L’EREDITÀ DI SOCRATE

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Un convegno internazionale fa il punto sugli studi dedicati alla figura del filosofo e alla letteratura socratica
di Fulvia de Luise

“Con oggi si riapre la questione socratica”: così Michel Narcy, nella tavola rotonda che ha concluso il convegno “Socratica III”, che si è tenuto a Trento dal 23 al 25 febbraio scorsi, ha voluto suggellare il risultato scientifico più rilevante della vetrina di studi offerta dall’evento.

Per chi ha vissuto le intense giornate della conferenza trentina, si è trattato di una vera maratona sulle tracce degli antichi logoi, che ha percorso e scandagliato molti angoli bui del contesto in cui la letteratura socratica è nata, generando molte potenti immagini di filosofia in azione, legate al nome di Socrate. Ogni lettore di filosofia sa che quel nome racchiude per noi il rebus di un’identità intellettuale a dir poco sfuggente, che molti e diversi Socrate ci parlano, come in un labirinto di specchi, dai dialoghi di Platone e di Senofonte, dagli scritti perduti di Antistene, Aristippo, Euclide, Eschine e Fedone. Tra gli studiosi lo scetticismo impera da decenni: da Olof Gigon a Louis-André Dorion ha viaggiato efficacemente l’avvertenza sul carattere eminentemente rappresentativo della figura socratica, così variamente declinata dai suoi interpreti da costituire uno schermo invalicabile rispetto alla residuale verità delle testimonianze. Così, avanzare ipotesi sul Socrate storico è parsa pratica contraria alla cautela scientifica, una causa persa sul piano della ricerca. 

Eppure, di fronte alla rinascenza di studi degli ultimi 15 anni, pensando a ciò che abbiamo ascoltato in questo convegno (che è il terzo della recente tradizione dei “Socratica”), forse siamo davvero a un’inversione di tendenza, rispetto alle ragioni che avevano portato al declino della “questione socratica”. Si fa strada una svolta metodologica che premia gli enormi sforzi sostenuti in tempi diversi da studiosi come Gabriele Giannantoni e Mario Montuori, Donald Morrison, Michel Narcy, Louis André Dorion, Klaus Döring, Aldo Brancacci e Livio Rossetti per riportare alla luce i caratteri originali della grande esperienza collettiva del socratismo: per risalire dagli effetti alla causa; per poter dire, se non “che cosa ha veramente detto Socrate”, che cosa ragionevolmente possiamo pensare ci sia alla base di rappresentazioni non univoche, spesso conflittuali, nel modo di recepire l’eredità socratica e di rispondere alla provocazione intellettuale e morale del filosofo. Un metodo “retrogrado”, come lo ha definito icasticamente Franco Trabattoni, che si avvale di analisi di contesto a largo raggio per ricostruire lo scenario reale dei dialoghi e di un approccio metodologico intertestuale per registrare divergenze, oltre che concordanze, tra gli uditori di Socrate, come segnali di impatto e di differente reattività.

Se dire questo è oggi possibile, lo si deve a studi che hanno infranto il monopolio platonico della testimonianza su Socrate come filosofo: gli studi che restituiscono a Senofonte il ruolo di fonte autonoma nella trasmissione dei contenuti originali del socratismo; quelli che hanno permesso di ricostruire l’apporto teorico complesso del primo naturale erede di Socrate, che è Antistene; quelli che hanno portato l’attenzione sull’individualità dei contributi forniti dagli altri socratici o da fonti letterarie non filosofiche.

“Socratica III” ha avuto l’onore di ospitare alcune delle voci più eminenti del dibattito internazionale, accanto a quelle più nuove di giovani studiosi che stanno alimentando la rinnovata ricerca around Plato, in direzione di Socrate e del suo movimento intellettuale. In spirito socratico si è svolta anche la presentazione di alcuni libri recenti, che, senza alcuna concessione ai canoni retorici della lode o del biasimo (o a quelli di scuola, usi alla promozione/stroncatura) hanno dialogato da studiosi con gli autori presenti, chiedendo conto di criteri e scelte praticati.

“La parresìa hizo acto de presencia - ha commentato Beatriz Bossi – que esto ocurra en el seno de Socratica es un signo de salud y de buena memoria” [la parresia (franchezza) ha fatto atto di presenza (…) che questo sia accaduto nell’ambito di “Socratica III” è un segno di salute e di buona memoria]. Le sue parole piene di spirito e di passione intellettuale hanno dato una felice nota di chiusura al convegno: un auspicio e una rinnovata fiducia nella ricerca sull’eredità socratica.