Controllo di gestione e rapporti con le imprese
Il prorettore Mario Fedrizzi parla dei punti di forza e delle priorità dell’ateneo
intervista di Francesca Menna a Mario Fedrizzi
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La sede del rettorato in via Belenzani |
Per far capire e conoscere meglio la nostra università inizia
con questo numero di Unitn la rubrica "politiche di ateneo" dedicata
alle linee strategiche di sviluppo dell'Università di Trento. Dopo l'intervista
al nuovo rettore Davide Bassi, pubblicata sul numero 67, apriamo la rubrica
con l’intervista
al professor Mario Fedrizzi, nominato prorettore vicario lo scorso
novembre. Sui prossimi numeri del periodico saranno pubblicate le interviste
ai prorettori Carla Locatelli, Antonio Scaglia, Mariangela Franch,
Alberto Molinari e Antonio Frattari sugli aspetti inerenti le rispettive
deleghe.
Professor Fedrizzi, come
si sente in questo nuovo ruolo e quali esperienze personali porta
con sé a vantaggio dell’ateneo?
È da poco tempo che ricopro questo incarico quindi non ho ancora una
visione completa, anche se conosco bene sia l’università che la realtà locale.
Gli incarichi che ho ricoperto negli ultimi dieci anni, prima presso
la Caritro e poi presso Iniziative urbane, mi hanno consentito di avere
una visione complessiva dell’economia del territorio, e ciò mi consente
di mettere a disposizione dell’ateneo conoscenze che ritengo potranno
essere utilizzate per rafforzare ed estendere le relazioni tra queste
due realtà.
Qual è lo stato dell’Università di Trento
oggi in relazione anche al panorama nazionale?
I dati che abbiamo sono oggettivi e parlano chiaro: l’Università di Trento
si colloca in una posizione di tutto rispetto nel panorama nazionale
sia per quel che riguarda il livello qualitativo della didattica e della
ricerca, sia per i servizi complessivamente offerti. Partendo da questa
posizione di vantaggio dovremmo ora guidare in futuro la nostra ulteriore
crescita avendo come riferimento le università del nord Europa.
Quali sono a suo avviso i punti di forza
dell’ateneo? Sono fondamentalmente tre gli aspetti
qualificanti dell’ateneo: l’internazionalizzazione, la qualità della
didattica e della ricerca e la capacità di attingere a risorse finanziarie
aggiuntive rispetto a quelle ministeriali. Per quanto riguarda, in particolare,
la didattica ritengo che si sia riusciti a gestire la transizione ai
nuovi ordinamenti disegnando un’offerta strutturata in modo tale da salvaguardare
la qualità e l’articolazione della formazione di base, garantendo quindi
agli studenti una preparazione sufficientemente flessibile ed allo stesso
tempo in grado di cogliere le aspettative del mercato del lavoro.
E gli aspetti da rafforzare?
Innanzitutto spingere per un utilizzo più diffuso dei metodi di pianificazione
e di controllo di gestione, con l’obiettivo di presidiare meglio i
costi, nell’ambito di una visione più consapevole della necessità di
governare la sostenibilità economica dei progetti. In secondo luogo
puntare al rafforzamento delle relazioni con le imprese, tenendo conto
della loro variegata articolazione, concentrandosi in particolare sulle
medie e le piccole, delle quali è necessario analizzare con maggior
cura i bisogni di innovazione, adottando poi adeguate azioni di supporto.
A tal fine dobbiamo rafforzare la nostra capacità di gestire azioni
di trasferimento tecnologico, dotandoci di infrastrutture adeguate
e di risorse umane qualificate, in collaborazione con i soggetti esterni,
anche a questo scopo costituitisi. Un altro fronte su cui lavorare è quello
della comunicazione interna, quella istituzionale per intenderci, che,
adeguatamente strutturata disegnandone i processi e definendone le
regole, può migliorare la trasparenza della gestione, soprattutto strategica,
e rendere più efficiente quella operativa.
Una questione ancora aperta riguarda l’efficienza complessiva della governance
alla quale la recente riforma statutaria non ha dato risposte soddisfacenti e
quindi è necessario rimettere mano al disegno statutario.
Alcuni di questi aspetti la riguardano più da vicino,
nel senso che sarà proprio lei a occuparsene. Quale sarà dunque il suo personale
contributo?
Il compito primario affidatomi dal rettore riguarda la gestione delle risorse,
in primis quelle finanziarie, e conseguentemente quelle che assorbono più risorse
finanziarie, soprattutto la componente variabile. Come ho già anticipato l’efficienza
della gestione delle risorse presuppone un attento e diffuso utilizzo della pianificazione
e del controllo di gestione. Gli investimenti fatti in passato ci consentono
di disporre di strumenti gestionali e di sistemi informatici adeguati, l’attenzione
deve essere ora concentrata sulla diffusione estesa del loro utilizzo ai diversi
livelli dell’organizzazione, favorendo anche lo sviluppo di competenze specifiche.
A tal fine è necessario anche individuare forme di gratificazione del personale
che consentano di superare i vincoli normativi esistenti, garantendo benefici
tangibili che contribuiscano a migliorare la qualità del lavoro individuale e
del rapporto dei singoli con l’organizzazione. Il tutto dovrà avvenire attraverso
azioni concertate tra sindacati e vertici aziendali.
Per quanto riguarda i rapporti con l’economia
locale come si muoverà?
Io parto dal vantaggio di avere avuto l’opportunità, nella mia qualità soprattutto
di presidente di Caritro, di conoscerla molto bene e di stabilire un
insieme di relazioni, anche personali, molto positive. Cercherò di sfruttare
al meglio questo vantaggio puntando alla creazione di un sistema di relazioni
permanenti con il sistema delle imprese, nelle loro diverse articolazioni,
partendo dalla consapevolezza che esistono ampi spazi da colmare.
E al di fuori della nostra provincia e
dalla nostra regione?
Non ci sono progetti specifici. Diciamo che fuori dai nostri confini
c’è una concorrenza piuttosto agguerrita, ci sono le altre università che
si muovono con grande dinamismo e che presidiano il loro territorio in
maniera diffusa, contando sul fatto che le imprese tendono generalmente
a privilegiare i rapporti con le università “di casa”. Sarà nostro compito
trovare le forme più efficaci per promuovere le aree in cui riteniamo
di avere dei vantaggi competitivi.
Come saranno i rapporti con gli atenei
vicini?
Tra i programmi del rettore c’è il rafforzamento delle collaborazioni
interuniversitarie lungo l’asse Verona-Innsbruck, privilegiando quei
progetti in cui solo attraverso un’azione congiunta si presume di poter
raggiungere dimensioni tali da garantire un’offerta qualitativamente
significativa. Particolare attenzione si deve dedicare al rapporto con
l’Università di Bolzano con la quale c’è già una condivisione strategica
di alcuni obiettivi da raggiungere congiuntamente, nell’ambito di un
disegno complessivo di cooperazione che dovrà essere concordato e dotato
di infrastrutture e risorse adeguate.
Un aspetto su cui conviene davvero investire?
Se ne dovessi scegliere solo uno direi di investire sui giovani, uno
dei punti di forza dell’università. Nell’arco dei prossimi dieci anni
ci sarà un cambio generazionale, molti docenti andranno in pensione.
Questo significa che bisogna investire molto sui dottorati di ricerca,
privilegiando quelli svolti in contesto internazionale. In questo campo
si potrebbero anche trovare forme di collaborazione più mirate con le
imprese dove i dottori di ricerca potrebbero contribuire al rafforzamento
delle azioni volte ad accelerare i processi innovativi. Questa azione
richiede che ci si concentri sulla selezione qualitativa dei progetti
di ricerca dell’ateneo, all’interno di un piano di sviluppo di lungo
periodo la cui sostenibilità dipenderà dalla capacità strategica di allocazione
e gestione efficiente delle risorse.
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Mario
Fedrizzi |
Laureato in Matematica nel 1973 all’Università di
Padova, Mario Fedrizzi ha iniziato la sua attività di ricerca nel
1974 presso l’Università Cà Foscari di Venezia. Nel 1976 si è trasferito
all’Università di Trento in qualità di assistente e nel 1986 è diventato
professore di I fascia di matematica finanziaria ed attuariale;
oggi insegna metodi per le decisioni. È stato preside della Facoltà di
Economia dal 1989 al 1995. Ha svolto attività didattica nell’ambito
della matematica generale e finanziaria, della teoria delle decisioni
e dei sistemi informativi. Ha condotto parte della sua attività di
ricerca presso il Systems Research Institute dell’Accademia delle
Scienze di Varsavia, l’Università Eotvos Lorand di Budapest e la
Abo Akademi University di Turku (Finlandia). Le sue principali
aree di studio e ricerca sono la teoria del rischio, l’ottimizzazione
con informazioni fuzzy, le decisioni di gruppo in condizioni di
incertezza, i sistemi di supporto alle decisioni.
È stato presidente della Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto dal 1995 al
2002 e di Iniziative Urbane dal 2001 al 2004.
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