Facoltà di Economia (particolare). Foto archivio Università di Trento

ECONOMIA: DUE PRESTIGIOSE SCUOLE ESTIVE

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Studiosi internazionali e giovani economisti a confronto
di Giulia Canzian e Dominique Cappelletti

PREVEDERE LE CRISI FINANZIARIE
di Giulia Canzian

Il 22 luglio scorso si è conclusa la decima edizione della “Trento Summer School on Adaptive Economic Dynamics” che il Dipartimento di Economia organizza annualmente con il contributo della Fondazione Latsis e della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. Tema di quest’anno sono state le crisi finanziarie e gli strumenti che la macroeconomia offre per poterle studiare e prevedere. In particolare l’obiettivo della scuola estiva è stato triplice: da una parte si è cercato di inserire in un contesto storico il susseguirsi di crisi finanziarie, per coglierne i tratti in comune e compilare una lista di errori da non ripetere; contemporaneamente, le lezioni teoriche hanno presentato gli strumenti a disposizione della teoria economica per affrontare tali eventi, evidenziandone limiti e possibili modificazioni; infine, un occhio di riguardo è stato riservato alle questioni di politica economica, cioè alle misure disponibili alle autorità per prevenire o prevedere l’insorgere di crisi finanziarie.
La scuola estiva è stata diretta da Axel Lenijonhufvud, Daniel Heyman e da Peter Howitt, ed ha potuto contare sul contributo di professionisti provenienti da svariati campi della macroeconomia come Michael Bordo, Marcello De Cecco, Andrew Haldane, Lars Jonung, Katarina Juselius, Werner Roeger e Roberto Tamborini. Tutti costoro hanno offerto a 34 partecipanti, molto variegati dal punto di vista della provenienza geografica e accademica, due settimane di intensa attività, fra lezioni teoriche, applicazioni empiriche e discussioni di politica economica.

Uno degli argomenti maggiormente dibattuti è stato il tema degli incentivi che regolano gli agenti economici nelle loro azioni. In particolare è emerso il problema della stima distorta del rischio da parte di molti operatori degli istituti finanziari: di qui la proposta di collegare gli incentivi dei manager ai risultati da essi conseguiti, in maniera da far risultare anche per loro costoso un eventuale fallimento.
Inoltre, c’è stato comune consenso sul pericolo di sottovalutare il grado di interconnessione che esiste fra le economie mondiali e fra le singole istituzioni finanziarie. In questo senso, lavorare esclusivamente per rendere sicuro il proprio orto, potrebbe non bastare se questo non è accompagnato da uno sforzo pari per rendere sicuro l’intero sistema.
In tema di politiche economiche, si è convenuto che il disegno di politiche per affrontare il post crisi sarebbe più semplice se le autorità potessero testare le stesse prima di implementarle. Naturalmente ciò non è possibile, ma questa difficoltà può essere affrontata attraverso un cambiamento nel modo in cui vengono studiate le economie moderne. Di fatto, la crisi è stata anche conseguenza di una visione lineare e semplicista del mondo in cui viviamo: è necessario ora che la teoria economica cerchi nuovi strumenti per riconoscere il grado di complessità delle economie ed inserirlo nei modelli attraverso i quali le politiche economiche vengono predisposte.

 

MIGLIORARE IL BENESSERE INDIVIDUALE
di Dominique Cappelletti

L'Università di Trento, in collaborazione con la Russell Sage Foundation e il supporto del Dipartimento di Economia e della Fondazione Caritro, ha ospitato la nona edizione del “Summer Institute in Behavioral Economics”.
L'economia comportamentale è una branca dell'economia che mira a conciliare le esigenze formali tipiche dei modelli economici e una rappresentazione dei processi decisionali più vicina alla realtà. Nel perseguire questo obiettivo, l'economia comportamentale si avvale del contributo della psicologia ed utilizza sia dati raccolti sul campo sia dati ottenuti in condizioni di laboratorio. L'Università di Trento, che grazie al lavoro del Laboratorio di Economia Sperimentale (CEEL) vanta una lunga esperienza nell'analisi sperimentale dei comportamenti economici, rappresenta quindi un luogo ideale per la scuola estiva.
L’evento, che si è tenuto dal 27 giugno all'8 luglio 2010 presso il complesso termale di Garniga (Tn), è stato organizzato dai professori David Laibson (Harvard University), Luigi Mittone (Università di Trento) e Matthew Rabin (University of California, Berkeley) e ha raccolto alcuni tra i maggiori esperti del settore, come Richard Thaler, Colin Camerer, Ernst Fehr, Andrei Shleifer, Eldar Shafir, Sendhil Mullainathan e Esther Duflo. Obiettivo della scuola estiva è stato quello di fornire a studenti di dottorato provenienti dalle migliori università nordamericane ed europee l'opportunità di confrontarsi sui temi dell'economia comportamentale.

L'edizione 2010 della scuola estiva si è concentrata sul contributo che i modelli economici di tipo comportamentale possono fornire alla definizione di interventi tesi a migliorare il benessere degli individui. Ad esempio, alcuni lavori nell'ambito della letteratura economica hanno evidenziato come i lavoratori tendano a risparmiare troppo poco in chiave pensionistica. Questo comportamento non è compatibile con una visione perfettamente razionale degli agenti economici, ma può essere spiegato e compreso nell'ambito dell'economia comportamentale. Problemi di autocontrollo di questo tipo possono essere superati mediante il ricorso a programmi pensionistici che aiutino gli individui a risparmiare. Un esempio concreto è fornito da alcuni programmi di risparmio "automatici", che evitano il costo psicologico di dover rinunciare al consumo corrente in vista di un maggior consumo futuro. Programmi di questo tipo risulteranno sempre più importanti in un’ottica di pensione integrativa di tipo volontario e con il progressivo abbandono delle forme pensionistiche tradizionali.
La scuola estiva, oltre che occasione di apprendimento, ha rappresentato un importante elemento di aggregazione e confronto fra studenti di dottorato. L'esperienza delle edizioni precedenti ha mostrato come le scuole estive possano rappresentare un'occasione per avviare attività di ricerca e di collaborazione che si protraggono nel corso degli anni e costituiscano un importante elemento di crescita per i ricercatori del futuro.