Tito Boeri, Roberto Saviano, Pino Donghi. Foto Daniele Mosna

CONTRASTARE IL POTERE ECONOMICO DELLE MAFIE

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L’appello di Roberto Saviano al Festival dell’Economia di Trento
di Marinella Daidone, con un articolo di approfondimento di Cristiano Zanetti sull’incontro con Salvatore Lupo

Il lungo applauso e l’affetto del pubblico del Festival dell’Economia ha accolto Roberto Saviano lo scorso 1° giugno all’auditorium Santa Chiara di Trento.
Costantemente sotto scorta, l’autore di Gomorra (Mondadori, 2006) e di Zero Zero Zero (Feltrinelli, 2013) è diventato uno dei simboli della lotta contro le mafie, del giornalismo di indagine e di denuncia che nei suoi libri diventa racconto e affabulazione.

L’ottava edizione del Festival dell’Economia (30 maggio-2 giugno 2013), dedicato al tema “Sovranità in conflitto”, ha mostrato che questo evento è diventato un momento importate di riflessione sulla direzione da imboccare con studiosi ed esperti provenienti da tutto il mondo, giornalisti, politici che incontrano il “popolo dello scoiattolo” sempre più numeroso e attento. Tra le presenze di quest’anno citiamo, per fare solo alcuni nomi, i premi Nobel Michael Spence e James A. Mirrlees, nomi noti come Federico Rampini o Stefano Rodotà, politici come il presidente del Consiglio Enrico Letta e la presidente della Camera Laura Boldrini.

Molto atteso il ritorno di Roberto Saviano, già ospite del Festival nel 2010, che ha trattato il tema “Il denaro del narcotraffico. Come l’Europa sta diventando una colonia del riciclaggio”, dialogando con Tito Boeri e Pino Donghi, rispettivamente responsabile scientifico e editor del Festival dell’Economia.

L’intervento, o meglio il racconto, di Saviano al Festival ha presto le mosse dagli anni ’90 e da quello che lui definisce “il centro del mondo in assoluto riguardo al narcotraffico”: il Messico. Sono i colombiani ad affidare ai messicani la distribuzione della coca e negli anni ’90 avviene un salto di qualità: così come in qualsiasi azienda, la distribuzione diventa più importante della produzione e chi distribuisce diventa più potente di chi produce, perché determina i prezzi, guadagna di più, ha il controllo dei territori. Cosa c’entra l’Italia, si chiede Saviano? Intanto si tratta di fenomeni pervasivi e virali a livello mondiale, ma l’Italia ha un ruolo particolare perché le organizzazioni messicane e sudamericane guardano alla criminalità organizzata italiana (in particolare a Camorra e ‘Ndrangheta) come a un modello da imitare.

Saviano sottolinea come questi fenomeni che determinano i nostri destini rischiano di passare inosservati. Il mondo della coca e delle mafie agiscono in base a meccanismi complessi, che solo in apparenza sono semplici, ma che vanno analizzati e contrastati.
Solo in apparenza, infatti, sono cose lontane da noi e dalla nostra vita. Il Trentino, ad esempio, che Saviano definisce “una terra bella e sana” è una porta d’ingresso importante, attraverso l’autostrada del Brennero, per l’ingresso della droga in Italia, come dimostrano le inchieste in corso. Una presenza capillare sui territori da parte di organizzazioni criminali che agiscono a livello mondiale con capitali che vengono poi ripuliti e riciclati dalle grandi banche ed entrano a far parte del nostro sistema economico “legale”.

Tra le molte vicende raccontante da Saviano, per dare concretezza alla sua tesi, di persone che si sono esposte e hanno pagato in prima persona (anche con la vita) per combattere le mafie, lo scrittore si sofferma sulla storia di Martin Woods, un agente antiriciclaggio in servizio presso gli uffici di Londra della Wachovia Bank, uno dei colossi del sistema di credito americano.
Tra il 2004 e il 2007 Martin Woods riesce a trovare le prove del riciclaggio che portano i soldi dalle casse del cartello messicano di Sinaloa ai conti bancari di Wachovia gestiti dalla filiale di Miami. L’allarme lanciato da Woods però non viene “apprezzato” dalla banca, la sua presenza è scomoda e il suo lavoro viene bloccato. La banca fa di tutto per metterlo a tacere, fino a quando questo non ha un crollo nervoso. Nel 2010 è di dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti a esprimere apprezzamento per il lavoro e il coraggio di Woods; nell’azione che lo Stato americano intraprende contro Wachovia, la banca ha dovuto pagare 110 milioni di dollari come confisca e 50 milioni di dollari di multa per transazioni collegate al traffico di droga. Sembrano cifre enormi, in realtà a detta di molti sono cifre irrisorie: è stato appurato infatti che in tre anni la banca non ha rispettato il protocollo antiriciclaggio nel trasferimento di 378,4 miliardi di dollari.
Con la crisi globale del 2007-2008 il settore finanziario si trova a corto di liquidità, mentre dal narcotraffico arriva alle banche capitale di investimento liquido che passano dagli Stati Uniti all’Europa venendo riassorbiti nell’economia legale.
Saviano parla di narco-capitalismo, di capitalismo criminale che supera il capitalismo legale. Il suo intervento al Festival dell’Economia è soprattutto un appello: alle coscienze, ai Governi, al Governo italiano: non siamo ancora a un punto di non ritorno, bisogna mettere subito mano alla questione del riciclaggio, bisogna studiare questi fenomeni e confidare nella capacità di conoscenza per contrastare quella che lui chiama “l’economia delle economie” quella criminale. Per Roberto Saviano l’unico antidoto per non essere fagocitati dal potere della criminalità organizzata è “conoscere per trasformare”, “conoscere per disinfettarci”.

[Nell’Approfondimento un articolo di Cristiano Zanetti sull’incontro con Salvatore Lupo]