IL RAP DELLE BANLIEUE

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La riflessione del sociologo Marco Martiniello sulla musica come mezzo di espressione politica delle minoranze
di Francesca Decimo

Una canzone non può cambiare il mondo, ma quando gli attori coinvolti appartengono alle fasce più escluse della società, la creazione, la diffusione e la fruizione di testi musicali possono costituire campi di aggregazione sociale ad alto impatto culturale e politico. Questo il focus del seminario, intitolato “Musica popolare: un mezzo di espressione politica per le minoranze etniche?” che Marco Martiniello ha tenuto, lo scorso 19 novembre, per il Centro studi Scenari Migratori e Mutamento Sociale (SMMS) del Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale. Il sociologo di origine italiana dell’Università di Liegi, direttore del Center for Ethnic and Migration Studies (Cedem), ha offerto la sua decennale esperienza e la più ampia prospettiva europea sulle forme contemporanee di definizione ed espressione delle minoranze etniche.

Marco Martiniello ha presentato le ricerche che da diversi anni sta conducendo insieme a Jean-Michel Lafleur su pratiche artistiche e culturali connotabili come “etniche”, con particolare attenzione agli autori di origine immigrata. La musica in particolare, per la sua immediatezza tra produzione e consumo, certamente costituisce un campo di ricerca ricco e stimolante. In questo ambito di esplorazione la scommessa dei ricercatori è quella di ravvedere nei testi, come nei ritmi e nelle forme del “sentire”, manifestazioni implicite, ma molto spesso anche esplicite, di identità e azione politica, rilevanti soprattutto laddove la politica istituzionale non costituisce la forma associativa e rappresentativa prevalente. Gli esempi provenienti da oltreoceano sono innumerevoli: dal jazz dei primi decenni del ’900 al rap afro-americano degli anni ’90, fino all’inno americano cantato durante la presidenza Bush in lingua spagnola come “Nuestro Himno” e diffuso attraverso la miriade di radio ispaniche negli Stati Uniti.

Martiniello ci ha quindi introdotto nei canali della produzione e nelle forme di fruizione musicale “etnica” in Europa, che spesso si diramano fuori dai circuiti ufficiali: musica e video che raramente accedono a Mtv o alle radio nazionali, che narrano della vita di periferia, delle origini non nazionali, dell’incertezza su se stessi e sul futuro, incitando solidarietà e resistenza, con stile ironico o più aggressivo e violento. Molto interessante lo sguardo sulla Francia e le innumerevoli e incessanti produzioni rap dalle banlieue francesi, tanto articolate tra diversi filoni da averne sviluppato uno specifico su Nicolas Sarkozy, in qualità di ministro degli Interni prima e presidente poi.
Il seminario ha costituito, dunque, un importante occasione di confronto tra ricercatori e studenti su temi emergenti e ancora inesplorati della vita politica contemporanea, nonché trasmesso esperienze e conoscenze per la sociologia italiana che ora inizia a confrontarsi con le prime manifestazioni culturali delle minoranze di origine immigrata.