Foto Agf Bernardinatti, archivio Università di Trento

SCIENZA E NUOVE GENERAZIONI

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La presentazione dei risultati dell’indagine internazionale ROSE per il Trentino
intervista a Massimiano Bucchi

Nei mesi di ottobre e novembre 2010 si è svolto il quarto ciclo di seminari del progetto interdisciplinare di ateneo “Scienza Tecnologia e Società - STSTN”. Ne abbiamo parlato con il coordinatore del progetto, Massimiano Bucchi, professore associato di Sociologia della Scienza presso la Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento.

Professor Bucchi, lo scorso 24 novembre si è chiuso il quarto ciclo di seminari del progetto Scienza Tecnologia e Società. Quale bilancio è possibile fare di questa esperienza?

Massimiano BucchiDal nostro punto di vista è un bilancio certamente molto positivo. In quattro anni sono stati organizzati una ventina di seminari oltre a due eventi speciali e la partecipazione è andata sempre crescendo, sia da parte di colleghi e studenti che da parte del pubblico cittadino. Il tema della “scienza in tribunale”, quest’anno, con cui abbiamo ripercorso e perfino ricostruito alcuni processi e temi che hanno segnato il rapporto tra scienza, società e diritto come il caso Scopes (il docente americano processato per aver insegnato l’evoluzionismo nel 1925), il caso Moore contro University of California (in cui Umberto Izzo e Roberto Caso hanno presentato le ragioni dell’accusa e della difesa, con il pubblico a svolgere il ruolo di giuria) e la controversa storia del test del DNA. Tutto questo è stato reso possibile, oltre che dal sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Rovereto e dalla fiducia dell’ateneo, dalla disponibilità di ospiti e colleghi: tutti hanno accettato di mettere in gioco le proprie competenze oltre i confini delle rispettive discipline.

I seminari sono anche l’occasione per presentare ricerche originali come l’indagine Scienza e nuove generazioni. Di che cosa si tratta?

Sì, la vocazione del progetto è anche quella di mettere a disposizione del territorio elementi conoscitivi per un dibattito informato e costruttivo su scienza e società. Abbiamo cominciato con il primo rapporto su “Scienza e opinione pubblica in Trentino” e poi con un’analisi di come i media locali trattano le notizie scientifiche. Quest’anno si è presentata l’opportunità di realizzare anche in Trentino l’indagine internazionale ROSE (acronimo di Relevance of Science Education), uno studio comparativo internazionale sugli orientamenti che caratterizzano l’apprendimento della scienza e della tecnologia tra gli studenti delle scuole superiori. L’indagine, avviata per la prima volta nel 2000 in Norvegia dall’Università di Oslo, oggi viene condotta in 40 Paesi di quattro continenti, coinvolgendo un’ampia rete di istituzioni scientifiche e studiosi. Il progetto Scienza, Tecnologia e Società e IPRASE hanno condotto per la prima volta l'indagine sugli studenti delle scuole superiori del Trentino, intervistando un campione rappresentativo - per genere e tipo di scuola - di 806 studenti delle seconde classi di licei, istituti tecnici e centri di formazione professionale.
A differenza di altri grandi progetti internazionali, quali PISA e TIMSS che si propongono principalmente di rilevare il grado di competenze, l’indagine ROSE prende in considerazione interessi, opinioni e atteggiamenti nei confronti della scienza e della tecnologia da parte dei giovani studenti delle scuole superiori, sia nel contesto dell’istruzione scolastica, sia più in generale nella loro vita quotidiana.

Come vedono la scienza e lo studio delle materie scientifiche gli studenti del Trentino? Sono disposti a prendere in considerazione percorsi formativi e professionali in ambito scientifico?

Uno dei dati più significativi che emergono da ROSE, a livello internazionale, è che l’interesse per la scienza e per le carriere scientifiche è più elevato tra i ragazzi dei Paesi in via di sviluppo o di recente sviluppo, mentre è più modesto nei contesti più sviluppati e addirittura proprio in quelle aree caratterizzate da maggiori investimenti in campo scientifico-tecnologico (Nord Europa, Giappone).
I dati sul Trentino sembrano confermare questo quadro. Il livello di interesse per la scienza tra gli studenti trentini non è particolarmente elevato, fatta eccezione per alcune aree quali malattie e salute, invenzioni e scoperte, rischi tecnologici. Inoltre, sempre in ambito scolastico, lo studio delle scienze è spesso percepito come abbastanza difficile, non particolarmente interessante e di limitata utilità pratica. Se a ciò si aggiunge che gli studenti trentini non sono particolarmente abituati ad esporsi a contenuti scientifici su mass media e libri di divulgazione, si potrebbe avere l’impressione che scienza e tecnologia abbiano scarsa rilevanza nel loro sistema di interessi e aspirazioni. La loro fonte principale di familiarità con la scienza e la tecnologia appare infatti legata alla pratica quotidiana di utilizzo dei numerosi dispositivi tecnologici di comunicazione e svago (telefoni cellulari, computer per navigare in Internet, macchine fotografiche digitali e videogiochi). Tuttavia, gli studenti trentini mostrano opinioni e atteggiamenti sostanzialmente positivi nei confronti di scienza e tecnologia. La percezione che hanno della scienza è quella di un fattore estremamente importante per lo sviluppo di un Paese.

Quali sono le principali differenze che caratterizzano gli studenti trentini rispetto al resto dell’Italia e dell’Europa?

Gli orientamenti rilevati in Trentino sono in linea con la situazione italiana e più in generale con quella europea e lasciano ampio spazio per ulteriori approfondimenti. In particolare, ci si può chiedere come si configuri una tale rappresentazione della scienza, pur in presenza di un interesse moderato nei confronti della scienza insegnata a scuola e di una tendenza non particolarmente assidua al consumo di contenuti scientifici presenti nei media. Si tratta forse di un elemento legato alla pervasività di prodotti e risultati della scienza e della tecnologia nella vita quotidiana di questi ragazzi? E’ una delle ipotesi possibili.

Quali implicazioni è possibile trarre sul piano pratico?

I dati di ROSE offrono spunti anche per riflessioni più strettamente connesse con le strategie educative.  Come interpretare infatti la debole attrattiva - peraltro assai diffusa in gran parte d’Europa -  dell’insegnamento delle scienze e delle carriere scientifiche tra gli studenti? Come un elemento che deve indurre una riflessione critica sui contesti e le modalità di insegnamento delle materie scientifiche in gran parte dei Paesi Europei? Oppure come il sintomo di un cambiamento ancora più profondo nelle aspirazioni delle giovani generazioni? O ancora, come in parte il confronto tra paesi industrializzati e paesi in via di sviluppo suggerisce, si va delineando una società ‘post-tecnologica’ in cui la scienza e la tecnologia sono divenute così pervasive da rappresentare un  elemento dato per scontato e di conseguenza poco attraente? Ovviamente si tratta di un insieme di questioni che vanno molto oltre le ambizioni dell’indagine ROSE, che tuttavia offre una serie di spunti che meritano di essere presi  in considerazione per meglio comprendere gli orizzonti culturali delle nuove generazioni e le loro trasformazioni.