Tecniche di avanguardia nello studio del Parkinson
Il Dipartimento di Scienze della cognizione e della formazione impegnato nella ricerca neuropsicologica
di Claudia Bonfiglioli
Il morbo di Parkinson è una patologia degenerativa del sistema
nervoso centrale, caratterizzata dalla presenza di sintomi quali tremore, rigidità ed una accentuata
difficoltà ad iniziare i movimenti volontari, definita bradicinesia. Presso il Dipartimento di Scienze della
cognizione e della formazione sono state recentemente utilizzate per lo studio
dei pazienti parkinsoniani due tecniche sperimentali: l’analisi cinematica
e la realtà virtuale. Se da un lato l’analisi cinematica può contribuire a quantificare
in maniera più oggettiva il grado di disabilità motoria dei pazienti, dall’altro grazie all’utilizzo di ambienti
di realtà virtuale è possibile realizzare un sistema di simulazioni finalizzato al
recupero delle abilità motorie, particolarmente compromesse dal morbo di
Parkinson.
Un importante contributo che la ricerca ha fornito per la valutazione del livello di
disabilità associato alla patologia è stato quello di fornire un metodo
quantitativo per descrivere i movimenti. L’analisi cinematica, infatti, è una
tecnica sperimentale che, mediante l’impiego di sistemi di analisi dell’immagine
ad alta risoluzione spaziale e temporale, consente di descrivere i movimenti
eseguiti da un individuo utilizzando una serie di parametri oggettivi. L’analisi cinematica applicata allo studio
dei pazienti affetti da morbo di Parkinson ha portato a due interessanti
risultati. In primo luogo è stato possibile caratterizzare il movimento di
raggiungimento-prensione nei pazienti, e stabilire in che cosa questo differisca
dallo stesso movimento eseguito da soggetti neurologicamente sani o affetti
da altre patologie neurologiche.
L ’ analisi cinematica fornisce dettagli precisi sull’organizzazione
spaziale e temporale del movimento e questo significa che nel caso dei pazienti parkinsoniani è stato possibile
quantificare non solo la bradicinesia, ma anche descrivere esattamente come siano coordinati nello
spazio e nel tempo i movimenti del braccio e della mano. Ad esempio, dai
risultati di un recente studio è emerso che vi è un deficit a livello della
programmazione motoria tale per cui movimenti che i soggetti normali eseguono
simultaneamente possono essere eseguiti dai parkinsoniani solo in maniera sequenziale.
Un secondo potenziale vantaggio clinico legato alla possibilità di confrontare parametri
oggettivi delle prestazioni motorie dei pazienti affetti da morbo di Parkinson è
quello di valutare gli effetti della terapia farmacologica. Di recente, l’analisi
cinematica è stata utilizzata per stabilire da un lato quali siano gli effetti dei
farmaci antiparkinsoniani sui parametri cinematici, e dall’altro quale sia
l’efficacia di alcuni trattamenti chirurgici. La valutazione delle prestazioni dei pazienti prima e dopo l’intervento
chirurgico potrebbe essere utile a stabilire quale sia il rapporto costi/benefici nel sottoporre
il paziente ad un trattamento di fatto invasivo ed in alcuni casi irreversibile.
Un ulteriore aspetto legato al trattamento dei pazienti parkinsoniani riguarda
l’utilità di affiancare la terapia farmacologica a trattamenti complementari volti al mantenimento
o al recupero dell’autonomia funzionale. In questa ottica, il Dipartimento
di Scienze della cognizione e della formazione, in collaborazione con il Centro
interuniversitario di ricerca in Bioingegneria e Scienze Motorie (CeBiSM) e
con la Divisione di Neurologia dell’Ospedale S. Maria di Rovereto, ha avviato un progetto di ricerca finalizzato
allo sviluppo di programmi di recupero funzionale motorio nei pazienti affetti da morbo di
Parkinson.
Da un punto di vista applicativo il progetto si propone di realizzare un ambiente di realtà virtuale che possa
essere utilizzato per migliorare la velocità e l’accuratezza dei movimenti degli
arti superiori in pazienti parkinsoniani. Il paziente indossa uno speciale guanto “Cyber” che consente
di ricostruire la posizione e l’orientamento esatti della mano e delle dita
nello spazio, e di visualizzarli in tempo reale su uno speciale visore.
Questo
permetterà al computer di presentare visivamente un braccio simulato nell’ambiente virtuale
del soggetto, che verrà mosso in tempo reale insieme al braccio vero
consentendo al soggetto di
“appropriarsi” dell’immagine dell’arto in movimento. Inoltre, al guanto verrà attaccato
un esoscheletro biomeccanico (vedi figura) che offrirà la resistenza fisica
appropriata su ogni parte della mano, in modo da trasmettere la sensazione artificiale di contatto
con l’oggetto necessaria per convincere completamente i partecipanti che l’oggetto virtuale che stanno afferrando possiede proprietà
tattili e fisiche “reali”.
Il progetto prevede di addestrare i pazienti ad eseguire semplici movimenti di prensione in una condizione di
immersione in ambiente virtuale. Ciò che si vuole valutare è se ed in che modo una
discrepanza introdotta dallo sperimentatore tra movimento “percepito”
e movimento realmente “eseguito” possa innescare un processo di apprendimento inconsapevole in grado di indurre le persone
affette da morbo di Parkinson ad utilizzare capacità di adattamento esistenti, ma altrimenti sopite, per migliorare il controllo
dei movimenti degli arti superiori.
Se la manipolazione sperimentale utilizzata nella fase di addestramento si dovesse rivelare efficace, sarebbe
possibile mettere a punto terapie di riabilitazione mirate al recupero di una classe di
movimenti funzionali con grande vantaggio per i pazienti parkinsoniani.
Nella figura in basso a sinistra il Cyber Grasp, l’esoscheletro che consente di trasmettere la resistenza fisica appropriata.
Claudia Bonfiglioli ha ottenuto il Ph.D presso l’Università
degli Studi di Bologna. Attualmente lavora presso il Dipartimento di Scienze della cognizione e della
formazione (Università degli Studi di Trento – Polo di Rovereto), dove si occupa di movimento nel morbo di
Parkinson e di attenzione visiva. |
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