i corvi della Nuova Caledonia

CAPACITÀ COGNITIVE UMANE E ANIMALI, AL CIMEC LA TERZA EDIZIONE DEL CONVEGNO COGEVO

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Sotto indagine le origini evolutive della nostra mente
di Nicla Panciera

La terza edizione del convegno dedicato all’evoluzione della mente animale e umana si è svolto lo scorso giugno a Rovereto. Cognition and Evolution Workshop (CogEvo) il titolo dell’appuntamento bi-annuale, che ha visto la partecipazione di alcuni tra i più grandi studiosi di questi temi e oltre un centinaio di ricercatori provenienti da tutto il mondo che si sono incontrati per discutere i recenti avanzamenti delle nostre conoscenze sul pensiero degli esseri senza linguaggio verbale, sullo sviluppo cognitivo degli esseri umani e sulle capacità cognitive degli animali.

Pur adottando prospettive diverse, lo studio di bambini e animali può gettare luce su alcune questioni irrisolte sul cervello umano e sul suo funzionamento. Pensiamo anche al dibattito natura-cultura; all’origine innata di alcune capacità umane che troviamo anche nel regno animale; al linguaggio, alla sua origine e al ruolo che gioca nella cognizione umana; fino alle varie forme di intelligenza.

Sono, infatti, molti i meccanismi cognitivi che condividiamo con gli altri animali: quelli della percezione visiva e della navigazione  spaziale, dell'apprendimento, della memoria, del pensiero, della cognizione sociale e dell’uso di strumenti.

“Nulla ha senso in biologia se non alla luce dell’evoluzione. Ciò vale anche per lo studio della mente”, ha commentato uno degli organizzatori del convegno, il professor Giorgio Vallortigara, direttore vicario del CIMeC e direttore del Laboratorio di Cognizione Animale e Neuroscienze: “Confrontare le prestazioni mentali tra le specie animali è per noi fondamentale, così come lo è lo studio delle menti dei bambini piccoli che ancora non sanno parlare ma che possiedono le capacità in fieri legate al linguaggio”.

Tra gli scienziati che hanno partecipato ai lavori di quest’anno, troviamo gli etologi Robert Seyfarth e Dorothy Cheney dell’Università della Pennsylvania, celebri al grande pubblico per i lavori sui cercopitechi grigioverdi e sui segnali d’allarme che queste scimmie dell’Africa subsahariana usano per comunicare la presenza di diversi predatori, dai quali la biologa e lo psicologo, che oggi dirigono un laboratorio congiunto, sono partiti per indagare la comunicazione e l’evoluzione delle mente sociale nei primati non umani. I loro interventi hanno riguardato proprio il possesso di una teoria della mente e delle condizioni emotive e cognitive alla base della cooperazione animale.

Un’alta etologa, Elisabetta Visalberghi dell’Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione (CNR), ha presentato i suoi studi riguardanti i processi decisionali e l’uso di strumenti nei cebi cappuccini, animali sorprendentemente abili nell’uso di strumenti. I risultati che la coordinatrice dell'Unità di primatologia cognitiva dell'Istc-Cnr ha presentato a Rovereto estendono anche alle scimmie delle caratteristiche considerate finora appannaggio esclusivo di uomini.

Dell’uso di strumenti nel mondo animale si è occupata la neuroscienziata cognitiva Gillian Forrester dell’Università di Westminster, che ha spiegato come la preferenza per l’uso della mano destra, e la sua origine nella specializzazione cerebrale emisferica, non siano caratteristiche unicamente umane e non siano conseguenza dello sviluppo del linguaggio – come da più parti sostenuto – ma siano legate piuttosto all’uso di strumenti. Insomma, un tratto probabilmente ereditato dal comune antenato di uomini e delle due specie del genere Pan, bonobo e scimpanzé.

La professoressa Lucia Jacobs dell’Università di Berkeley (USA) ha affrontato un argomento di grande interesse per le neuroscienze cognitive, quello della convergenza evolutiva, fenomeno secondo il quale organismi lontani filogeneticamente sviluppano in modo indipendente tratti comuni, come risultato dell’adattamento ad ambienti simili. Le neuroscienziata ha presentato il caso delle mappe cognitive spaziali, rappresentazioni mentali che descrivono le relazioni spaziali tra oggetti, tentando di avanzare un’ipotesi di come questo esempio di  evoluzione convergente possa essersi realizzato.

Il controllo della direzione da seguire nei propri spostamenti da parte delle formiche è stato il tema dell’ultimo intervento del convegno dedicato agli animali, del neurobiologo Thomas Collet dell’Università del Sussex.

Alcuni scienziati cognitivi hanno affrontato poi questi stessi temi dal punto di vista dello sviluppo infantile: apprendimento sociale nei bambini e sviluppo della cognizione sociale (Andrew Meltzoff,  University of Washington), sviluppo della specializzazione cerebrale e mancinismo (Jacqueline Fagard, University of Paris Descartes che ha paragonato la comparsa della preferenza per la mano destra nella manipolazione di oggetti e nella gestualità nei piccoli di uomo e nei piccoli di scimmia), percezione dell’intenzionalità in un mondo altamente tecnologico (Deborah Kelemen, Boston University).

Infine, tornando agli animali non umani, Alex Kacelnik dell’Università di Oxford ha analizzato i meccanismi alla base dei processi decisionali in contesti determinanti. Come e perché un individuo di una certa specie agisce in un certo modo? Cosa spinge un corvo a scegliere di trascurare una preda in favore di un’altra? Secondo il biologo e zoologo da anni nel Regno Unito, per rispondere a questa domanda è necessario intrecciare costantemente teoria e fatti, cioè “collegare la funzione del comportamento adottato ai meccanismi psicologici che sottendono la scelta”. Come? Adottando sia l’approccio basato su euristiche di natura evoluzionistica sia quello basato sui contributi della psicologia sperimentale e della psicofisica.

Immagine sinistra: In laboratorio, i corvi della Nuova Caledonia dimostrano di saper usare anche tre diversi strumenti in successione per raggiungere il cibo desiderato,
Immagine destra: I corvi della Nuova Caledonia lavorano dei ramoscelli in forma di gancio e sfrangiano foglie per farne sonde appuntite ed estrarre cibo da cavità altrimenti inaccessibili