IL SISTEMA BANCARIO EUROPEO

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Garantire la solidità del sistema affidando la vigilanza ad autorità sovranazionali. Incontro con Andrea Enria, presidente della European Banking Authority
di Sandro Trento

Il 20 febbraio scorso, Andrea Enria, presidente della European Banking Authority (EBA, l’agenzia europea di vigilanza sul settore bancario) ha tenuto, presso il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, una Lectio magistralis su ”La crisi in Europa, l’impatto sulle banche e la risposta delle autorità”.

La recente grave crisi finanziaria ha conosciuto, in Europa, due fasi. Una prima fase nel 2007-2008, che ha avuto origine negli Stati Uniti dalla crisi dei mutui sub-prime e dal fallimento di alcune importanti istituzioni finanziarie. Le cause di questa prima crisi sono state molteplici: la diffusione di strumenti finanziari complessi; l’accumularsi di una bolla creditizia che ha portato all’assunzione di rischi eccessivi da parte della banche; la presenza di modelli di governo delle banche non efficienti che non consentivano adeguati controlli interni; schemi di incentivazione sbagliati per il management bancario; una vigilanza bancaria non rigorosa.

Nel 2009 tuttavia è iniziata una seconda fase della crisi, che ha avuto il suo epicentro nell’area dell’euro, ed è stata provocata da un lato, dall’accumularsi di eccessivi debiti pubblici in molti Paesi europei e dall’altro, dalla mancanza di solidarietà e di una vera politica coordinata tra i Paesi europei. Questa seconda fase ha scatenato una seria crisi di fiducia e ha spinto l’area dell’euro sull’orlo della disgregazione.

La crisi, in effetti, ha reso palesi le debolezze istituzionali connesse con la costruzione della moneta unica e con il mercato unico bancario. Dopo l’introduzione dell’euro, le banche europee sono state incoraggiate a considerare il mercato europeo come il loro vero mercato di riferimento, ci sono state molte fusioni trans-nazionali mediante le quali molte banche europee hanno raggiunto una dimensione adeguata rispetto al nuovo mercato di riferimento. Si è arrivati in questo modo a un assetto asimmetrico: un sistema bancario nel quale due terzi degli attivi era detenuto da gruppi bancari tran-nazionali, ma un sistema di vigilanza e di reti di protezione ancora di natura nazionale. Vi sono in Europa, vari gruppi bancari che hanno un totale dell’attivo che è superiore al 50 per cento del Prodotto interno lordo (PIL) del Paese di origine. Si tratta di colossi bancari per i quali non sarebbe pensabile un salvataggio da parte delle sole autorità nazionali.

Vi è poi stato un secondo fenomeno. Le banche sono state spinte, dalle autorità nazionali, ad acquistare ingenti quantità di titoli del debito pubblico nazionale (ma anche di altri Paesi europei). Si è così giunti a una situazione molto delicata nella quale la solidità delle banche europee era valutata non solo sulla base della qualità dei loro bilanci ma sulla base della quantità di titoli pubblici da loro possedute e quindi sulla base della loro esposizione rispetto al rischio di debito sovrano dei rispettivi Paesi. 

Si sono così creati due tipi di situazioni pericolose. In alcuni Paesi, i dubbi sulla solidità delle banche nazionali ha diffuso dubbi sulla capacità dei rispettivi Stati di salvare quelle banche stesse e quindi ha finito per contagiare il giudizio dei mercati sulla sostenibilità del debito sovrano (Irlanda e Spagna, ad esempio). In altri paesi invece il processo è stato opposto: dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico nazionale hanno influito sul giudizio dei mercati sulla solidità delle banche di quei Paesi, vista l’elevata quantità di titoli pubblici presenti nei loro portafogli (Grecia, Portogallo ma anche Italia).

L’EBA ha così richiesto una ricapitalizzazione della banche dell’Unione europea per scongiurare i rischi di fallimenti e per accrescere la fiducia dei mercati. 

È evidente che non si possa garantire una solidità del sistema bancario europeo se permane un assetto nel quale la vigilanza bancaria e i salvataggi bancari sono affidati alle sole autorità nazionali. 

La costituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria (EFSF) è stata un passo verso un coordinamento delle azioni comunitarie in tema bancario e finanziario. Uno degli effetti negativi della crisi è stata la segmentazione del mercato unico e questo va superato. È il momento di costruire davvero un’unione bancaria e forse anche una maggiore unione politica per scongiurare il ritorno di crisi di fiducia sui debiti nazionali.