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  convegni  
Lutero e i linguaggi dell'Occidente
Modi diversi di vivere l'esperienza religiosa e il dialogo tra differenti culture

di Giuseppe Beschin

Si è tenuto a Trento il convegno dal titolo "Lutero e i linguaggi dell'Occidente". L'iniziativa aveva come fine quello di mostrare l'importanza di Lutero dal punto di vista culturale. Il Riformatore ha infatti inciso, con il suo pensiero e con la sua attività, in maniera determinante sulla teologia, la filosofia, la lingua tedesca, la letteratura, la musica, l'iconografia e la politica. Il titolo del convegno parlava di linguaggi, perché non c'è pensiero e comportamento dell'uomo che non sia linguaggio o sia senza linguaggio. Dunque, parlando del rapporto tra Lutero e i linguaggi dell'Occidente si è voluto mettere in luce come l'influenza di Lutero riguardi tutti gli aspetti della cultura e del comportamento umano.
Ma perché un convegno su Lutero a Trento e nel 2000? È noto a tutti che i rapporti tra coloro che hanno accolto il punto di vista di Lutero e quelli che si sono schierati dalla parte di Roma si sono ben presto inaspriti dando luogo a incomprensioni ed a pregiudizi sempre più profondi, che hanno portato ad una rottura dell'unità della Chiesa, ma anche ad una frattura di carattere culturale, proprio per l'influenza che Lutero ha esercitato anche su questo piano. Fratture che hanno dato origine a dissidi politici ed a guerre, come la storia ci ricorda.
Ma la nostra epoca avverte quanto sia importante l'unità a tutti i livelli; senza unità l'umanità corre il rischio di autodistruggersi. Il Papa da parte sua ha avvertito fortemente questa esigenza di unità ed ha cercato di concretizzarla proclamando il Giubileo, che significa riconciliazione. Si tratta di una riconciliazione non solo religiosa. Se così fosse si tratterebbe di una riconciliazione avulsa dalla vita. I gesti più significativi che il Papa ha compiuto in questo Giubileo sono gesti che cercano di unificare a tutti i livelli e in tutte le dimensioni della vita: culturale, religioso, del lavoro, politico.
Non c'è unità senza reciproca conoscenza, senza una conoscenza priva di pregiudizi. A questa conoscenza può dare un piccolo contributo anche un convegno come il nostro, che ha suscitato un dialogo approfondito e sereno. Cogliere nel loro significato più autentico il pensiero, l'azione, i comportamenti del grande Riformatore non può che essere ponte di unità a tutti i livelli, vista la ricchezza poliedrica della sua personalità e del suo impulso. Del resto, cercare un'unità politica, come quella che sta realizzando l'Europa, senza cercare le radici dell'unità culturale, senza lo sforzo di dialogo a livello religioso, non può che portare ad un'intesa difficile e sempre fragile.
Ma perché a Trento. Oggi, riferendosi al desiderio di unità così universalmente sentito si parla spesso di ponti che uniscono, come di pensatori, di politici che sono "facitori di ponti". Ebbene Trento, per la sua posizione geografica, per la sua storia, per la sua cultura è una città ponte tra l'Italia, che rappresenta la cultura latina ed i paesi di cultura germanica. Sembra dunque che essa sia particolarmente adatta a questo dialogo tra modi diversi di vivere l'esperienza religiosa ad un dialogo tra culture diverse, ma complementari.
Non si deve poi dimenticare che a Trento ha avuto luogo il Concilio; la città di Trento era stata scelta, appunto per i motivi già accennati, "per facilitare l'incontro, per poter fare da ponte, per offrire l'abbraccio della conciliazione e dell'amicizia", come disse Paolo VI nel suo Mandato alla Chiesa tridentina nel 1964.
Ora, in un periodo in cui come non mai si tenta l'unità, la città di Trento sembra avere il compito particolare "non di costituire un confine, ma aprire una porta, non chiudere un dialogo, ma tenerlo aperto; non rinfacciare errori, ma ricercare virtù " (Paolo VI).
Il convegno ha voluto dare un piccolo contributo in questo senso. Questo, tenendo anche presente la "dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione", sottoscritta il 31 ottobre 1999 dalla Federazione luterana mondiale e dalla Chiesa Cattolica. Essa precisa che l'uomo non si può realizzare senza la grazia di Dio, ma la grazia non può operare senza il libero consenso dell'uomo. Non si tratta di disquisizioni teologiche, che lasciano il tempo che trovano, ma di un problema che riguarda il senso della vita umana, il destino di ogni uomo e spinge a interrogarsi sul rapporto tra l'uomo e Dio, sul senso del peccato, sul valore della grazia, sul mistero del male. Questa dichiarazione congiunta è dunque una tappa essenziale nel cammino del dialogo e della reciproca comprensione ad ogni livello. In passato ci sono state infatti discussioni senza fine tra le due chiese sul contributo dell'uomo per la salvezza, sul valore delle opere compiute dall'uomo, come ci sono state risposte e ripetute condanne. Ora, con questa dichiarazione congiunta, queste condanne sono superate. Grazie a questo passaggio si opera finalmente un incontro di valore incalcolabile. Il convegno ha dato un contributo per camminare in questa direzione.
A testimonianza di quale importanza rivesta questo momento storico e quale ruolo possa giocare Trento in questa prospettiva di dialogo e d'incontro, sta il favore con cui importanti pensatori e studiosi di fama internazionale hanno accolto la proposta di questo convegno. Tutti coloro che hanno tenuto le relazioni sono, dal punto di vista scientifico e culturale di altissimo livello. Non vorremmo fare nomi, per non fare torto a nessuno, ma per ricordare soltanto i più conosciuti, segnaliamo che al convegno hanno portato il loro contributo sia il filosofo Paul Ricoeur, sia gli studiosi Heiko Augustinus Oberman e Boris Ulianich.


Nelle foto: Martin Lutero (riproduzione da " I maestri del colore" Cranach - Fratelli Fabbri Editori); la Bibbia di Lutero in tedesco.