegno in Italia parlo italiano e quando insegno in Francia parlo francese.

Come è arrivato a Trento e quali incarichi ha avuto nel nostro ateneo?
Sono stato invitato dal professor Luca Nogler per svolgere una parte del corso sul diritto del lavoro europeo e transnazionale e ho fatto una presentazione sulla nuova politica sociale a livello europeo, visto che ho fatto parte del gruppo che ha lavorato per la Commissione Europea. Inoltre ho tenuto un seminario sui profili applicativi dei divieti di discriminazione internazionale in prospettiva comparata su invito della professoressa Stefania Scarponi. A Londra una parte dei casi di cui mi occupo sono proprio sulla discriminazione e la responsabilità. Da noi i casi di questo tipo sono molti e abbiamo un'esperienza ormai trentennale nella regolamentazione per combattere la discriminazione, per promuovere le pari opportunità, per aiutare certi gruppi sociali.

Che impressione ha avuto dell'Università di Trento?
Mi è piaciuta molto, gli studenti mi hanno colpito, sono molto motivati. In Italia ho insegnato anche in altre città tra cui Modena, Bologna, Genova e Siena, ma trovo che qui i giovani siano particolarmente simpatici e dinamici, hanno interesse a discutere le cose e non sono passivi.
Mi è piaciuto molto incontrare gli studenti del dottorato. Per il diritto comparato è fondamentale la presenza di docenti stranieri che portano le proprie esperienze e anche questo contribuisce a dare a Trento una buona reputazione a livello internazionale. Mi è piaciuta molto anche la città. Insomma, un'esperienza davvero positiva sotto tutti i punti di vista. Spero davvero che ci saranno ulteriori occasioni per collaborare con questa università.

Sopra, da sinistra: Alan Neal e Francesca Menna.