MEMORIA E VERITÀ: LA P2 NEI DIARI SEGRETI DI TINA ANSELMI

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Uno degli incontri del terzo ciclo di Percorsi su "Memoria e diritto" alla Facoltà di Giurisprudenza
di Donata Borgonovo Re

La Facoltà di Giurisprudenza ha ospitato, lo scorso 26 aprile, il secondo incontro del terzo ciclo di “Memoria e diritto” dall’impegnativo titolo “Memoria e verità: la P2 nei diari segreti di Tina Anselmi”. Come già avvenuto più volte nelle passate edizioni, il dibattito ha tratto la sua linfa dalle pagine di un libro (“La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi”, edito da Chiarelettere e giunto in poco tempo alla sua terza edizione), la cui autrice, la scrittrice e giornalista romana Anna Vinci, avrebbe dovuto guidare la discussione, offrendo la sua testimonianza di appassionata custode delle memorie dell’on. Anselmi, affidate ai 773 foglietti scritti durante gli anni di lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta ed ora finalmente pubblicati. Purtroppo, ragioni personali molto serie hanno tenuto Anna Vinci lontana da Trento ma le sue pagine, affidate alla sapiente lettura di Mattia Mascher, sono riuscite a comunicare con efficacia ai presenti la complessità, la gravità e la pericolosità delle vicende legate all’attività della loggia massonica P2, nei cui elenchi si trovavano non solo cittadini comuni, ma soprattutto uomini delle istituzioni (di allora e di oggi).

Dalla perquisizione dell’ufficio di Licio Gelli a Castiglion Fibocchi, su mandato dei giudici milanesi Colombo e Turone, il 17 marzo 1981, all’istituzione, pochi mesi dopo, di una Commissione parlamentare di inchiesta (con legge 23 settembre 1981, n.527) che ha concluso i suoi lavori nel luglio 1984: pur dovendo semplificare alcuni passaggi, si sono volute ripercorrere le tappe principali degli avvenimenti che hanno contraddistinto la vicenda della P2 per consentire a tutti, e soprattutto ai nostri studenti, di avere chiare le premesse dell’immane compito svolto dalla Commissione di inchiesta presieduta - per espressa volontà dell’allora Presidente della Camera dei Deputati, on. Nilde Iotti, una delle nostre Madri costituenti - dall’on. Tina Anselmi. Inoltre, la presentazione dei fatti ci obbliga a ricordare il passato “per non essere condannati a ripeterlo”, come scriveva G. Santayana: quanto avvenuto nel caso della loggia Propaganda 2 ben documenta l’inquietante capacità di penetrazione corruttiva di un potere eversivo se trova, di fronte a sé, una politica debole e facilmente condizionabile. “Basta una sola persona che ci governa ricattata o ricattabile, perché la democrazia sia a rischio”: Tina Anselmi aveva visto con lucidità non solo i pericoli legati alla vicenda sulla quale indagava la Commissione d’inchiesta da lei presieduta, ma i pericoli delle future P3 o P4 “che non nascono a caso, ma occupano spazi lasciati vuoti per insensibilità”.

Questa insensibilità, su cui la politica sommersa, “metastasi delle istituzioni, negatrice di ogni civile progresso”, fonda la sua impunità, può essere combattuta in molti modi, il primo dei quali è certamente la conoscenza e la consapevolezza personale e comunitaria di quanto è accaduto nel nostro recente passato. E la conoscenza si accompagna alla vigilanza: “serve un giusto sospetto per prendersi cura della democrazia” ci ha detto Lucia Fronza Crepaz, ex parlamentare oggi impegnata in attività di formazione alla cittadinanza, che ha accettato di partecipare all’incontro per portare lo spessore della sua esperienza di deputata e della sua personale amicizia con Tina Anselmi, amata decana delle donne in politica. Senza vigilanza, senza impegno costante e coraggioso (e quanto fu coraggiosa l’on. Anselmi lo testimoniano molte pagine del libro di Anna Vinci, anche attraverso le voci dei suoi collaboratori ai tempi della Commissione!) da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti nelle istituzioni, la democrazia rischia continuamente di essere lacerata se non travolta dalle insidie di poteri non trasparenti, che operano “al di sotto o al di sopra delle istituzioni”, così come operava la P2 e come, molto probabilmente, operano oggi le P3 e le P4 di cui abbiamo notizia attraverso gli stralci di complesse indagini giudiziarie pubblicati dai giornali.

La Risoluzione votata a larghissima maggioranza il 6 marzo 1986 dalla Camera dei deputati riconosceva l’autorevolezza e la credibilità dell’ampio lavoro svolto (114 volumi di documenti e di resoconti delle sedute, oltre alle Relazioni conclusive) dalla Commissione d’inchiesta presieduta dall’on. Anselmi. In particolare, la Risoluzione impegnava il Governo “a vigilare affinché il funzionamento del sistema democratico sia informato, in ogni sua manifestazione, al rispetto assoluto del principio di trasparenza dell’ordinamento, in modo da rendere possibile e concreto il controllo democratico dei cittadini in ordine alla vita delle istituzioni e a tutte le attività che attengono al pubblico interesse”. Questo impegno ci riguarda dunque tutti: la vivacità democratica parte dai cittadini per giungere alle istituzioni e mai viceversa; chissà che questi tempi difficili non rappresentino il momento giusto per togliere la democrazia dalla naftalina del ‘palazzo’ per farla tornare ad essere, per usare le parole di Lucia Fronza Crepaz, “una questione di popolo".