Attraverso il tuo corpo
Alberto Bevilacqua e la trama segreta della sua ultima opera
di Serena Cenni La storia è quanto mai intrigante. All’inizio
c’è uno scrittore inglese - D.H. Lawrence - profondamente irrequieto e provocatorio
che, insofferente del rigido moralismo borghese, delle convenzioni e degli
stereotipi tardovittoriani, abbandona l’Inghilterra in cerca di nuovi spazi, puri e
incontaminati, e di nuovi percorsi esistenziali. Fondamentalmente è un espatriato, un nomade, col corpo e con l’anima
sempre in transito… Ogni suo romanzo è, al contempo, un evento e una sfida e i “grigi Puritani” (è così che lui chiama
i suoi critici e i suoi detrattori), lo accusano spesso di oscenità e di pornografia, giungendo a sequestrare, nel 1915,
un testo di grande incisività e bellezza: L’arcobaleno. Quando
nel 1925 torna in Europa dopo un soggiorno di alcuni anni a Taos, nel Nuovo Messico dove ha prodotto un romanzo,
Il serpente piumato, e un gruppo di racconti di straordinaria intensità quali
Il purosangue, La principessa, La donna che fuggì a cavallo, si stabilisce con la moglie Frieda
a Spotorno, sulla riviera ligure, per curare una grave forma di tubercolosi. Il
suo corpo gracile e il suo volto emaciato tradiscono la malattia (che, implacabilmente, lo condurrà
alla morte nel 1930), anche se lo sguardo e il carattere sono sempre indomiti; a questa sua fragilità si è però aggiunto
un calo preoccupante del desiderio e una diminuzione della creatività. Ma cambiamo scenario. È il 1974, e un
giovane scrittore italiano, Alberto Bevilacqua, già molto famoso per avere scritto romanzi del calibro di
La califfa, Questa specie d’amore, L’occhio del gatto, si reca a Spotorno per incontrare
un anziano signore che articoli di giornale, a volte crudeli e scandalistici, hanno dipinto come “l’amante del
secolo”; l’uomo misterioso e aitante di cui Lawrence si sarebbe servito per modellare la figura di Oliver
Mellors, il guardiacaccia del romanzo più appassionato e passionale del Novecento:
L’amante di Lady Chatterley. Ma perché questo incontro? Quale filo sottile unisce, o ha unito, il brillante
scrittore italiano all’anziano signore?
Le motivazioni più profonde e segrete sono emerse mercoledì 5 marzo quando Alberto Bevilacqua è venuto
a Trento, presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, a svelare - davanti a
un folto e interessato pubblico di studenti e docenti - quella trama “rimossa”, interdetta, che ha indissolubilmente intrecciato
i personaggi “reali” del suo ultimo romanzo. Parlando del suo testo,
Attraverso il tuo corpo, pubblicato nell’ottobre del 2002, Bevilacqua ha messo a nudo episodi e
“verità nascoste” che riguardano proprio quei mesi trascorsi sulla riviera ligure da Lawrence e dalla affascinante moglie
Frieda von Richthofen, i cui destini all’improvviso si legano, per le casualità e le coincidenze strane e perturbanti
che la vita intesse, a quello di un attraente comandante dei bersaglieri, Angelo Ravagli, che lo scrittore inglese predestina
ad un sensuale, intrigante e obliquo gioco d’amore. La voce roca e intensa di Alberto Bevilacqua ha catturato
l’attenzione dell’uditorio per quasi due ore narrando come l’incontro con l’anziano bersagliere e il soggiorno di quasi
due mesi proprio in quella villa che aveva visto, tra la fine del 1925 e i primi mesi del 1926, l’articolarsi di un triangolo
tormentato e perverso, siano stati l’occasione per una elaborazione, pur a distanza di molti anni, di dati intuivi
ed emozionali che lo avevano sollecitato nel corso della lettura di testi lawrenciani; e ha guidato il pubblico tra
le lettere dense e appassionate del profeta dell’erotismo per mostrare
come queste contenessero, proprio nella reticenza linguistica e nell’indizialità elusiva, frammenti di una confessione
dolorosa e lancinante.
Ed ecco disvelarsi la zona d’ombra del grande artista inglese che, logorato dalla tubercolosi, afflitto
dall’impotenza che la malattia gli ha causato e devastato da un simultaneo blocco
creativo, proietta le proprie pulsioni sul corpo energico e vitale dell’italiano fino a spingere tra le sue braccia la moglie
Frieda e ri-vivere, anche se solo obliquamente, per non morire nel corpo e nella
creatività, quelle vibrazioni intime e coinvolgenti che solo la visceralità di due amanti è in
grado di in-tramare. E se è attraverso il corpo dell’altro che
“David” rivitalizza la parte energetica e creativa del Sé, è attraverso
la decodifica delle sue parole allusive, cifrate, che Bevilacqua articola il suo rilevante romanzo, o meglio,
metaromanzo in cui le riflessioni dell’io narrante si inscrivono all’interno di un piano intertestuale e
interdiscorsivo preciso che combina, come in un gioco di specchi, ricordi e citazioni, scorci prospettici ed emozioni
rivisitate con il rispetto e la genialità che solo un grande artista possiede.
Contento di confrontarsi con un pubblico giovane, in un luogo diverso e sicuramente assai distante dai salotti
televisivi, ma non per questo meno dialettico e stimolante, Alberto Bevilacqua ha dialogato a lungo
mostrando di sé soprattutto l’uomo e non tanto lo scrittore, il ricercatore sensibile
e intuitivo che ha saputo scavare e indagare nel “privato” del grande artista inglese senza tradirlo mai, ma anzi
arricchendo e illuminando quel lato oscuro e criptico della sua personalità così a lungo rimosso, così a lungo custodito.
Sopra: lo scrittore Alberto Bevilacqua (foto di Gerald Bruneau);
foto a destra: Miranda - The Tempest (particolare), dipinto di John William
Waterhouse, dal libro Myth and Romance. The art of J. W. Waterhouse, Phaidon Press
Limited. 1997.
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