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  convegni  
Esperti mondiali di diritto internazionale si incontrano a Trento
Una tappa importante verso l'istituzione della Corte penale internazionale
di Giuseppe Nesi

Il convegno Lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale: una sfida all'impunità, organizzato dal 13 al 15 maggio dal Dipartimento di Scienze Giuridiche e dalla Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Trento, ha preso spunto dall'approvazione dello Statuto di Roma, avvenuta nello scorso mese di luglio. Per la prima volta nella storia la decisione di creare una Corte penale internazionale permanente e competente a giudicare dei più efferati crimini internazionali è stata presa dalla stragrande maggioranza degli Stati facenti parte della Comunità internazionale, e non dai vincitori di un conflitto (Tribunali di Norimberga e di Tokyo) o dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (Tribunali per l'ex-Iugoslavia e per il Ruanda). Su tale risultato di eccezionale portata e che appariva irraggiungibile fino a pochi anni fa, si sono concentrati gli studiosi e i diplomatici protagonisti dei negoziati che hanno portato all'approvazione dello Statuto di Roma, molti dei quali sono attualmente impegnati in ulteriori negoziati volti a completare lo Statuto. La qualità dei relatori, il momento storico nel quale il convegno si è svolto e l'atmosfera creatasi nel corso del dibattito hanno reso l'incontro di Trento una tappa importante verso l'istituzione della Corte penale internazionale.
Pur dimostrando una certa soddisfazione per l'approvazione dello Statuto e in particolare per il contributo dato allo sviluppo del diritto internazionale umanitario (soprattutto sancendo l'applicabilità dello Statuto anche al di fuori dei conflitti armati, ma anche affermando, sistematizzando e facendo emergere alcuni principi fondamentali di diritto bellico), i relatori non si sono nascosti i punti oscuri e ambigui del negoziato. Non ci soffermiamo sulle singole disposizioni che hanno formato oggetto di critica. Riteniamo invece importante ricordare che il convegno di Trento, oltre a favorire un'approfondita riflessione sul contenuto dello Statuto e sulle prospettive di funzionamento della Corte, ha "partorito" un'idea che, se messa in pratica, potrebbe da un lato permettere l'entrata in vigore dello Statuto e dunque la creazione della Corte in tempi brevi; dall'altro, "consacrare" alla storia il convegno di Trento.
Riprendendo la severa sollecitazione agli Stati a ratificare al più presto lo Statuto - sollecitazione lanciata in apertura di convegno dal Presidente della Conferenza di Roma, Giovanni Conso - Francesco Paolo Fulci, rappresentante permanente d'Italia alle Nazioni Unite, ha invitato a creare al più presto il "T 82". Di che cosa si tratta? Lo Statuto di Roma è stato adottato con il voto favorevole di 120 Stati sui 160 che hanno partecipato alla Conferenza di Roma. Benché 82 Stati abbiano già firmato lo Statuto, soltanto tre lo hanno ratificato, hanno cioè manifestato sul piano internazionale la volontà di ritenersi vincolati da questo Trattato.
Giovanni Conso
 
Com'è noto, lo Statuto di Roma entrerà in vigore al deposito del sessantesimo strumento di ratifica. Le ragioni dei ritardi sono da ricercare nella complessità della materia disciplinata dallo Statuto e nella farraginosità delle procedure di ratifica, nonché, in determinate circostanze, nelle pressioni esercitate da alcuni importanti Stati "nemici" dell'istituzione della Corte (come denunciato dallo stesso Conso). Proprio per superare le difficoltà di ratifica, l'Ambasciatore Fulci si è fatto promotore di un'azione, dallo stesso denominata "T 82" (Trento 82) che, partendo da Trento, mira a realizzare "un'alleanza di ferro" fra gli 82 Stati (like-minded) che hanno firmato lo Statuto e le organizzazioni non governative (ONG), le quali tanto si sono battute e si battono per l'istituzione della Corte. Stati like-minded e ONG dovrebbero, all'interno di ciascuno degli 82 Parlamenti degli Stati firmatari, creare una rete di attività e d'informazione volta ad accelerare le procedure di autorizzazione alla ratifica da parte dei Parlamenti nazionali e, dunque, l'entrata in vigore dello Statuto.
Il marchio della
Corte penale
internazionale
 
In particolare, uno o più parlamentari degli Stati firmatari dovrebbero farsi carico di superare le suddette difficoltà e di comunicare a cadenza regolare a un focal point, curato dalle ONG e situato a New York, i risultati dei loro sforzi e le eventuali manovre ostruzionistiche poste in essere dagli Stati "critici" dello Statuto (la circostanza che tutti vengano a conoscenza di siffatte manovre avrebbe ovviamente l'immediato effetto di scoraggiarle).
L'idea di creare "T 82" potrebbe a prima vista apparire di difficile realizzazione o frutto di un eccessivo ottimismo. Ma anche il negoziato sull'istituzione della Corte, riavviato in sede ONU soltanto nel 1993, sembrava non dovesse produrre alcun risultato mentre oggi lo Statuto è - grazie proprio, fra l'altro, all'attività delle ONG - una realtà avente fra i suoi tanti meriti quello di creare un sistema che, se entrerà in funzione, avrà lo scopo di prevenire la commissione dei più gravi crimini internazionali e di punire coloro che se ne rendano responsabili. Se la Corte verrà istituita, come auspicato, per la fine del 2000, anche Trento e la sua Università avranno dato un contributo alla creazione di questo nuovo strumento di giustizia internazionale.