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ETÀ, GENERAZIONI E MONDO DEL LAVORO

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Una tavola rotonda promossa dal Comitato Pari Opportunità dell’ateneo
intervista a Patrizia Tomio

Il Comitato Pari Opportunità (CPO) di ateneo ha promosso, a fine novembre, l’organizzazione di una tavola rotonda sul tema “Età, generazioni e mondo del lavoro”, ospitata dal Dipartimento di Scienze giuridiche e dalla Facoltà di Giurisprudenza.
Ne abbiamo parlato con la presidente del Comitato Pari Opportunità, Patrizia Tomio.

Dottoressa Tomio, perché il Comitato Pari Opportunità ha voluto affrontare il tema dell’età e del rapporto tra generazioni?

Patrizia TomioI Comitati Pari Opportunità hanno inizialmente rivolto la propria attenzione alla tematica dell’occupazione femminile, adottando azioni positive e stimolando buone prassi con riferimento alle discriminazioni legate al genere. Nel tempo, anche grazie alle sollecitazioni dell’Unione Europea ed all’evolversi del quadro normativo nazionale ed europeo, i CPO hanno ampliato il proprio ambito di attività ai diversi fattori discriminatori: in tal modo hanno offerto un significativo contributo, non solo in termini di tutela, ma anche di diffusione dei principi di parità e pari opportunità, in riferimento alle tematiche dell’orientamento sessuale, della razza, delle convinzioni religiose o politiche, delle situazioni di handicap ed anche dell’età.
Il Comitato di ateneo, ha quindi ritenuto necessario avviare una riflessione sulla discriminazione per età e sui rapporti tra generazioni, partendo dalla consapevolezza della rilevanza del tema, da considerarsi assolutamente primario e pervasivo nei diversi contesti della vita individuale e sociale, in particolare nell’ambiente di lavoro.

Quali, in sintesi, sono stati gli argomenti trattati nel corso dell’iniziativa?

Sono stati esaminati alcuni dati relativi alla situazione demografica e al rapido processo di invecchiamento che si è innescato nei diversi Paesi, con conseguenze significative da molti punti di vista (sociologico, economico, ecc..). In particolare, si è affrontato il tema dell’invecchiamento attivo, cioè della necessità di individuare strumenti, strategie, buone prassi, per garantire il prolungamento della permanenza nel mercato del lavoro anche per le persone comprese nella fascia d’età tra i 55 e i 64 anni. Tale obiettivo peraltro pone importanti sfide: da un lato il miglioramento delle condizioni di lavoro e la sostenibilità lungo l’intero arco della vita lavorativa, dall’altro individuare strategie atte a garantire una efficace solidarietà intergenerazionale, tra soggetti che sono portatori di istanze, competenze ed esperienze (di vita e professionali) diverse.
Il quadro è stato completato da una significativa analisi del divieto di discriminazione per età, che trova il proprio fondamento negli obiettivi di inclusione sociale fatti propri dall’Unione europea. Nell’esposizione del quadro normativo di riferimento e nell’esame di diverse pronunce giurisprudenziali è peraltro emerso come questo divieto, pur collocandosi a fianco degli altri divieti di discriminazione, se ne discosti parzialmente essendo consentite alcune forme di deroga, peraltro ben circostanziate.

Sono stati presenti relatori di diverse discipline?

Anche in questo caso, come per altre iniziative del CPO, si è ritenuto opportuno garantire al dibattito l’apporto di competenze disciplinari e professionali diverse. Hanno dato il proprio contributo alla discussione il professor G. Guido Balandi, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, la professoressa Stefania Scarponi della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, la profesoressa Rita Biancheri del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Pisa, la dottoressa Claudia Villosio del Laboratorio Riccardo Revelli, Centre for Employment Studies - Collegio Carlo Alberto di Moncalieri e la dottoressa Antonietta Cacciani, consulente aziendale e psicologa del lavoro.

L’argomento è stato affrontato anche in un’ottica di genere?

Necessariamente i temi sono stati affrontati anche in un’ottica di genere: sia per gli aspetti sociologici ed economici, sia per gli aspetti giuridici. Non a caso la tavola rotonda si è aperta con un’ampia disamina del sistema pensionistico italiano e con l’illustrazione della riforma che ha portato al progressivo innalzamento dell’età pensionabile per le donne nell’ambito del pubblico impiego.
Nelle relazioni, poi, è emerso come l’obiettivo di una vita attiva più lunga deve fare i conti anche con l’attuale sistema di welfare, richiedendo un ripensamento della divisione dei ruoli di cura sia all’interno della sfera privata, dove permangono ancora forti asimmetrie tra generi, che degli altri tre pilastri dei regimi di protezione sociale: Stato, Mercato e Terzo settore.