Da Mesiano al MIT
Il prestigioso istituto americano premia
un dottorando in Ingegneria dei materiali
Intervista di Katia Ruaben a Matteo Benedetti
Matteo Benedetti, 28 anni, si è laureato
brillantemente
nel 2000 in Ingegneria dei materiali a Trento con una tesi svolta presso l’Università di
Monaco sul comportamento a fatica di ruote dentate e sta concludendo il terzo anno del dottorato
in Ingegneria dei materiali presso la Facoltà di Ingegneria di Trento.
A giugno ha ricevuto dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) il prestigioso riconoscimento
The young researcher fellowship award for exemplary research in computational
mechanics, premio rivolto ai giovani ricercatori, cioè con meno di 30 anni, che hanno compiuto studi di meccanica
computazionale dei solidi.
Dottor Benedetti, come si arriva a vincere un
premio del MIT?
Ho pubblicato, nell’articolo Behavior of small cracks emanating
from notches in Ti-6Al-4V, i risultati delle ricerche che ho svolto durante il primo anno di dottorato. Il mio lavoro ha riguardato la
simulazione del comportamento di fessure di fatica nelle leghe di titanio, concetti e studi rielaborati poi in collaborazione con
le Università di Pisa e di Amburgo, presso la quale ho trascorso un periodo di studio. Una specifica
commissione del MIT, in occasione del congresso Second MIT conference on computational solid
and fluid mechanics svoltosi a giugno a Boston, ha premiato il mio lavoro come ricerca esemplare in questo settore. Ho
avuto così anche un rimborso totale delle spese di partecipazione al congresso,
del viaggio, di vitto e alloggio. Essere a Boston, e al MIT, è stata una bellissima occasione per incontrare ricercatori da tutto il
mondo, per vivere in un ambiente vivace e stimolante e per conoscere anche le attività e le iniziative dell’Istituto.
Di che cosa si occupa attualmente?
Durante il secondo anno di dottorato mi sono specializzato nell’ambito
delle condizioni di innesco e propagazione di cricche di fatica in componenti realizzati in lega di titanio, che trova le maggiori
applicazioni in campo aerospaziale. Ho lavorato in collaborazione con l’Università di Amburgo, che è leader mondiale nello
studio del titanio visto anche il forte interesse di “Airbus”, uno dei più grandi costruttori aeronautici mondiali
che ha sede proprio in questa città.
Che ruolo ha avuto nella sua formazione, e nei suoi
successi di ricercatore, l’aver frequentato Ingegneria dei materiali a Trento?
Il corso di laurea in Ingegneria dei materiali è sicuramente un corso
innovativo. L’aspetto fondamentale, e che ho sfruttato appieno, è rappresentato dalla fitta
rete di relazioni internazionali che il corso, e la Facoltà, offrono. Grazie a queste opportunità
ho potuto svolgere la tesi all’estero nell’ambito del programma Socrates/Erasmus e
svolgere parte del lavoro di dottorato ad Amburgo. È fondamentale, infatti, poter
contare su di una fitta rete di contatti per approfondire e per confrontarsi su tematiche innovative di ricerca.
A destra sopra: Matteo Benedetti ;
a destra sotto: il gruppo di partecipanti al congresso
Second MIT conference on computational solid and fluid mechanics;
a sinistra sotto: immagine TEM della microstruttura della lega di titanio.
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