no28

   convegni   
Bruno Maderna
e le origini
della Neue Musik


di Rossana Dalmonte

La foto scelta per il poster che doveva attirare l'attenzione sul convegno Bruno Maderna e le origini della Neue Musik ritrae Maderna insieme a Nono (da destra a sinistra) affacciati ad una finestra del Kranichsteiner Musikinstitut di Darmstadt nell'estate del 1952. Fuori dalla finestra sorridono ai due giovani compositori italiani, a sinistra, Wolfgang Steinecke, il direttore e idea-tore dei Ferienkurse di Darmstadt, famosa fucina della Neue Musik, e Eduard Fortner, musicologo esperto di musica contemporanea italiana.
È un momento di relax nell'intensa attività dei corsi estivi che videro Maderna nella veste di compositore, direttore di orchestre e di gruppi strumentali e come docente di analisi e composizione nei Kompositionsstudios, i gruppi di studio nei quali venivano analizzate, discusse ed eseguite opere degli stessi partecipanti, sia docenti che discenti. Un altro ruolo di grande importanza ricoperto da Maderna a Darmstadt consistette nel segnalare a Steinecke giovani compositori italiani da presentare nei concerti del ciclo "Musica della giovane generazione": non solo i suoi allievi diretti, come Renzo Dall'Oglio, non solo i suoi amici Valentino Bucchi, Aldo Clementi, Nicolò Castiglioni, Giacomo Manzoni e - primo fra tutti - Luigi Nono, ma anche strumentisti come il pianista Pietro Scarpini, e il mitico flautista Severino Gazzelloni. Fra i protagonisti di queste intense giornate estive s'intreccia lungo il resto dell'anno una fitta corrispondenza dalla quale emerge un quadro vivo, non ancora "istituzionalizzato" nei manuali di storia della musica, di un'intensa attività artistica e di ricerca. L'obiettivo del convegno è stato proprio questo: indagare nella fucina dell'avanguardia europea del dopoguerra e mettere in luce l'apporto dei giovani compositori italiani (e specialmente di Bruno Maderna) al movimento di revisione critica del passato e di proposta attiva di nuovi modi d'espressione nel campo della musica strumentale ed anche teatrale. Si è cercato di cogliere da distanza ravvicinata il clima fervido di quegli anni, di documentare le iniziative e le idee nelle quali la generazione dei compositori nati negli anni Venti e Trenta ha creduto con fede profonda e impegnata a difendere e diffondere "la nostra musica", la "Nuova Musica".
Nel corso del convegno, Maderna è stato ricordato attraverso analisi delle sue prime opere di dimensione europea: la Fantasia e fuga per due pianoforti sul nome BACH, Quartetto, Divertimento per flauto e pianoforte (eseguite durante il concerto-omaggio della sera), le Liriche Greche (analizzate da Luca Conti), Musica su due dimensioni (illustrata da Giovanni De Mezzo), Composizione n.2 (ora in edizione critica a cura di Susanna Pasticci), Studi per il `Processo' di Franz Kafka (relazione di apertura di Rossana Dalmonte), Vier Briefe. Kranichsteiner Kammerkantate (di Nicola Verzina). Altre relazioni hanno idealmente confrontato il percorso creativo fatto da Maderna fra la fine degli anni Quaranta e l'inizio degli anni Cinquanta con le esperienze coeve di Luigi Nono (illustrate nelle relazioni di Erika Schaller e di Veniero Rizzardi) e di Camillo Togni (relazione di Alessandra Morresi), mentre altri relatori hanno tracciato un quadro della cultura musicale dell'epoca, discutendo i programmi della RAI nel campo della musica contemporanea (Roberto Giuliani), la particolare natura del neo-classicismo italiano (Gianfranco Vinay) e la graduale penetrazione in Italia delle idee innovative nel campo della composizione (Mario Baroni). Il concetto strutturalistico del materiale, lungi dall'essere sentito come astratto gioco combinatorio - come da molte parti si disse e si continua a sostenere considerandolo come polluzione inevitabile di malattia infantile - in realtà veniva vissuto con grande concretezza, come una palestra, una disciplina di rigore e di coerenza (relazioni di Carlo Benzi e di Marco Russo). Ma se questa era diventata una sorta di regola comune per i giovani leoni della vecchia Europa, se il francese Pierre Boulez e il tedesco Karlheinz Stockhausen potevano sullo stesso piano dialogare con Luciano Berio, Luigi Nono e Bruno Maderna, è altrettanto vero che ciascuno di essi interpretò la comune visione della nuova musica in maniera personale, una maniera non dimentica della tradizione da cui ognuno di essi proveniva. Maderna fu fra i primi italiani a percorrere la via di Darmstadt e a lasciarvi una traccia la cui entità e la cui identità è già stata da più parti riconosciuta, ma che i lavori del recente convegno contribuiscono a mettere in nuova luce.
Rossana Dalmonte
Il convegno è frutto di una collaborazione fra il Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche dell'Università di Trento e il Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna e s'iscrive in un progetto, finanziato dal MURST, che vede impegnato, insieme alle due istituzioni appena nominate, il Dipartimento di Scienze Storiche e Documentarie dell'Università di Udine. Docenti, ricercatori e dottorandi delle tre istituzioni stanno da alcuni anni lavorando per approntare l'edizione critica delle opere di Bruno Maderna e per preparare il restauro filologico dei supporti audio che ci tramandano le sue composizioni nella realizzazione autentica registrata sotto la direzione del compositore stesso. La casa editrice Suvini e Zerboni di Milano ha assunto il progetto sotto il suo patrocinio tramite una convenzione che ha già portato alla pubblicazione di 6 partiture; per i tipi della stessa editrice usciranno, entro il 2001, gli atti del recente convegno.