La Facoltà di Sociologia dell'Università di Trento. Foto Agf Bernardinatti

FESTA A SOCIOLOGIA PER LA FINE DEI CORSI ACCADEMICI

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La facoltà non solo luogo di lavoro, ma anche spazio di incontro, di dialogo e di festa
di Andrea Mubi Brighenti e Attila Bruni

Un tiepido tardo pomeriggio di giugno, pochi giorni dopo la fine dei corsi accademici. Per chi fosse capitato lì all’improvviso non sarebbe stato facile raccapezzarsi: ecco un duo voce-contrabbasso su tappeto damascato fra tavoli da buffet, mentre in lontantanza giunge un incongruo rumore di musica techno e, nel frattempo, un flusso ininterrotto di persone si reca da un cortile all'altro.

Per una sera, la sede storica della Facoltà di Sociologia recentemente restaurata, con i suoi due ampi cortili interni, è stata trasformata in un luogo di arte e convivialità. L’evento si è proposto, nelle intenzioni del preside Davide La Valle, di mostrare che la facoltà può essere, oltre che un luogo di lavoro, anche uno spazio di incontro, di dialogo e, perché no, di festa. Un aperitivo aperto alle diverse comunità che ogni giorno frequentano il palazzo – i docenti, gli studenti, i tecnici e gli amministrativi – oltre che alla cittadinanza tutta, con l'idea di farne un appuntamento annuale.

In accordo con la natura del luogo, si è comunque voluto dare al momento di festeggiamento anche un significato artistico e culturale. L'organizzazione della serata è stata infatti affidata all'associazione Café Culture (oltre all'aiuto di diversi volontari reclutati tra studenti e ricercatori) e ha avuto come suo momento centrale l'installazione performativa di Anna Scalfi "Differenze di classe". Giocando sul paradosso di una festa divisa in due, e precisamente tra "prima" e "seconda classe", Scalfi ha utilizzato il concetto di differenza del sociologo Pierre Bourdieu, secondo il quale il gusto funziona come una sorta di senso dell'orientamento sociale, per mettere in scena e sottolineare una serie di stereotipi e contrapposizioni nello stile dei consumi materiali e culturali della nostra società: birra versus vino, bevande di sottomarca versus spiedini di frutta, self-service versus servito, dj versus musica dal vivo e così via. Quella di Anna Scalfi è una sottile operazione di re-framing, di re-incorniciamento di uno spazio e di una situazione al fine di rendere visibile la sua grammatica soggiacente e le aspettative implicite che essa genera nelle persone che vi partecipano.

Allo stesso tempo, l’aperitivo è risultato anche perfettamente godibile proprio perché la gente ha continuato a spostarsi da una zona all’altra, attratta alternativamente dal concerto del Gagliano Roiz duo e dalla consolle di dj Matthieu. In mezzo, nell’atrio, un piccolo tributo al genius loci attraverso la proiezione di una serie di fotografie inedite dei lavori di restauro dell’edificio di via Verdi, scattate dal fotografo Paolo Gamelli.