LE IMPRESE NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

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Il ruolo giocato dallo stato di salute delle imprese e la loro capacità di competere per riattivare la crescita del Paese
di Andrea Fracasso e Stefano Schiavo

Nel misurare lo stato di "salute economica" di un Paese si guarda spesso all'andamento aggregato delle sue esportazioni e al saldo netto tra esportazioni e importazioni. Tuttavia non sono le nazioni a commerciare, ma le imprese. Esse giocano un ruolo particolarmente importante perché agiscono sia sul fronte delle importazioni (materie prime, beni intermedi, componenti), sia su quello delle esportazioni. Non solo: l’attività di impresa determina ingenti flussi di credito (tanto interni al paese quanto internazionali) e di capitali attraverso, ad esempio, gli investimenti diretti esteri. Comprendere le prassi operative delle imprese e monitorare il loro stato di salute divengono quindi passaggi imprescindibili nel processo di analisi dell’intera economia nazionale. Questo è tanto più rilevante nell’attuale congiuntura economica, in cui la capacità delle imprese di competere sui mercati internazionali è cruciale per poter riattivare la crescita.

La crescente disponibilità di dati a livello d’impresa ha permesso di imboccare una linea di ricerca che mettesse le imprese al centro dell’analisi del commercio internazionale già dalla metà degli anni ’90. Tale approccio si è consolidato nello scorso decennio con la pubblicazione dei contributi teorici più importanti. 

La letteratura economica ha rivelato l’esistenza di una grande eterogeneità tra le imprese. Per esempio, i primi lavori empirici sugli Stati Uniti misero in luce come la partecipazione agli scambi internazionali coinvolgesse una frazione piuttosto piccola di imprese, meno del 20%, e come gli esportatori fossero, sotto molti aspetti, sostanzialmente diversi dalle imprese che servono esclusivamente il mercato domestico. Essi infatti sono mediamente più grandi, più produttivi, occupano lavoratori più qualificati e pagano salari più elevati. Queste regolarità empiriche sono estremamente robuste e sono state riscontrate in numerosi altri Paesi, tra cui l’Italia. Comprendere il motivo di questa diversità diventa cruciale per stabilire quali siano le difficoltà principali riscontrate dalle imprese, quali le determinanti del successo, e quali le politiche pubbliche più adeguate.

Prendere sul serio la varietà delle imprese non comporta la rinuncia a individuare fenomeni comuni e/o aggregati. Al contrario. Gli economisti affrontano la sfida e cercano di cogliere la relazione tra gli elementi idiosincratici di impresa (quali l’organizzazione, la struttura finanziaria, le prassi operative), la concreta attività di impresa (produzione, investimento, ricerca, internazionalizzazione), le interazioni delle imprese sui mercati e l’andamento dei fenomeni aggregati.

Anche il nostro Ateneo contribuisce alla rete di centri di ricerca internazionali che si occupa di questi temi. Lo scorso novembre il Dipartimento di Economia e Management ha organizzato, insieme alla Fondazione Manlio Masi, l’incontro invernale dell’Italian Trade Study Group dal titolo “International Trade, Firms and Organizations” (http://events.unitn.it/en/itsg) in cui si sono approfonditi vari temi legati alla dimensione internazionale della vita delle imprese. Contributi teorici ed empirici hanno affrontato numerosi aspetti quali per esempio la complementarietà tra internazionalizzazione e altre attività d’impresa (come innovazione e investimento), la relazione tra aspetti finanziari e internazionalizzazione, l’impatto delle importazioni cinesi sui margini delle imprese italiane, la relazione tra flessibilità del mercato del lavoro e delocalizzazione produttiva. Il relatore principale, la professoressa Dalia Marin (LMU di Monaco), ha presentato una panoramica degli studi che analizzano come l’internazionalizzazione influenzi anche l’organizzazione interna delle imprese e il modo in cui vengono prese le decisioni.

Il prossimo settembre un nuovo convegno organizzato dal Dipartimento di Economia e Management porterà a Trento un gruppo internazionale di studiosi (dal Regno Unito al Cile, dagli Stati Uniti alla Nuova Zelanda, passando per Germania, Francia e Slovenia) che si occupa della relazione tra internazionalizzazione e produttività delle imprese. Auguriamoci che da qui all’autunno il nostro paese e le nostre imprese siano in grado di salire sul tanto atteso treno della ripresa.