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Adorno
a trent'anni
dalla morte |
di Enzo Rutigliano
Trent'anni fa, nell'agosto del 1969 moriva
Theodor Wiesengrund Adorno. Con un amico, partimmo
facendo l'autostop, per vedere Adorno nella camera ardente
allestita nella sede dell'Istituto per la ricerca sociale di Francoforte.
Il mitico Istituto per la ricerca sociale. Si trattava, almeno per me, di un
debito di riconoscenza per gli scritti di un uomo che mi aveva messo in grado
di capire il mondo in cui vivevamo fornendomene la chiave (un suo
bellissimo libro si chiama Stichworte - Parole
chiave). E mettendomi in grado inoltre di capire me stesso (e il mio
posto nel mondo), portando al concetto la mia naturale e giovanile
opposizione a quel mondo e questo non solo per quel che riguarda me, ma un'intera
generazione.
È per questo che l'essenza dei Minima
Moralia si era trasformata nei Maxima
Muralia dei movimenti studenteschi europei.
Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta non c'era
sociologo degno di questo nome o filosofo o intellettuale che non facesse
riferimento alle opere di Adorno, Horkheimer, Marcuse, Benjamin, le
punte dell'iceberg dell'"Istituto" che
comprendeva molti altri autori, i risultati del cui lavoro, dai
dioscuri Horkheimer e Adorno venivano cristallizzati in splendide opere:
La dialettica dell'Illuminismo, Minima Moralia, L'eclissi
della ragione, Dialettica Negativa. (1)
Chi voglia capire il secolo che sta per morire non
può fare a meno di queste opere - Minima
Moralia soprattutto - talismano per chi deve
attraversare il deserto che la vita quotidiana che ci
è data in sorte è diventata. Poi,
improvvisamente, così come era esploso,
l'interesse per questi autori si dissolse nel giro di pochissimi anni. Resistette
per qualche anno ancora Benjamin e poi, alla fine degli anni Settanta, alla
metà degli anni Ottanta al massimo, cadde anch'egli nel dimenticatoio: il
progetto editoriale di pubblicazione delle sue opere complete si arrestò.
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8 ottobre 1966
Corrispondenza fra Adorno e Sohn-Rethel |
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Non credo si sia trattato - almeno per Adorno, Horkheimer, Marcuse -
semplicemente del noto fenomeno delle mode culturali, o almeno non solo.
Credo che la ragione principale risiedette nel carattere "storicamente
determinato" delle loro analisi. Per i tre autori, almeno, esse risiedevano, o
almeno presupponevano, il concetto di affluent
society di società affluente, ricca, in cui il lavoro necessario era
sempre meno necessario, le macchine avevano - almeno potenzialmente -
liberato l'uomo dalla schiavitù del lavoro e, se questo persisteva comunque,
era perché tutto ciò serviva al dominio
per perpetuare se stesso.
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Dall'alto: Marcuse, Adorno, Adorno con Horkheimer |
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Adorno e Horkheimer erano più cauti in questo di Marcuse e, tuttavia,
tutto il loro impianto teorico risiede ugualmente su una base
economica e sociale, su una struttura, ricca, opulenta, ottenuta al prezzo della
distruzione di qualsiasi autonomia del soggetto. Da qui il loro interesse per
lo strumento principale dell'obnubilamento dell'individuo nella società
a capitalismo maturo: l'industria culturale.
Di lì a poco la crisi economica che investì l'occidente tolse il
terreno sotto i piedi a questo genere di analisi: tornò lo spettro della
disoccupazione e cadde ugualmente l'analisi dell'integrazione della classe
operaia dell'occidente corrotta dal benessere.
Le analisi e le previsioni di Marcuse si rivelarono inutilizzabili.
Fecero la loro comparsa o ricomparsa autori - al loro posto - che sul mondo
e sull'uomo non avevano mai nutrito grandi speranze e fiducia, che
vedevano la realtà sociale pressoché
immutabile, lotta di tutti contro tutti, in cui
prevale la volontà di potenza. Che cosa rimane allora di quelle analisi, di
quei libri intelligenti la cui lettura, specie in Adorno e Benjamin, procura un
piacere dell'intelligenza che si prova, in genere, solo leggendo i classici?
È difficile dirlo oggi e, tuttavia, credo che chi vuole ancora tentare
di capire che cosa è accaduto all'uomo, all'individuo, in questo secolo,
debba leggere i Minima Moralia che recano come sottotitolo
Meditazioni sulla vita offesa.
[(1) Tutti i libri citati sono stati pubblicati dalla casa Editrice Einaudi. NdA]
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