Le grandi istituzioni finanziarie, immagine da locandina

LE GRANDI ISTITUZIONI FINANZIARIE

in
Conversazione con Oliver Hart della Harvard University
di Flavio Bazzana

Il 6 ottobre scorso, presso la sala conferenze della Facoltà di Economia si è tenuta la conferenza “A New Capital Regulation for Large Financial Institutions” del professor Oliver Hart (Harvard University). L’evento è stato organizzato in maniera congiunta dal Dipartimento di Informatica e studi aziendali, dal Dipartimento di Economia e dalla Facoltà di Economia. In quell’occasione, ho avuto il piacere di parlare con Oliver Hart riguardo a tale argomento.Oliver Hart

Oliver, perché nei periodi di crisi le grandi istituzioni finanziarie sono così importanti?

Se una grande istituzione finanziaria si trova in una situazione di crisi, è probabile che ci siano una serie di pressioni politiche sul governo per cercare di salvarla. Inoltre, ci potrebbe essere una effettiva preoccupazione sul fatto che il fallimento di una grande istituzione possa avere gravi effetti contagio sul sistema – così la pressione per il suo salvataggio non può essere del tutto ingiustificata. Per questi motivi è difficile non impegnarsi nel salvataggio di una grande istituzione. Al contrario, ad un ente finanziario di piccole dimensioni può essere tranquillamente permesso di andare in bancarotta. C'è da fare un distinguo in questo caso. Posso immaginare una situazione in cui numerosi istituti finanziari di piccole dimensioni abbiano fatto gli stessi errori nel valutare i propri investimenti – si pensi, per esempio, se tutti avessero investito in mutui subprime – nel qual caso, dal momento che non possiamo lasciarli andare tutti in bancarotta, il governo dovrà intervenire per il loro salvataggio. Ma questa situazione sembra piuttosto improbabile.

Perché ritieni che i CDS (credit default swap) siano un buon indicatore di previsione delle situazioni di crisi per le grandi istituzioni finanziarie?

I CDS sono dei particolari strumenti finanziari che permettono di coprirsi dal rischio di fallimento di un’impresa o di uno Stato. Il prezzo di tali strumenti, come abbiamo evidenziato nel nostro lavoro [scritto insieme con Luigi Zingales della University of Chicago, n.d.r.], possono segnalare in maniera abbastanza precisa quando una particolare istituzione finanziaria si trova in difficoltà. La ragione è che il CDS è un contratto di assicurazione sul debito a lungo termine della istituzione finanziaria, ossia il prezzo del CDS misura il costo dell'assicurazione. Quando il costo per assicurare il debito aumenta, questo significa che il mercato pensa che tale debito è diventato più rischioso. Questo è un segnale preventivo di allarme anche su altri tipi di debiti, come i depositi bancari, che potrebbe presto trovarsi in una situazione di crisi. Se i prezzi di tutti i CDS sono elevati, questo significa che i depositi bancari, le obbligazioni e gli altri titoli di debito, di tutte le grandi istituzioni finanziarie possono presto essere in crisi. In altre parole, i prezzi dei CDS possono prevedere le crisi finanziarie.

Conferenza "A New Capital Regulation for Large Financial Institutions", foto Alessio CoserPuoi spiegarci in maniera semplice come funziona il meccanismo di regolazione che tu e Luigi Zingales avete pensato nella vostra proposta?

Il meccanismo di regolazione si attiva quando il prezzo dei CDS di una grande istituzione finanziaria cresce e rimane al di sopra di un determinato livello per un periodo abbastanza lungo. In questo caso l’istituzione finanziaria ha la possibilità di incrementare il proprio capitale – per esempio, con una nuova emissione azionaria – per cercare di riportare il prezzo dei CDS al di sotto del livello soglia. Se questo non avviene, interviene l’autorità di vigilanza, verificando inizialmente la reale situazione dell’istituzione finanziaria. Possono verificarsi due casi: (1) l’istituzione non si trova in una situazione di crisi e il prezzo dei CDS è elevato per altri motivi; oppure (2) l’istituzione finanziaria – e il suo debito – è effettivamente a rischio. Nel primo caso il governo interviene comunque concedendo dei fondi all’istituzione che emetterà nuovo debito di pari grado con quello esistente. In questo modo si riduce comunque il rischio dell’istituzione e il prezzo dei CDS dovrebbe scendere di conseguenza. Nel secondo caso l’autorità di vigilanza sostituisce i manager dell’istituzione finanziaria con un trustee [comitato di garanti, n.d.r.], che ha come primo compito quello di ridurre il più possibile il debito esistente, per cercare poi di ristrutturare l’istituzione cercando un compratore sul mercato. Il denaro ottenuto dalla vendita sarà poi utilizzato per pagare i debitori rimasti, con un taglio di almeno il 20% del capitale, e senza rimborsare gli azionisti. La ristrutturazione potrebbe essere eventualmente fatta anche in maniera meno “invasiva” chiedendo agli attuali soci di ricapitalizzare l’impresa.