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  ricerca e formazione nell’UE  

"Donne e scienze"
Un progetto del Comune di Grenoble che ha visto la collaborazione anche del Comune e dell’Università di Trento
Intervista di Francesca Menna a Florence Bellagambi

Si è tenuto a Grenoble, in occasione della Giornata internazionale delle donne, l’8 e il 9 marzo scorsi, il convegno Construire d’autres savoirs avec les femmes (Costruire altri saperi con le donne), organizzato dal Comune di Grenoble all’interno del V ° Programma quadro per la ricerca scientifica e tecnologica dell’Unione Europea. L’evento è stato realizzato in collaborazione con il Comune e l’Università di Trento per l’Italia, l’Institut Català de la Dona di Barcellona per la Spagna, l’Università delle Scienze di Lisbona per il Portogallo, l’Alliance Université Entreprise di Grenoble, l’Università Pierre- Mendès France di Grenoble, l’Académie de Grenoble e l’Institut de formation des maîtres di Lione. Ne abbiamo parlato con la responsabile scientifica del progetto, Florence Bellagambi, che lavora presso il Comune di Grenoble, Direzione rapporti internazionali - università ricerca.

Com’è nata l’idea di realizzare questo progetto?
L’idea è nata dalla constatazione che le donne, anche se sono molte a frequentare l’università, tendono a uscire dalla vita universitaria prima di avere raggiunto una posizione rilevante. La domanda che ci si pone è quindi se all’uguaglianza dei diritti corrisponda effettivamente una parità che permetta alle donne di avere le stesse opportunità degli uomini di occupare posti di responsabilità nelle strutture decisionali.
In diversi studi è stato messo in evidenza che in Europa più il posto è elevato nella gerarchia più diminuisce la presenza femminile (5% dei professori universitari nei Paesi Bassi, 13% in Francia, 17% in Portogallo). Inoltre, da qualche anno a questa parte, i giovani stanno abbandonando le scienze cosiddette dure, ponendo un problema reale a livello di ricerca europea. Bisogna quindi incoraggiare anche le giovani a entrare e a fare carriera nelle discipline scientifiche e tecniche, permettendo loro di valorizzare le proprie competenze.

Quali erano gli obiettivi del convegno? Sono stati raggiunti?
Lo scopo di questo convegno era quello di allargare il dibattito, di invitare studenti e studentesse, ricercatori e ricercatrici, rappresentanti di atenei di aree geografiche diverse e associazioni a confrontarsi su un argomento di grande attualità che è quello del problema della parità e del ruolo delle donne all’interno della società in generale.
L’obiettivo è stato raggiunto: i relatori sono stati molto soddisfatti e hanno avuto modo di scambiare indirizzi e opinioni tra Paesi differenti, contribuendo in questo modo alla circolazione delle idee in Europa.

Quante persone hanno partecipato al convegno e da quali Paesi sono arrivate?
Ci sono state più di 300 persone ed erano rappresentati almeno 7 Paesi europei: Italia, Portogallo, Spagna, Finlandia, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Germania.

Quali sono stati i risultati?
Non c’è stata una vera e propria risposta al problema dell’apporto specifico delle donne alla costruzione del sapere. Alcune relatrici sostengono che non vi siano dei saperi specificamente femminili, altre invece sollevano la questione della maggiore attrazione che determinate aree del sapere esercitano nei confronti rispettivamente degli uomini o delle donne sia per il loro contenuto sia per il loro ruolo. Tutte sono comunque concordi nel dire che in Europa avere come ambito di ricerca il “genere” o il ruolo delle donne è mal visto e che per le ricercatrici l’attività di divulgazione scientifica o di informazione nei confronti delle ragazze non è riconosciuta nella loro carriera.
Quest’area di ricerca rappresenta, tuttavia, uno dei motivi dell’aumento delle donne nelle aree tecniche. In Italia esistono alcuni centri interdisciplinari che si occupano di genere. Chiara Saraceno, ad esempio, presente al convegno, è responsabile di un centro di ricerca a Torino. Alcune ricercatrici del CNR si sono inoltre occupate di questi temi da una ventina d’anni a questa parte a Bologna, Roma e, più recentemente, a Trento.

 

Nelle foto: in alto, la dottoressa Silvia Cella nel Laboratorio di luminescenza, dipartimento di Fisica dell'Università di Trento. Sotto, un momento del convegno di Grenoble.

- Intervista in lingua originale francese