MEMORIA E LINGUAGGIO

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Una giornata di studio rivolta a logopedisti, medici, psicologi e ricercatori
di Maria Garraffa

"Se tutti parlassero solo quando hanno qualcosa da dire la specie umana perderebbe presto l’uso della parola" (Somerset Maugham)

L’idea che il linguaggio umano non abbia solo a che fare con la comunicazione è ben sintetizzata dallo scrittore britannico Maugham che aveva intuito ciò che sarebbe stato al centro dello studio del linguaggio come inteso oggi nei modelli cognitivi e cioè il fatto che il linguaggio umano ha più a che fare con lo sviluppo neurobiologico della specie umana e con lo specificarsi di molti dei caratteri cognitivi che la caratterizzano.
Il linguaggio è un oggetto che si adatta alle “forme” e alle “epoche” del nostro cervello e che si coordina con molte funzioni cognitive.

È sotto gli occhi di tutti che ci sono notevoli differenze individuali che condizionano le nostre capacità linguistiche come la comprensione di un testo e la lettura. Esistono buoni lettori e cattivi lettori e alcuni aspetti di una buona capacità di lettura sembrano essere correlati con l’avere o meno una buona memoria verbale.
Lo studio della memoria e della sua interazione con il linguaggio è stato al centro della giornata di studio che si è svolta lo scorso 4 febbraio presso la sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto di Rovereto. La giornata è stata organizzata dalla Fondazione Marica de Vincenzi o.n.l.u.s. e dall'Azienda per i servizi alla persona Beato de Tschiderer di Trento con il patrocinio del Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione dell’Università di Trento; l’evento ha avuto il sostegno economico dell'Assessorato alle Politiche sociali del Comune di Rovereto e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto.

La giornata di studio ha visto la partecipazione di un centinaio di persone tra logopedisti, medici, psicologi e personale della ricerca. I lavori sono stati introdotti da una relazione del professor Sergio Morra dell’Università di Genova che ha illustrato lo sviluppo dei modelli della memoria di lavoro e il dibattito attuale sulla modularità rispetto al linguaggio. A seguire una relazione del dottor Nicola De Pisapia, postdoc del Centro Mente/Cervello dell’Università di Trento, ha mostrato come le tecniche di neuro immagine possono discriminare finemente tra i caratteri operazionali della memoria di lavoro e il ruolo selettivo delle aree frontali. La professoressa Costanza Papagno dell’Università di Milano “Bicocca” ha presentato una revisione di casi studio con disturbo di memoria a breve termine, sottolineando l’utilità della collaborazione con i modelli teorici del linguaggio per una migliore comprensione della patologia.

Nel pomeriggio la dottoressa Erika Borella dell’Università di Padova ha discusso il tema delle differenze individuali nella comprensione del testo e dei caratteri dipendenti dall’età e il dottor Alberto Di Domenico dell’Università di Chieti ha illustrato alcuni esperimenti per la misurazione dei tempi di lettura e la comprensione di frasi in soggetti con diverse abilità di memoria. La giornata si è conclusa con una relazione di Daniele Panizza, borsista della Fondazione De Vincenzi, che ha riportato la sua esperienza di ricerca presso la Macquarie University di Sydney sul tema dell’acquisizione del significato dei numeri nelle espressioni linguistiche in bambini in età prescolare.
Per il personale medico era prevista la possibilità di richiesta di crediti ECM per la formazione continua in medicina.
La Fondazione De Vincenzi è un ente non profit istituito nel 2006 per espressa volontà di Marica De Vincenzi, brillante psicolinguista italiana morta prematuramente. La Fondazione ha per obiettivo il supporto alla ricerca sulle patologie del linguaggio e ogni anno bandisce una borsa di studio per ricerche postdottorali nell’ambito della psicologia del linguaggio.