IL FUTURO DEI SOCIOLOGI

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La Facoltà di Sociologia si interroga sul destino occupazionale dei suoi laureati. Un colloquio con Maurizio Magnabosco
di Davide Strazzari

Ormai da alcuni mesi, la Facoltà di Sociologia di Trento sta promuovendo l’iniziativa denominata “Il futuro dei sociologi”.
Si tratta di un ciclo di incontri, rivolto principalmente a docenti e studenti della facoltà, che ha l’obiettivo di interrogarsi sugli sbocchi occupazionali dei laureati in Sociologia, ma anche sulle loro potenzialità e sulla idoneità dell’attuale offerta formativa a fornire gli strumenti più idonei per affrontare le sfide del mercato del lavoro.
Sono stati coinvolti nell’iniziativa ex studenti della facoltà, che hanno avuto importanti affermazioni nel mondo del lavoro, ma anche associazioni di categoria del mondo imprenditoriale e cooperativo, dell’area trentina e di quelle territorialmente contigue.

Negli incontri finora svolti emerge una realtà complessa. Indubbiamente, il dato che caratterizza il laureato in Sociologia è rappresentato dalla sua formazione poliedrica e multidisciplinare che lo rende particolarmente flessibile e adattabile alle esigenze delle aziende. D’altro canto, proprio la mancanza di un profilo formativo rivolto all’acquisizione di un sapere tecnico e settoriale, può implicare che il laureato in Sociologia necessiti di un percorso formalizzante all’interno delle imprese che, soprattutto in una congiuntura economica poco favorevole come l’attuale, non appare sempre possibile offrire.
Esistono certamente delle potenzialità. Si tratta, infatti, di sfruttare le capacità del sociologo di leggere i cambiamenti sociali e dunque di farsi mediatore tra le esigenze del singolo e quelle delle organizzazioni, siano esse imprese o cooperative o pubbliche amministrazioni.
Tale qualità è senza dubbio destinata ad essere sempre più valorizzata, come conseguenza delle grandi trasformazioni sociali della nostra epoca, e a riguardare diversi ambiti occupazionali.
Si pensi, ad esempio, ai conflitti culturali generati dai fenomeni migratori che interessano il nostro Paese e alla conseguente necessità, anche per le imprese, di saper gestire le possibili tensioni in forze di lavoro culturalmente disomogenee.

O, ancora, si possono considerare le prospettive legate all’invecchiamento della popolazione e al possibile sviluppo e gestione di prestazioni, non solamente di tipo assistenziale, che guardino alla persona anziana come possibile fruitore di beni e servizi.
Un altro ambito di prevedibile sbocco professionale dei laureati in Sociologia è connesso alla gestione dei dati. La nostra epoca, infatti, implica non tanto un problema di reperibilità delle informazioni, quanto di corretta gestione delle stesse. La capacità di selezionare, qualificare, categorizzare i dati, così da renderli facilmente fruibili, è una delle competenze che i laureati di Sociologia hanno avuto modo di sviluppare nel corso dei loro studi.

Proprio alle capacità del sociologo di capire e gestire il conflitto, di mediare tra le esigenze dell’organizzazione e quelle dell’individuo, ha fatto riferimento Maurizio Magnabosco nel suo recente intervento promosso dalla facoltà in collaborazione con Sociologia Trento 1962, l’associazione che raggruppa gli ex studenti della Facoltà di Sociologia trentina.
Attuale amministratore delegato di Amiat spa, l’azienda di servizi municipali del Comune di Torino, Maurizio Magnabosco, dopo la laurea in Sociologia a Trento nel 1970, è stato a lungo direttore del personale di Fiat Auto e protagonista dell’apertura a Melfi dello stabilimento Fiat.
Un esempio, quello di Magnabosco, delle potenzialità del laureato di Sociologia ad affermarsi nel mondo del lavoro.
Certamente, come lo stesso Magnabosco non ha mancato di evidenziare, alla sua epoca non esisteva un reale problema di occupabilità dei laureati in Sociologia. Oggi la situazione è mutata.
Il profilo del laureato in Sociologia è oggetto di forte concorrenza con figure similari ma mantiene, nonostante tutto, una sua specificità e una sua attualità. Forse, però, ha bisogno di essere meglio comunicato all’esterno. Un compito che sta alla facoltà assolvere, anche attraverso l’iniziativa qui presentata. Il ciclo di incontri riprenderà, dunque, in autunno con nuove iniziative e nuovi protagonisti.