ALESSANDRO/ALEXANDER MOISSI E GLI SPETTRI DI IBSEN

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Iniziative aperte al pubblico dell’Osservatorio teatrale "Theatrum Philosophicum" della Facoltà di Lettere e Filosofia
di Michele Flaim

I primi due approfondimenti critici aperti al pubblico dell’Osservatorio Teatrale "Theatrum Philosophicum" di quest’anno sono stati dedicati all’ "Abissina-Paesaggio con figure", scritto e diretto da Ugo Chiti, in prima nazionale a Trento, e agli "Spettri" di Ibsen prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano. Al primo incontro hanno partecipato presidente e direttore ad interim del Centro Servizi Culturali Santa Chiara – Ivo Gabrielli e Marisa Detassis – la professoressa Sandra Pietrini, docente di Storia del teatro e dello spettacolo, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento e responsabile scientifica dell’iniziativa, nonché l’autore e regista Ugo Chiti e la compagnia Arca Azzurra Teatro. Gli esponenti del Centro e della Facoltà hanno espresso, tra l’altro, grande soddisfazione per l’importanza, la qualità e il riscontro di pubblico che contraddistinguono l’iniziativa e per l’intensa collaborazione tra i due enti.
Gli "Spettri" del Teatro Stabile di Bolzano, si sono avvalsi della traduzione italiana del professor Franco Perrelli (Storia del teatro, Università di Torino), ospite all'incontro del Theatrum Philosophicum di venerdì 18 novembre, assieme al professor Fulvio Ferrari (Filologia germanica e scandinavista, Università di Trento), Patrizia Milani e Fausto Paravidino (interpreti dei ruoli di Helene e Osvald Alving). Non potendo in poche righe dare conto delle tematiche affrontate nei due incontri e degli allestimenti scenici che ne sono stata l’occasione, mi limito a un breve accenno ad un attore che ha legato il suo nome agli "Spettri" di Ibsen.
Alessandro Moissi, nato nel 1879 (o 1880) a Trieste - all'epoca austriaca - da madre italiana di origini fiorentine e padre albanese, aveva cominciato a fare l'attore a Vienna (cambiando il nome in Alexander), Praga e infine a Berlino, inizialmente in ruoli secondari, dato il forte accento italiano e la non ancora perfetta padronanza di indubbi mezzi espressivi, che avevano già colpito più di un critico. Il talento, lo studio e l'incontro con un grande regista lo portarono però a diventare in breve uno dei più famosi, amati e pagati attori dell'epoca e il ruolo che lo consacrò al successo fu proprio quello di Osvald. L'8 novembre 1906 - Ibsen era morto a maggio di quell'anno - Max Reinhardt diresse un'importante edizione di "Spettri", recitandovi egli stesso il ruolo del sinistro falegname Engstrand. Con questa messa in scena, che si avvaleva delle scenografie di Edvard Munch, Reinhard inaugurò una nuova sala del Deutsches Theater  (i Kammerspiele, più raccolta e intima, destinata alle opere contemporanee) e con essa un nuovo modo di intendere il teatro nella Berlino allora dominata dal naturalismo di Otto Brahm, che Moissi seppe assecondare, diventando l’interprete per eccellenza delle nuove esigenze sceniche.
In quell'occasione Moissi conseguì il suo primo, incontrastato, successo di pubblico e di critica e lo ottenne a dispetto del fatto che fu proprio con quello spettacolo che in Germania si passò da una interpretazione incentrata sul crollo psicofisico di Osvald a una che assumeva la profonda trasformazione esistenziale (e non solo il puro ribellismo) di Helene come fulcro dell'azione. In Italia tale cambio di prospettiva si sostanziava nel passaggio dall'interpretazione patologicizzante e ingenuamente positivistica di Ermete Zacconi-Osvald del 1892 a quella più pertinente di Eleonora Duse-Helene del 1922. Peraltro, la Duse aveva progettato invano ben dieci anni prima, e proprio con Moissi, di portare in scena quel testo.
Moissi riprese il ruolo di Osvald più volte, anche come ospite in produzioni straniere, tra cui quella americana a Broadway e quella norvegese a Kristiania (Oslo). Frattanto egli si era affermato anche come interprete poliglotta e cosmopolita, recitando all’estero classici (tra i quali Shakespeare) e novità (come i testi di Wedekind e Schnitzler) non solo in tedesco, ma anche in varie altre lingue, tra le quali l’inglese, il francese, il russo, ma non ancora l’italiano.
L’esordio in italiano di Moissi avvenne nel 1933 a Milano nella Leggenda di Ognuno (Jedermann) di Hofmannsthal, dopo aver dovuto abbandonare la Germania nazista. Tra i cavalli di battaglia riproposti nella madrelingua vi erano appunto gli "Spettri" di Ibsen, portati in tournée accanto a Wanda Capodaglio, una Helene anagraficamente più giovane di dieci anni rispetto a Moissi nei panni del figlio (ma la cosa si era già verificata qualche anno prima con Therese Giehse, che era ancora più giovane). Con il ruolo di Osvald, che lo vide tra l’altro recitare al Teatro Verdi di Bolzano nel dicembre del 1934, si chiude la parabola artistica che con quel ruolo si era aperta. Pirandello scrisse appositamente per lui "Non si sa come", tradotto prontamente da Stefan Zweig in tedesco per il debutto a Vienna, ma in quella città, dopo pochi mesi, nel marzo del 1935 Moissi si spense a causa di una polmonite. Aveva appena fatto in tempo a raggiungerlo un telegramma da Roma che lo informava che gli era stata concessa la cittadinanza italiana.