Dunga, musica danza poesia africana
Un’iniziativa promossa dall’Opera Universitaria
a cura dell’Opera Universitaria
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L'artista
Raisha Souare |
Dopo il successo ottenuto lo scorso dicembre dalla Misa Flamenca,
quest'anno l'Opera Universitaria ha voluto augurare buon Natale attraverso
uno spettacolo di cultura africana. Non c’è fenomeno
naturale, né avvenimento, né aspetto della vita quotidiana che non
sia interpretato in Africa come manifestazione di forze soprannaturali.
La danza è un’espressione sacra della cultura africana perché permette al gesto
di ritrovare il suo significato. Nella semina, nella raccolta, nella tessitura… tutti
i movimenti fanno parte di una danza, sono i gesti religiosi che poi diventano
lavoro e tecnica. La danza è un’espressione artistica e allo stesso tempo mistica.
La parola Dunga significa “attingi la tua forza dalla natura”. Protagonista
dello spettacolo, organizzato lo scorso 15 dicembre presso la chiesa S. Carlo
Borromeo, l’artista Raisha Souare, griot della Guinea, cantante e
compositrice di molti suoi pezzi, interprete carismatica ed elegante, soprannominata
oggi “La
tigre del Mandingo”.
Raisha Souare ha cominciato la sua carriera negli anni ’90 a Parigi come corista
di Sekouba Bambino (famoso griot della Guinea del gruppo Africando)
e con Dianca Djabatè, dal ’98 poi come solista nel suo gruppo, del quale fa
parte il famoso griot Djelì Moussa Kondè suonatore di kora.
Il griot, poeta e grande musicista, è conoscitore e insegnante del
Mandingo (impero del medioevo che si estendeva dalla Mauritania alla Costa
d’Avorio di
oggi), conserva la memoria delle genealogie dei clan, è portavoce nelle adunanze
e conciliatore nelle controversie. Allestisce spettacoli sulle pubbliche piazze
per gli abitanti dei villaggi che accompagnano la poesia, il canto e la musica
con la danza. Nell’impero mandingo ad ogni principe era addetto un griot che
lo seguiva in ogni suo spostamento e si occupava del suo protocollo. Ai giorni
nostri, pur esistendo ancora la figura del griot “privato”, la maggior
parte sono “pubblici”.
Sul palco l’artista si è esibita accompagnata da Djeli Moussa Kondè alla kora
(strumento che è soprannominato “arpa africana”), Camara Alpha al djembe alle
percussioni e Aida Niane alla danza. Nella chiesa di S. Carlo Borromeo, piena
di gente, l’intensità e l’eleganza della voce di Raisha Souare ha fatto vibrare
gli animi degli spettatori di tutte le età, il messaggio di pace e amore dei
suoi canti, il suono melodico della kora, il ritmo del jembe e la spettacolarità a
tratti tribale della danza, ha emozionato e coinvolto il pubblico. Lo spettacolo è stato
organizzato in collaborazione con l’Associazione Afrostudio di Trento che da
alcuni anni si occupa dell’insegnamento e della diffusione della danza africana.
L'associazione culturale Afrostudio, nata nel 2000 da un'idea di Luciana Moggio, è attualmente
diretta da Donatella Paoli. L'associazione è membro della Fédération Européenne
de la Danse Africaine (FEIDA) e di Trentino Danza, la Federazione Provinciale
delle scuole di danza
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