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   convegni   

La Corte Penale Internazionale e il crimine di aggressione
A Giurisprudenza studiosi ed esperti a confronto sul diritto internazionale

di Giuseppe Nesi
A due anni di distanza dal convegno internazionale sugli aspetti generali dello Statuto di Roma della Corte Penale Internazionale, la Facoltà di Giurisprudenza e il Dipartimento di Scienze Giuridiche, con il sostegno della Provincia Autonoma e della Regione Trentino-Alto Adige, hanno organizzato un nuovo incontro su uno degli aspetti più controversi dello Statuto: la giurisdizione della Corte in materia di aggressione.
Già nel corso dei negoziati che hanno condotto all’adozione dello Statuto nel 1998, le posizioni degli Stati partecipanti apparivano molto distanti sulla possibilità di attribuire giurisdizione alla Corte anche sul crimine di aggressione; d’altra parte, la definizione di "aggressione" è da decenni oggetto di infuocati dibattiti all’interno delle Nazioni Unite. In relazione alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale, le diversità di posizioni sono determinate fondamentalmente da ragioni di ordine politico strettamente legate ad argomenti di tipo giuridico.

 Le diverse posizioni possono così riassumersi: da un lato, si ritrovano soprattutto gli Stati facenti parte a titolo permanente del Consiglio di Sicurezza, i quali ritengono che - conformemente alla Carta dell’ONU - il solo Consiglio di Sicurezza debba mantenere la più ampia discrezionalità nel definire un atto come aggressione e adottare le conseguenti delibere; dall’altro, la grande maggioranza degli stati membri dell’ONU e sostenitori dell’istituzione della Corte Penale Internazionale, i quali ritengono invece che la Corte debba avere competenza anche per i casi di aggressione qualora essi dovessero concretizzarsi in crimini di diritto internazionale.
La posta in gioco è ovviamente altissima poiché dall’attribuire giurisdizione alla Corte in materia di aggressione dipende la sua reale possibilità di occuparsi di situazioni, assai gravi e abbastanza diffuse, che potrebbero essere facilmente strumentalizzate da chiunque abbia interesse a sostenere l’esistenza di atti di aggressione, anche al fine di giustificare l’uso della forza armata, vietata dal diritto internazionale generale tranne che, appunto, nel caso di risposta ad un previo attacco armato.
Il compromesso trovato dalla Conferenza di Roma (art. 5 dello Statuto) è consistito, com’è noto, nell’includere nella giurisdizione della Corte gli atti di aggressione, rinviandone tuttavia la definizione ad ulteriori negoziati da tenersi nel quadro di una Commissione preparatoria e che sono effettivamente iniziati a New York alla fine del 1998. Nonostante gli sforzi di molti stati interessati al funzionamento della Corte anche in merito al suddetto crimine, non si è ancora pervenuti alla definizione di aggressione ai fini dello Statuto ed i negoziati sono ancora in corso.
Prendendo spunto da ciò, il convegno di Trento ha raccolto alcuni illustri docenti e molti dei diplomatici protagonisti del processo negoziale per comprendere qual è lo "stato dell’arte" e quali sono le prospettive per la giurisdizione della Corte sul crimine di aggressione in vista dell’entrata in vigore dello Statuto che avverrà al deposito del sessantesimo strumento di ratifica (ad oggi, 36 stati hanno depositato la propria ratifica ed è quasi certo che entro il 2002 si possa pervenire alla creazione della Corte).
Fin dalle prime battute del convegno, articolatosi in tre giorni di lavoro, le diverse posizioni sono emerse con grande chiarezza. È impossibile riassumere in maniera soddisfacente il contenuto dei numerosi e qualificati interventi, i cui testi sono peraltro reperibili via Internet nel sito del Dipartimento di Scienze Giuridiche. Può tuttavia registrarsi una generale disponibilità a tentare di trovare, sulla base anche delle numerose proposte presentate ufficialmente da diverse delegazioni nella Commissione preparatoria, un punto d’incontro che, garantendo la giurisdizione della Corte anche sul crimine di aggressione, non alteri le competenze del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Gli studiosi ed i diplomatici intervenuti non hanno nascosto una certa soddisfazione nel constatare come un convegno nato con intenti prettamente scientifici abbia offerto la possibilità di approfondire un delicato negoziato che ha ovviamente la sua sede naturale altrove. Dal canto loro, gli studenti intervenuti hanno avuto modo di confrontarsi con una realtà, quella delle assisi diplomatiche internazionali, che troppo spesso viene descritta in termini troppo retorici. L’Università e la città di Trento, infine, hanno dimostrato ancora una volta di potere brillantemente ospitare un negoziato internazionale informale e discreto (e solo il tempo dirà se sarà stato anche proficuo) su alcuni degli aspetti più delicati della vita di relazione internazionale degli ultimi decenni. Il che costituisce senz’altro un buon viatico anche per l’ormai imminente avvio del Corso di Studi Internazionali nella nostra Università.

 

Nelle foto: Makovc (a nord di Pristina), le forze di pace NATO estraggono da una fossa comune i corpi di alcune vittime della guerra in Kosovo;
sopra, da sinistra: i relatori del convegno Mauro Politi, Giovanni Conso, Umberto Leanza, Enzo Perlot, Giorgio Gaia.