TECNOLOGIE E SCIENZE SOCIALI

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A Trento 800 studiosi internazionali discutono degli aspetti sociali dello sviluppo tecnologico
di Attila Bruni

Chi si fosse trovato a passeggiare a Trento in via Verdi tra il 2 e il 4 settembre, probabilmente avrebbe notato strani assembramenti di persone, delle più svariate età, accomunate dall’avere un laccio attorno al collo con attaccato un cartellino, una borsa con sopra stampata l’immagine di un robot che chiede la carità, nonché dal conversare in inglese, ma anche in molte altre lingue (su tutte, danese, olandese e tedesco).
Non si trattava dei gruppi organizzati di turisti che spesso attraversano via Verdi, ma dei partecipanti alla conferenza “Practicing Science and Technology, Performing the Social”, che aveva luogo in quei giorni presso la Facoltà di Sociologia. L’evento, organizzato dalla European Association for the Study of Science and Technology (EASST) in collaborazione con la Società Italiana di Studi sulla Scienza e la Tecnologia (STS-Italia) e la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, rappresenta a livello europeo, se non mondiale, un appuntamento biennale quasi obbligato per gli scienziati sociali interessati allo studio delle dinamiche che legano ormai indissolubilmente tecnologia e società.

La conferenza, giunta alla sua sedicesima edizione, ha quindi visto approdare a Trento circa 800 studiosi di provenienza internazionale ed interessati ad indagare le trame sociali dello sviluppo delle scienze, della ricerca e dell’innovazione tecnologica.
Organizzata in 40 sessioni tematiche che scorrevano parallelamente nel corso di tre giornate, la conferenza ha visto dibattere le questioni più svariate: dagli intrecci tra processi di consumo e pratiche tecnologiche, alle relazioni che caratterizzano il lavoro in luoghi sempre più tecnologicamente densi; dalla posizione occupata dalle tecnologie nella riproduzione delle disuguaglianze, alle forme di appropriazione tecnologica da parte di cittadini e utenti; dal modo in cui tecnologie e saperi tecnoscientifici ridefiniscono il corpo e la pratica medica, alle questioni legate alla promozione di politiche e processi di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibili.
Proprio in termini di sostenibilità ambientale, è da sottolineare come la conferenza abbia abbracciato, per esplicita scelta del comitato organizzatore locale, una politica tesa a ridurre al minimo i ‘costi ecologici’ dell’evento: tutti materiali della conferenza erano in materiale riciclato (e riciclabile), comprese la chiavetta USB in legno (contenente gli atti della conferenza) che veniva distribuita ai partecipanti e la borraccia in alluminio orientata a ‘stimolare’ il consumo dell’acqua che sgorga da rubinetti e fontane e quindi a evitare lo spreco delle tonnellate di bottiglie di plastica che solitamente vengono consumate ai convegni.

Oltre ai momenti di dibattito e discussione, la conferenza ha visto anche l’intervento di alcuni artisti e la realizzazione di alcune performance, nel tentativo di rappresentare (non solo attraverso la parola e il ragionamento ‘scientifico’) le forme di commistione del sociale e del tecnologico tipiche. Tra queste, la principale è stata probabilmente quella di Saso Sedlacek (www.sasosedlacek.com), artista sloveno che ha presentato nel corso della conferenza un “mendicante di seconda generazione”, un robot auto-costruito a partire da ‘vecchie’ tecnologie (un lettore CD, la batteria di una moto, il monitor di un videogioco degli anni ’80) che invita i passanti a donare qualche spicciolo.
La conferenza ha riscosso un enorme successo, sia tra i partecipanti, che presso la stampa e la televisione locale (attratte, per la verità, soprattutto dalla presenza del robot-mendicante), a dimostrazione di come sia possibile fare dell’università un luogo pulsante della vita cittadina e dell’impegno della Facoltà di Sociologia nell’essere al centro dei principali network di ricerca internazionali.