È stato attivato quest’anno il corso di dottorato in informatica e telecomunicazioni. Ne parla nell’intervista Roberto Battiti, docente di informatica presso la Facoltà di Scienze e coordinatore della scuola di dottorato.
Quali sono le caratteristiche del corso di dottorato in Informatica e telecomunicazioni?
Il dottorato fornisce competenze ad ampio spettro nell’ambito dell’informatica e delle telecomunicazioni, dall’elettronica agli aspetti di alto livello, quali protocolli, software, servizi multimediali e telematici, interfaccia
uomo-macchina. Si tratta di un corso triennale con marcato carattere internazionale e attenzione al mondo delle aziende.
La preparazione fornita ai dottorandi è adeguata alle richieste del mondo aziendale?
Decisamente sì: l’obiettivo è formare persone ad alto valore aggiunto anche per le aziende, fornendo una formazione sia teorica che pratica, orientata alle applicazioni. Non solo, quindi, una scuola per riprodurre docenti universitari.
Il mondo aziendale sarà quindi direttamente coinvolto?
Sì, è coinvolto fin dall’inizio nella definizione di alcune attività della scuola di dottorato: in particolare esponenti del mondo aziendale potranno partecipare tenendo seminari o attraverso il tutorato di alcuni studenti. Prevediamo inoltre di attivare un club di sostenitori del dottorato, con la partecipazione delle aziende e di organizzazioni radicate sul territorio, anche al fine di contribuire a supportare finanziariamente la scuola e gli studenti. Questo genera un circolo virtuoso che ci stimola a tenere presenti le esigenze del mondo aziendale.
Sono previsti anche stage e internship?
Sono previsti stage e summer job, vale a dire periodi estivi che lo studente passa in azienda. Il dottorando, che ha già lavorato in un ambito di ricerca durante l’attività normale della scuola, ha quindi l’opportunità di conoscere in modo più diretto il mondo aziendale.
Quali sono dunque,secondo lei, le carte vincenti di questo dottorato?
L’orientamento verso le aziende, i servizi e gli aspetti legati al management. In particolare, in linea con quanto avviene nel resto del mondo, terremo seminari sulla gestione dei progetti, sull’innovazione nel contesto aziendale e sul lavoro di gruppo. Un ulteriore aspetto positivo è l’apertura internazionale, sia in termini di studenti stranieri iscritti sia in termini di contatti con università partner all’estero.
Quanti studenti stranieri avete quest’anno e da quali aree geografiche provengono?
Quest’anno abbiamo il 52% di studenti stranieri, provenienti dai paesi più vari: India, Bulgaria, Romania, Cina, Vietnam, Bielorussia, Libia, Australia.
Come avete fatto conoscere il dottorato all’estero?
Attraverso un’azione molto decisa di informazione, soprattutto usando canali personali e spendendo la reputazione internazionale ottenuta negli anni
precedenti dall’ateneo. Inoltre abbiamo lavorato su aspetti quali l’assistenza economica e i servizi di accoglienza locale: dalla burocrazia legata ai visti, ai permessi di soggiorno, alla ricerca di un alloggio. Abbiamo anche viaggiato in India, Bulgaria, Romania, assieme a rappresentanti dell’ITCIrst e della Provincia di Trento. Insomma, la partenza è stata buona, ma c’è ancora molta strada da fare e si richiede un impegno costante da parte di
tutti i colleghi e delle istituzioni.
Oltre a una buona conoscenza dell’inglese,
quali competenze devono possedere gli studenti per fare domanda di iscrizione al dottorato?
Il dottorato è aperto a tutti ma è naturale che, durante la selezione, siano favoriti i candidati con formazione in informatica e telecomunicazioni. Siamo comunque aperti verso background diversi, purché i candidati dimostrino di avere sufficienti competenze per realizzare un percorso di ricerca di qualità nelle discipline del dottorato.
Il corpo docente comprende nomi di spicco?
Sì, abbiamo alcuni docenti di fama internazionale che fanno parte del collegio dei docenti: Imrich Chlamtac, John Mylopoulos, Hannes Werthner. Penso comunque che l’onore (e l’onere!) maggiore per il successo dell’iniziativa spetti al corpo docente locale, caratterizzato da multidisciplinarietà e da un buon livello di esposizione internazionale.
Per aumentare il grado di internazionalizzazione stiamo inoltre definendo corsi avanzati con docenti visitatori stranieri, individuati nelle migliori università del mondo. Questa scelta mira sia a esporre gli studenti a esperienze di ricerca diverse sia a
creare o consolidare legami con altre istituzioni per impostare accordi di lungo periodo che prevedano scambi di docenti, di studenti e ricerche in comune. È nostra intenzione, infatti, far sì che tutti gli studenti trascorrano almeno tre mesi all’esterno dell’ateneo nel contesto di programmi di ricerca in comune.
Com’è il rapporto con il territorio? Sono coinvolti gli
enti locali?
Il rapporto è ottimo, anche per il supporto complessivo legato alle nuove iniziative nell’area dell’informatica. La Provincia Autonoma di Trento è inoltre coinvolta nell’ambito del progetto “Università a colori” che sostiene 8 borse di dottorato per studenti che arrivano da India e Bulgaria.
È inoltre strategico il rapporto con l’ITC-Irst: alcuni ricercatori dell’Irst fanno parte del collegio docenti della scuola di dottorato e partecipano alle attività di formazione e ricerca.
Qual è il prossimo obiettivo della scuola di dottorato?
Progettare un sistema di qualità ed ottenere una certificazione: a questo fine stiamo predisponendo il manuale della qualità, mettendo per iscritto i nostri processi di base per l’attività di formazione e di ricerca. L’entusiasmo iniziale è importante ma la scuola deve rapidamente procedere su binari consolidati.
Nelle
foto: in alto a destra, Roberto Battiti; a sinistra il laboratorio del
corso.
Una
scelta consapevole
Intervista di Francesca Menna a due studentesse del dottorato in Informatica e telecomunicazioni.