MITI GRECI NEL TEATRO CONTEMPORANEO

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Il Seminario “Mario Untersteiner” propone a Rovereto incontri con studiosi, registi e attori
di Giorgio Ieranò

Mario Untersteiner (Rovereto 1899-Milano 1981) è stato un grande intellettuale europeo, studioso del mito, della filosofia e della tragedia greca. La sua levatura è testimoniata anche dal dialogo che con lui intrattenne, negli ultimi anni di vita, Cesare Pavese. La biblioteca privata e l’archivio, ricco di corrispondenze e testi inediti, di Untersteiner sono stati acquisiti qualche anno fa dalla Biblioteca Civica “G. Tartarotti” di Rovereto. Un lascito degli eredi, la moglie Linda e la figlia Gabriella, le quali hanno imposto un vincolo preciso: l’organizzazione di una serie di iniziative per valorizzare questo patrimonio e dare a un pubblico il più possibile vasto il senso della vitalità e della permanenza dell’antico.

Questo vincolo si è trasformato in una sfida che la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento, su invito del Comune di Rovereto, ha voluto raccogliere. È nato così, nel 2009, il Seminario permanente “Mario Untersteiner”, il cui coordinamento è affidato a chi scrive. Il Seminario ospita non solo studiosi del mondo antico ma anche, per esempio, uomini di teatro, registi e attori, impegnati nel far rivivere sulla scena la tragedia greca: tutti coloro, insomma, per i quali, in diverso modo, l’antico è materia di un discorso ancora aperto, di un’esperienza sempre nuova.

In questi mesi, il Seminario Untersteiner si è radicato nel territorio, in una collaborazione intensa con le istituzioni locali, dai licei all’Accademia roveretana deglLocandina "Orestiade di Eschilo" rappresentata nel 1960i Agiati. Ma si è affermato anche come una tribuna di livello internazionale, da cui è partito un dialogo sul senso e la funzione della cultura classica nel mondo contemporaneo. L’idea di base è che le sfide e i problemi posti dalla civiltà greca ci riguardano ancora: il vocabolario e l'immaginario mitologico creati dai greci restano strumenti preziosi ed efficaci per descrivere la condizione umana.

Lo si è visto già nel primo incontro, nel dicembre 2009, quando l’antichista Eva Cantarella e l’attrice Giovanna Bozzolo hanno proposto una lezione-spettacolo sul mito di Ulisse. Il confronto tra specialisti degli studi classici e protagonisti della scena contemporanea è proseguito poi nel dialogo tra Margherita Rubino, dell’Università di Genova, ed Elisabetta Pozzi, una delle più importanti attrici teatrali italiane. Il dialogo verteva sulla figura di Medea, la maga barbara che uccide i suoi stessi figli, un caso esemplare di come il mito greco sappia cogliere nodi cruciali e problematici della vita individuale e associata. Per esempio, la questione della cittadinanza: la vicenda di Medea, straniera in terra greca, è stata spesso intesa anche come la storia di un’integrazione difficile. Un altro tema implicato dalla figura di Medea è quello della condizione femminile: fin dal celebre discorso che Euripide le fa pronunciare nella sua tragedia del 431 a.C. (“Preferirei mille volte scendere in battaglia piuttosto che partorire una volta sola”), divenuto la bandiera di molti movimenti femministi a partire dalle suffragette inglesi di fine Ottocento. Così, il 5 e 12 maggio 2011, il Seminario Untersteiner è tornato su questo mito con due incontri dedicati a Medea nel melodramma (con Carla Moreni, critico musicale del Sole24Ore) e nel cinema (con Roberto Danese dell’Università di Urbino), in concomitanza con l'esposizione, al Mart di Rovereto, nella mostra "La rivoluzione dello sguardo", dello straordinario quadro di Gustave Moreau, "Giasone e Medea" (1865).
Altri incontri sono stati dedicati ad Alcesti (con il filologo Davide Susanetti e i coreografi Michele Abbondanza e Antonella Bertoni) e alle “Baccanti” di Euripide: Robert Wallace, della Northwestern University di Chicago, ne ha discusso con la filologa Anna Maria Belardinelli e il regista Giovanni Greco, responsabili del Progetto Theatron dell’Università “La Sapienza” di Roma. La storica rappresentazione dell’ “Orestea” di Eschilo, allestita nel 1960 da Vittorio Gassman in collaborazione con Pier Paolo Pasolini, è stata invece oggetto di un confronto che ha coinvolto tra gli altri Fernando Balestra, sovrintendente dell’Istituto nazionale del Dramma antico (INDA) e Barbara Bouley, direttrice della compagnia teatrale parigina “Un excursus”. Il Seminario è insomma diventato l’occasione per cementare rapporti e consolidare un dialogo transnazionale su un tema, la tradizione dell’antico, che accomuna tutti, dall’Europa agli Stati Uniti: le collaborazioni con l’INDA, il Progetto Theatron, la Northwestern University, la compagnia “Un excursus” proseguiranno nell’immediato futuro.
La partecipazione di pubblico ha superato ogni aspettativa, dimostrando come vi sia un interesse diffuso per il mondo classico. Si coglie il bisogno di riappropriarsi, in forme nuove, di un’eredità complessa e affascinante. Perché l’antico, ha scritto Salvatore Settis, non va considerato “una morta eredità che ci appartiene senza nostro merito, ma qualcosa di sorprendente ed ‘estraneo’, da riconquistare ogni giorno”.