INFORMAZIONI, SCELTE E SVILUPPO

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Al via la quinta edizione del Festival dell’Economia
di Paolo Collini

Un tempo avevamo la sensazione che le informazioni fossero una merce preziosa mentre oggi prevale la sensazione di avere a disposizione tutte le informazioni che ci servono; ma, nonostante questo, non ci sentiamo adeguatamente informati. Infatti, sia la scarsità di informazioni rilevanti che la nostra incapacità di analizzare e valutare una massa enorme di informazioni solo potenzialmente utili, sono elementi che riduco, per motivi apparentemente opposti (scarsità e sovrabbondanza), la nostra capacità di operare delle scelte “razionali”.

I soggetti non agiscono sulla base di corrette informazioni, come è ormai noto nella teoria economica e largamente considerato nei modelli che gli economisti utilizzano. Solo così possiamo spiegare le bolle speculative, cioè situazioni dove tutti sanno che i prezzi hanno smesso di svolgere la loro funzione fondamentale di misura del valore e nonostante questo continuano ad acquistare, sulla base di una speranza, prima o poi smentita dai fatti, di un facile e rapido guadagno speculativo. Questa e molte altre situazioni sono ricorrenti nella vita di tutti i giorni. Il rapporto tra informazioni e scelte è dunque al centro di molti studi economici di tipo comportamentale e sperimentale.

Si studiano così, come avviene al Computational and Experimental Economics Laboratory (CEEL) dell’Università di Trento, i comportamenti delle persone anche in funzione delle informazioni di cui dispongono, del modo in cui queste sono loro proposte. L’inclusione di elementi di psicologia nello studio dell’economia paga un enorme tributo al lavoro di Herbert Simon, Nobel nel 1978. Grazie a questi studi, gli economisti hanno abbandonato il postulato della razionalità perfetta dei soggetti, che era il presupposto di molte teorie e modelli dell’economia, per accogliere il principio della razionalità limitata, ovvero di comportamenti delle persone che non potendo disporre di perfetta informazione sul passo e sul futuro, decidono cercando di realizzare non il massimo risultato come l'homo oeconomicus dovrebbe invece fare, ma un esito semplicemente “soddisfacente”.

Da questa impostazione parte il Festival dell’Economia 2010, che si propone di far interrogare i partecipanti, non solo sulla fondamentale relazione tra informazioni e decisioni, ma anche sul legame che tutto questo ha con l’andamento dell’economia e più in generale della società in cui viviamo. Non è stato forse rimproverato ai giornali di causare la crisi diffondendo notizie allarmistiche sul futuro dell’economia mondiale e nazionale? Erano quelle informazioni corrette o distorte ed è davvero responsabilità dei mezzi di informazione quello che succede nei mercati?

È vero che in economia le aspettative, cioè le convinzioni diffuse su quello che succederà in futuro, condizionano gli eventi: il timore che una banca possa fallire può effettivamente farla fallire sotto la pressione dei depositanti che, spaventati, pretendono al restituzione dei loro risparmi, così come avviene in Mary Poppins quando sentito il (falso) allarme del piccolo Michael Bank,tutti si precipitano ritirare il denaro, costringendo la banca a chiudere i battenti. Allora i mezzi di informazione dovrebbero mentire?
Certo la lezione della crisi può insegnarci molte cose, così come molti relatori cercheranno di fare mettendo la loro ricerca e i loro studi a disposizione del pubblico, discutendone con i presenti, partecipando ad un dialogo dove tutti hanno diritto di parola. E anche quest’anno il Festival farà intersecare i temi tipici degli studi economici con quelli di altre discipline e con le esperienze dirette di protagonisti, dibattendo temi di grande rilevanza sociale e politica, come farà Robert Putnam in apertura, o offrendo chiavi di lettura dei fenomeni economici in chiave storica come faranno il Nobel Vernon Smith, Axel Leijonhufvud e Marcello De Cecco, con testimonianze di personaggi che partecipano attivamente ai processi decisionali dell’economia e della società come Corrado Passera, o che sono protagonisti del mondo dell’informazione come Milena Gabanelli o Gian Antonio Stella.

Tra i molti spunti di riflessione si parlerà di cosa ci possono insegnare le api con i loro comportamenti sociali o dell’enorme importanza della rete Internet, dei motori di ricerca, dei blog, delle leggi sulla proprietà intellettuale, dei fenomeni di immigrazione, e sarà possibile mettere in discussione quelli che a molti paiono punti fermi dell’economia, come ad esempio il valore del PIL. Così, come sempre, senza una tesi predefinita, il Festival dell’Economia cerca di offrire ad un vasto pubblico di persone che vogliono capire e quindi essere più informati, la possibilità di formarsi un’autonoma opinione e forse, sulla base di questo, definire le loro scelte e un po’ del loro sviluppo futuro.