LE PROFESSIONALITÀ PER UNA CARRIERA NEL MANAGEMENT

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Gli studenti dell’Università di Trento incontrano Alessandro Profumo
di Arianna Saiani

“Quali professionalità per una carriera nel management? Scenari nazionali ed internazionali a confronto: limiti e opportunità”; questo il titolo dell’incontro tenutosi il 20 settembre alla Facoltà di Sociologia rivolto in particolar modo agli studenti delle lauree magistrali e specialistiche della Facoltà di Economia. L’appuntamento ha visto come relatore il noto manager Alessandro Profumo, ex amministratore delegato di UniCredit e oggi membro del CdA di ENI.
Introduceva il professor Michele Andreaus, direttore del Dipartimento d’Informatica e Studi aziendali della Facoltà di Economia, che ha invitato a Trento quest’ospite di spicco del panorama politico e industriale italiano. Era presente anche il preside della Facoltà di Sociologia, il professor Bruno Dallago, il quale, dando il benvenuto, ha ricordato che il management e l’innovazione hanno molto a che fare con le “questioni sociali”.

Dopo aver condiviso col pubblico le tappe del suo brillante percorso professionale cominciato dal basso, Profumo ha subito affrontato l’argomento della strategia di internazionalizzazione intrapresa da UniCredit, gruppo che oggi opera in ben 22 Paesi del mondo. “Questo processo - ha spiegato l’ospite - è stato avviato per motivi di diversificazione del rischio per gli azionisti. Abbiamo quindi cercato altri mercati in cui poterci sviluppare”. Ma ha anche ricordato “Il retro della medaglia dell’operare in Paesi esteri è l’aumento esponenziale della complessità, che va gestita attraverso un modello organizzativo adeguato alla nuova condizione di pluralità geografiche”. Il sistema proposto, viene definito “a struttura matriciale” un modello che racchiude in sé elementi sia funzionali che divisionali e, se da un lato permette di governare realtà diversificate, dall’altro presenta aree grigie di condivisione della responsabilità.

La discussione si è poi focalizzata sulle professionalità necessarie per una carriera manageriale. “La cosa più importante è seguire le proprie aspirazioni” ha esordito Profumo. “Oltre a fattori basilari come la conoscenza fluente dell’inglese sono necessari quegli ‘elementi soft’ che caratterizzano la leadership. Il primo tra questi - ha spiegato il manager - è l’integrità, intesa come coerenza tra il dichiarato e l’agito. Questo assieme alla condivisione degli obiettivi aziendali permette di avere una chiara visione di dove traghettare l’impresa”.
L’ex numero uno di UniCredit ha proseguito affermando: “Serve inoltre saper costruire progettualità future e avere un sistema di valori rispetto al quale gli altri si possano riconoscere. È necessario saper ascoltare, individuare il punto di vista altrui e possedere la capacità di influenzare anziché comandare”.
“Questi elementi - ha infine sottolineato l’ospite - servono per indirizzare l’organizzazione verso l’ottenimento degli obiettivi prefissati e delineano un modello di leadership sul quale si basa il sistema di valutazione delle risorse umane di UniCredit”.
Parlando dei giovani e della loro capacità di estrarre ed elaborare informazioni, Profumo ha usato l’espressione “hanno hardware e software più pronti rispetto alla nostra generazione” ribadendo la necessità per le imprese di attrarre e trattenere al proprio interno i cosiddetti “talenti”. “Qualsiasi organizzazione è basata sulle persone - ha ricordato il relatore - che rappresentano la funzione chiave, l’elemento che determina il successo o l’insuccesso di un’impresa”.

Dopo l’intervento si è dato spazio al pubblico che ha toccato diverse tematiche attuali tra cui la politica, la responsabilità sociale, l’occupazione e sulle quali il manager ha espresso con fermezza la propria opinione.
A contestare Profumo, un gruppo di studenti ha manifestato sui temi della crisi economica e della disoccupazione sotto l’insegna “I banchieri non possono spiegare la crisi”. Profumo a tal proposito ha offerto spunti su cui riflettere, ribadendo che solo con la collaborazione di tutti si può uscire da questa situazione. “Non sta all’impresa in quanto tale, giudicare il modello di mercato entro il quale opera. Servono piuttosto autorità forti e indipendenti, e regole ben definite che delineino un campo di gioco livellato in Europa”.