Universabili:
disabilità e diritti
Sinergia tra ateneo e Opera
per rendere l’università fruibile a tutti
intervista di Marinella Daidone a Fulvio Zuelli
Nei giorni 13, 14 e 15 marzo scorsi, l’Opera Universitaria e
l’Università di Trento hanno organizzato il convegno Universabili, tre giornate di lavoro,
monitoraggio e approfondimento su handicap e università.
Ne abbiamo parlato con il delegato del rettore per i problemi della disabilità, il professor Fulvio
Zuelli, che è nel contempo presidente dell’Opera Universitaria, l’ente per il diritto allo studio che
gestisce, tra l’alt o, il Servizio Disabilità a favore degli studenti dell’Università di Trento.
Professor Zuelli, ci può parlare del convegno Universabili ed in particolare del
significato e delle finalità di queste giornate?
Il convegno è stato organizzato quest’anno perché il 2003 è l’anno europeo
dedicato alle persone con disabilità. Queste giornate hanno visto il coinvolgimento, fra gli altri,
dei delegati dei rettori delle università italiane per i problemi della disabilità, che hanno avuto
modo di discutere insieme delle problematiche connesse e delle possibili soluzioni, e hanno inoltre
potuto verificare che esiste una certa omogeneità fra i vari atenei, in un momento in cui sta
crescendo la sensibilità su queste tematiche.
In particolare per quanto riguarda il significato di queste giornate, vorrei sottolineare che l’Opera
Universitaria si sta muovendo nella direzione di superare la fase di “assistenza” al portatore di
handicap e sta cominciando invece a porsi nella logica del “diritto di cittadinanza” per le persone
con disabilità. È una sfida e un impegno che l’Opera si assume nei confronti della comunità
studentesca: si tratta di garantire servizi ed in particolare strutture universitarie aperte e accessibili
a tutti, dove non ci siano elementi aggiuntivi ad esempio per persone con disabilità motorie, poiché
i locali e gli spazi devono essere realmente fruibili da tutti.
È chiaro che possiamo impegnarci a fare questo solo su edifici nuovi, su quelli vecchi si potranno
fare solo interventi correttivi.
Quali sono i principali servizi attivati a favore delle persone disabili dall’Opera
Universitaria e dall’ateneo trentino?
C’è, come ho già detto, una grande attenzione verso questi problemi. Il Servizio Disabilità dell’Opera
a appunto l’obiettivo di favorire l’autonomia degli studenti disabili durante il loro percorso
universitario, ed in questa direzione molte sono le attività svolte, tra cui l’accoglienza, il trasporto
personalizzato, l’accompagnamento e il sostegno alla didattica.
In particolare vorrei sottolineare che l’Opera ha messo in atto una politica di allestimento alloggi
in grado di ospitare portatori di handicap con disabilità motorie. Abbiamo anche - ed in questo
siamo tra i pochi in Italia - alcuni alloggi che consentono di ospitare lo studente disabile insieme
ad un accompagnatore, che spesso è un familiare.
Molto si è fatto anche per altri tipi di disabilità, come attrezzare, per adesso solo nella Facoltà di
Giurisprudenza, un’aula che consente il collegamento in videoconferenza con la residenza dello
studente, quando non possa raggiungere la sede universitaria. Ovviamente quest’ultimo è da considerare
un intervento eccezionale e non ordinario, anche perché crediamo che il nostro sforzo
non debba essere quello di portare la lezione nella casa dello studente, ma piuttosto quello di portare
la persona disabile nella sede universitaria dove, come ho detto prima, deve poter entrare e
seguire lezioni ed esercitazioni senza problemi. L’ateneo è attento anch’esso a queste problematiche,
anche se siamo tutti consapevoli che ci sono ancora tante difficoltà da superare per rendere
tutto (edifici, strade ecc.) “sbarrierato”; questo è un problema che purtroppo non
coinvolge solo le università, ma tutte le realtà pubbliche e private.
Ci sono elementi di criticità o problemi irrisolti in questo ambito? Ad
esempio le strutture delle Facoltà sono fruibili o permane il problema delle barriere architettoniche?
Nelle Facoltà vi sono ancora aspetti molto negativi per quanto riguarda le barriere architettoniche.
Infatti, nella struttura universitaria trentina ci sono edifici vecchi, costruiti e concepiti senza porsi il
problema dell’accesso per le persone disabili; intervenire su questi non è facile. La Facoltà di
Sociologia in questo senso è emblematica: è la stata la prima Facoltà a sorgere a Trento e rappresenta
un po’ il cuore del nostro ateneo, ma è quella che da questo punto di vista ha più problemi,
come chiunque la frequenti ben sa. Il problema delle barriere architettoniche c’è e quello
che a me spiace è che anche le facoltà nuove, purtroppo, sono spesso costruite con scarsa attenzione.
Mi riferisco alla mia Facoltà, Giurisprudenza, e lo dico con amarezza e con autocritica
poiché parlo di una struttura che è stata concepita quando io ero rettore. Non è
che a Giurisprudenza il disabile motorio non possa entrare, ma deve fare dei percorsi “immondi” (alternativi e
talvolta disagevoli) rispetto a quelli che fa un ragazzo che non abbia disabilità.
Al tempo stesso vorrei sottolineare i molti aspetti positivi e le cose che funzionano: tutte le nostre
facoltà sono in grado di intervenire davvero con grande efficienza, utilizzando le tecnologie oggi
disponibili, per rendere fruibile l’università a persone ipovedenti, non vedenti o non udenti. Su
questo c’è una grande attenzione ed insieme Opera ed ateneo sono in grado di fornire ottimi
servizi. Mi pare significativo il fatto che in pochi anni si sia più che quadruplicato il numero delle
persone portatrici di handicap che si sono iscritte all’Università di
Trento, o, quanto meno, che hanno denunciato all’Opera questi loro problemi
dandoci così la possibilità di intervenire. Questo è un dato positivo e una testimonianza che il servizio
funziona. Sono molti i ragazzi che vengono a Trento anche accompagnati dai genitori, nel
periodo di orientamento e nelle giornate “Porte aperte all’università”, proprio per vedere i servizi
che possiamo garantire, perché si sta diffondendo la voce che a Trento davvero “tutti” possono
studiare. Questo è uno slogan che abbiamo lanciato qualche anno fa e che
ritengo più che mai valido.
Quali sono i progetti di punta per il futuro?
Sul piano architettonico partirà presto, spero entro l’anno, il bando per la costruzione dello
studentato di San Bartolameo: lì abbiamo fatto uno sforzo di investimento in tecnologie per realizzare
una struttura davvero all’avanguardia per l’accoglienza di persone con disabilità, avvalendoci
di esperienza e consigli di altri atenei (Bologna) o di enti provinciali, dotati di particolare
professionalità e competenza (IRST, ITEA).
Questo progetto si inserisce nel cambiamento forte della strategia e della “filosofia” dell’Opera
Universitaria che dall’assistenza sta passando al riconoscimento di diritti, quello che ho chiamato
“il diritto di cittadinanza”.
Per finire c’è una piccola iniziativa che vorrei portare avanti sia come ateneo che come Opera:
lanciare una campagna che coinvolga gli organi istituzionali, gli studenti, i docenti, con l’aiuto dei
delegati delle Facoltà che offrono un preziosissimo contribuito alle attività che stiamo svolgendo,
perché vengano segnalate in tempi rapidi le piccole barriere architettoniche. I grandi problemi
sono noti e richiedono soluzioni complesse; talvolta non ci accorgiamo dei piccoli problemi che,
se segnalati, troveranno nel 2003, anno dedicato alla disabilità, adeguate e rapide soluzioni.
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