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  l'intervista  

Protagonisti del cambiamento
Il rettore Massimo Egidi spiega la funzione di unitn nel contesto delle profonde trasformazioni del sistema universitario

Il cambiamento si governa, non si subisce. Unitn vuole essere uno spazio di discussione per informare, per illustrare le novità, per partecipare alle trasformazioni, per proporre soluzioni, per contestare scelte. L'ateneo trentino avverte dunque l'esigenza di comunicare all'interno (docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti) e all'esterno (società civile, intellettuali, forze economiche e politiche) i processi evolutivi che stanno profondamente mutando l'intero sistema universitario italiano.
È il rettore Massimo Egidi che spiega i motivi alla base della nascita del periodico. In questa intervista il maggiore responsabile dell'ateneo delinea uno scenario futuro stimolante e nel contempo rischioso, invita tutti indistintamente a partecipare alla trasformazione, sollecita l'avvio di un ineludibile e costruttivo dibattito.

Qual è l'attuale realtà universitaria?

Due sono le principali direttrici del cambiamento. Dopo anni di assoluto centralismo (con qualche elemento positivo, ma molti aspetti negativi), il ministero sta attribuendo ai singoli atenei italiani una notevole autonomia finanziaria, didattica e organizzativa. In secondo luogo dobbiamo fare i conti con l'apertura all'Europa.
Le due novità porteranno a un indubbio aumento della competizione fra le diverse sedi accademiche che dovranno pertanto attrezzarsi per offrire agli studenti e ai docenti migliori servizi, migliori opportunità di ricerca e una formazione di qualità. Non secondario sarà inoltre il problema del reperimento delle fonti di finanziamento, finora assicurate dal ministero, ma che d'ora in poi andranno sempre più ricercate all'esterno da enti pubblici e privati. Sarà indispensabile rispondere a standard di qualità basati su parametri europei e non solo italiani.

Quale direzione bisognerà prendere?

Quella della modernizzazione. Dobbiamo adeguare l'università ai compiti nuovi che le sono imposti dall'evoluzione sociale e culturale, mantenendo nello stesso tempo saldi i principi fondamentali su cui la comunità scientifica è fondata: libertà e autonomia della ricerca. Un compito molto difficile e delicato che non si risolve facendo i Gattopardi e limitandosi a subire passivamente le trasformazioni in corso. Mi sembra dunque una strada obbligata quella di diventare protagonisti attivi del cambiamento, prendiamo in mano la situazione e impariamo a gestirla nel modo migliore. È una scelta che va fatta tutti assieme perché ormai non sarà più possibile ritagliarsi la rassicurante nicchia entro la quale sopravvivere individualmente.
Siamo dunque giunti al bivio: l'Università di Trento deve decidere se diventare piccola sede emarginata di periferia oppure se vuole costruire un futuro di qualità. Personalmente credo che non vi sia alcun dubbio.

Quale funzione avrà il periodico all'interno del quadro tratteggiato?

Premetto che non tutte le proposte innovative sono interessanti; alcune sono infatti palesemente velleitarie, altre controproducenti. Proprio per questo siamo obbligati a conoscere, a discutere, a parlare, a far emergere problemi, a delineare soluzioni.
Unitn vuole essere uno spazio dove tutti possano dialogare per capire, per essere consapevoli e protagonisti dei mutamenti. Già in questo numero viene ospitato l'intervento di uno studente; deve essere solo il primo di una serie di articoli proposti da docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti. Il confronto vivrà solo se arriveranno contributi da parte di tutti.
Spero che l'invito alla partecipazione sia colto in senso ampio, senza preclusioni, senza pregiudizi. Per avere sollecitazioni e stimoli in tutte le direzioni, è fondamentale che il dibattito sia pubblico. Solo in questo modo potremo poi scegliere e condividere le migliori politiche per affrontare i cambiamenti che stanno coinvolgendo l'Università di Trento.

Vi sono interlocutori privilegiati?

Non escludiamo nessuno. I nostri interlocutori saranno all'interno e all'esterno dell'ateneo. I docenti e il personale tecnico e amministrativo devono essere coinvolti nelle scelte programmatiche di base e anche nel reperimento dei fondi. Per anni noi professori ci siamo preoccupati solo di fare bene la didattica e la ricerca senza interessarci del contesto.
D'ora in poi la scarsità di risorse ci spingerà a cercare maggiori interazioni con la società e con l'economia. Occorrerà risolvere il difficile problema dell'equilibrio tra la ricerca fondamentale, libera da ogni condizionamento, e la ricerca applicata, legata allo sviluppo economico, al progresso delle tecnologie e alla crescita dei servizi e del territorio. Da un lato dovremo evitare il pericolo di ridimensionare i progetti di lungo periodo e di vasto respiro, i cui ritorni sono sempre incerti, ma d'altro canto dovremo prestare maggiore attenzione alle ricerche e alle attività formative che hanno una ricaduta culturale sul territorio. E ciò sarà un importante passo in avanti nella direzione di un rapporto più articolato e vitale tra l'università e la comunità che la circonda. Le scelte dei prossimi mesi avranno ripercussioni sulla realtà esterna. Vogliamo perciò interlocutori stimolanti, credibili e critici.
Perché finora l'ateneo trentino ha attribuito scarso significato alla necessità dell'informazione e della comunicazione?
L'esigenza non era avvertita perchè l'intero sistema accademico italiano è rimasto per molti anni ancorato al solco della tradizione, senza essere in grado di adattarsi alle nuove esigenze, ha mantenuto i tratti della staticità, della ripetitività e della passività.
Oggi è cambiato il contesto e dobbiamo attrezzarci per i nuovi scenari.

Quali caratteristiche avrà il periodico?

Unitn vuole essere un foglio semplice, chiaro, non convenzionale e non istituzionale. Abbiamo pertanto scelto un'impaginazione agile e in grado di garantire la massima leggibilità a costi contenuti. Per favorire la discussione vi sarà anche un formato elettronico reperibile nelle pagine web dell'università. Si tratta di uno strumento di lavoro, non di una rivista da collezionare.
Un documento, non un monumento.