Javier Cercas e la scrittura, di Daniele Crivellari

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All’interno della produzione narrativa di Javier Cercas, Soldados de Salamina e Anatomía de un instante muovono da fatti storici che in maggiore o minor misura rappresentano ancora oggi temi sensibili della storia spagnola del '900: da un lato la guerra civile (o un episodio contestualizzato all'interno della guerra civile), dall'altro il difficile periodo della Transizione (o un episodio contestualizzato all'interno della Transizione). Non stupisce dunque che in essi sia centrale il problema del ricordo, della ricostruzione dei fatti, del rapporto con la Storia. Cercas si trova (e il lettore con lui) a fare i conti con una costante tensione tra storia e memoria, tra realtà e finzione: non a caso in Soldados de Salamina si menziona a più riprese una definizione che potrebbe sembrare ossimorica, quella di “racconto reale”, ossimorica appunto nella misura in cui spesso nel libro si sottolinea come ogni racconto sia per sua stessa natura fallace. In Anatomía de un instante risulta altrettanto centrale la questione della ricostruzione della storia, della realtà e di quanto è realmente accaduto. Il libro ripercorre le ore della preparazione e della messa in atto del tentato golpe di stato del 23 febbraio 1981, tracciando però un intenso profilo dei retroscena che portarono a questo atto estremo: l'“istante” del titolo non è che il punto di convergenza di molte storie individuali (oltre a Tejero, Milans del Bosch, Armada, il re Juan Carlos, ecc.), traiettorie politiche, carriere militari, ed è, in definitiva, il punto di convergenza di tutta la storia spagnola dal '75. 

Oltre ai due libri che senza dubbio hanno avuto maggiore eco in Italia, Cercas va però ricordato come autore di romanzi anche prima di Soldados de Salamina: si pensi ad esempio a El móvil (Il movente, tradotto in italiano nel 2004), a El inquilino (Il nuovo inquilino, nel 2011) o El vientre de la ballena (La donna del ritratto nel 2008). Due dati appaiono estremamente interessanti a questo riguardo: il primo è che, da un lato, la ricezione di Cercas in Italia sia avvenuta in modo almeno in parte inverso rispetto a quanto non sia accaduto in terra spagnola: è stato infatti il successo di Soldados de Salamina a favorire la traduzione dei romanzi precedenti. È inevitabile dunque che questi testi siano stati letti tenendo a mente quella che, nei fatti, è la produzione narrativa posteriore dell’autore. Il secondo dato, strettamente derivante dal primo, è che i primi romanzi di Cercas sono interessanti nella misura in cui contengono in nuce e, per certi versi, anticipano alcuni aspetti che saranno poi centrali nei due libri più noti.

Nelle prime pagine de El móvil, ad esempio, si trova un’analisi lucida e molto approfondita del ruolo del romanzo e della scrittura. Il protagonista, Álvaro, che è uno scrittore, si interroga anzitutto sulla possibilità e sull'opportunità del romanzo oggi, arrivando a stabilire che esso è lo strumento più adeguato per esprimere la modernità, giacché “nessun altro strumento [è] in grado di cogliere con maggior precisione e ricchezza di sfumature la prolissa complessità del reale” (p. 16). Álvaro concepisce un romanzo i cui protagonisti sono i suoi vicini di casa, che egli manovra sottilmente affinché essi, ignari, divengano in prima persona attanti dell'intreccio narrativo stabilito da Álvaro stesso. Ecco dunque che, in un costante gioco metaletterario e autoreferenziale, realtà e finzione entrano in contatto e si confondono. Il romanzo riflette sulla scrittura e sulla possibilità che questa offre di “costruire un duplicato fittizio della realtà” (p. 41), come afferma lo stesso narratore.

In El inquilino, d’altra parte (definita in un’intervista dallo stesso autore come “forse la finzione più pura che ho scritto”), si intravede già quel procedimento di ricostruzione necessariamente incerta della realtà, di autocorrezione costante che sarà poi centrale soprattutto in Soldados de Salamina. Il protagonista, Mario Rota, incarna alla perfezione questo meccanismo, giacché lungo le pagine del romanzo autocorregge continuamente la propria percezione della realtà. Persino l'azione di percorrere a ritroso il tragitto che è solito fare di corsa costituisce una sorta di metafora del tornare sui propri passi, del riconsiderare il proprio percorso, del ricostruire la propria (o l’altrui) Storia. La critica ha evidenziato come in questo romanzo la realtà sia lo spazio della contingenza, della circostanza fortuita, che trama, che tesse la finzione. Realtà e finzione convivono e dall’una sorge l’altra, e viceversa: ovviamente su questo tema si fonda poi l’intera riflessione, sia di Soldados de Salamina che di Anatomía de un instante.

La scrittura di Cercas ci invita a (o forse ci impone di) fare i conti e considerare la differenza tra il ricordo e i fatti, e più nello specifico tra il ricordo personale e il ricordo collettivo: un aneddoto paradigmatico a questo riguardo, narrato dallo stesso autore, è che molte persone abbiano assicurato di avere visto in diretta televisiva le immagini del golpe di Tejero, sebbene la prima trasmissione sia avvenuta solo 18 ore più tardi. Cercas ci induce, in definitiva, a fare i conti con il rapporto tra i fatti e la loro ricostruzione, tra la realtà e la finzione, oltre che con la Storia nel suo più ampio ventaglio di accezioni.

Autore: Daniele Crivellari è ricercatore di Letteratura Spagnola presso l'Università di Salerno.