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  cooperazione internazionale  

Con il 2004 parte Erasmus Mundus
Le anticipazioni sul programma europeo di mobilità
intervista di Mariasilvia Ciola a Sandro Gozi

Sandro Gozi è assistente politico e membro dell’Ufficio di Gabinetto del Presidente dell’Unione Europea, Romano Prodi, responsabile per l’informazione e la comunicazione, l’istruzione e la cultura. È docente di diritto delle istituzioni europee e di relazioni internazionali presso le Università di Bologna e di Lecce e presso il Collegio Europeo di Bruges. Guardando alle “cose europee” anche come docente universitario ha dedicato un’attenzione particolare alla fase di gestazione del programma Erasmus World (ora Erasmus Mundus) che l’Unione europea lancerà per il periodo 2004-2008. Attualmente la proposta della Commissione è alla cosiddetta fase della prima lettura essendo, infatti, prevista per queste materie la procedura di co-decisione che vede l’approvazione del medesimo testo da parte di Parlamento e Consiglio.
Abbiamo chiesto a Sandro Gozi di parlarci di questo programma che rappresenta un intervento molto concreto della Commissione a favore dell’ “università del futuro” che il Consiglio europeo di Lisbona ha fissato come obiettivo per il 2010 quando l’Europa sarà “l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica nel mondo”.


Professor Gozi, il nome Erasmus Mundus dice molto sull’ambizione del programma. Di cosa si tratta?
La filosofia che è alla base del progetto è riassumibile in poche parole: “Aprendo le università europee al mondo, le apriamo all’Europa”. Con Erasmus Mundus la Commissione ha creato uno strumento che rappresenti un’alternativa al programma Fulbright statunitense, in modo che il sistema dell’istruzione superiore europeo acquisti nel mondo un grado di attrazione proporzionato alla nostra straordinaria tradizione scientifica e culturale. Da studi svolti dalla Commissione è emerso che ancora oggi la maggior parte degli studenti in scambio internazionale va negli Stati Uniti (oltre mezzo milione solo nel periodo 2000-2001). Il programma Erasmus ha migliorato in modo significativo le possibilità di cooperazione internazionale tra le università europee, ma i veri vantaggi in termini di competitività ottenuti dalle università grazie a Erasmus non sono sfruttati appieno anche per l’esclusione dal programma dei paesi terzi. Attraverso Erasmus Mundus verranno promossi master europei, sia in termini di mobilità di studenti e docenti, sia in termini di partenariati che esportino il “modello” europeo di istruzione superiore e ne rafforzino la presenza nel mondo.

Due parole chiave: competitività e modello europeo di istruzione superiore.
Si parla molto in questi tempi di armonizzazione dei cicli e di obiettivo del 3% del PIL per rendere la ricerca e l’istruzione superiore europei competitivi. Sul primo aspetto c’è grande attesa per il vertice intergovernativo di Berlino a settembre. Sul secondo aspetto dovranno cimentarsi gli Stati membri. Ma c’è qualcosa invece di importante che può fare la Commissione: incoraggiando il dialogo e l’accordo su temi quali il riconoscimento reciproco e l’accreditamento, si creeranno fra le università rapporti strutturati e duraturi che fungeranno da prototipo in tutti i rapporti fra nazioni e popoli. Non si tratta di una contromisura per arginare il cosiddetto fenomeno della “fuga dei cervelli” bensì di un’azione per formare interlocutori-conoscitori al momento in cui saranno rientrati nei loro paesi d’origine.

Veniamo al programma.
Le azioni principali del programma riguardano la creazione di master europei, l’erogazione di finanziamenti a studenti e docenti, il sostegno di partenariati con le università dei paesi terzi, alcune misure per aumentare l’attrattività del sistema di istruzione europeo. I master dell’Unione Europea, che saranno contraddistinti da una sorta di “marchio di qualità”, coinvolgeranno almeno tre istituzioni d’istruzione superiore, con un titolo di studio doppio o multiplo riconosciuto da tutti gli istituti partecipanti, senza condizioni relativamente alla lingua in cui tenere i corsi.

Si parla di Portale della mobilità, di azioni Marie Curie per la mobilità dei dottorandi, di Erasmus Mundus per la mobilità degli studenti di master.
Quali misure adotterà la Commissione per favorire i cittadini non europei al momento dell’ingresso nell’Unione Europea?
La Commissione è cosciente della variegata situazione esistente nei vari Stati membri in materia di visti d’ingresso e permessi di lavoro. Per questo sta portando avanti parallelamente una proposta di direttiva che prevede misure comuni in materia di visti e che favorisca la mobilità di coloro che entrano in uno degli Stati membri per motivi di studio e ricerca. Anche questa proposta della Commissione è attualmente alla fase della prima lettura.

Quali sono le differenze principali fra Erasmus e Erasmus Mundus?
Erasmus permetteva agli studenti undergraduate di svolgere una parte dei loro studi (da 3 a 12 mesi) in un altro paese nel quadro di una convenzione sottoscritta fra le due istituzioni coinvolte. Lo studente riceveva un contributo per i costi sostenuti per la mobilità che però non copriva tutte le spese sostenute dagli studenti e dalle loro famiglie (viaggi, corsi di lingua, maggiori spese dovute a un maggiore costo della vita). Erasmus Mundus prevede una borsa di studio per gli studenti di paesi terzi che già sono in possesso di un diploma di laurea e sono ammessi a un master dell’Unione Europea. La borsa che ricevono (per una durata fino a 20 mesi) non solo coprirà le spese totali di vitto e alloggio e i viaggi, ma dovrà rappresentare un elemento di attrazione per le menti più brillanti che saranno incentivate a scegliere l’Europa anziché gli USA o l’Australia.

Quali sono i “numeri” che la Commissione si attende da questo programma?
Nel periodo dei 5 anni (2004-2008): 250 master riceveranno il “marchio” europeo; 4.170 laureati di paesi terzi verranno in Europa per frequentare un master europeo; 1020 docenti di paesi terzi entreranno in Europa come visiting professor; 88 partenariati fra istituzioni europee e di paesi terzi riceveranno un finanziamento comunitario; 3.960 borse di studio per laureati europei che si recheranno in paesi terzi in forza dei partenariati; 792 contributi per docenti e personale tecnico-amministrativo europei che si recheranno in paesi terzi; circa 11 milioni di euro per misure di sostegno finalizzate ad aumentare l’attrattività del sistema di istruzione dell’Unione Europea.

 


 

La scheda: Erasmus a Trento

Socrates è il programma d’azione comunitaria in materia d’istruzione e si articola in una serie di “azioni”. L’azione Erasmus (European Community Action Scheme for the Mobility of University Students) si prefigge di favorire la cooperazione transnazionale e lo scambio di studenti e docenti tra gli istituti di istruzione superiore dei paesi partecipanti al programma. Per l’a.a. 2003/2004 l’Università di Trento ha siglato accordi di mobilità con 207 istituzioni estere. Dal 1987 ad oggi 2766 studenti iscritti all’Università di Trento hanno usufruito di una borsa Erasmus, mentre 1233 studenti stranieri hanno seguito corsi a Trento.
In particolare, i dati relativi all’a.a. 2002/2003 sono:
- 282 studenti outgoing, con preferenza per area spagnola, inglese e tedesca;
- 164 studenti incoming;
- 33 docenti outgoing.
Ulteriori dettagli sui dati e informazioni sulle modalità di partecipazione al programma sono disponibili sul sito al seguente indirizzo: http://www.unitn.it/internazionale/socrates_erasmus.htm

[Fonte dati: Divisione Cooperazione e Mobilità Internazionale]

 

Sopra: studenti
In basso a sinistra: Sandro Gozi