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  università e territorio  

Un edificio e la sua storia: la sede della Facoltà di Economia
Da centro di promozione dello sviluppo agricolo a polo di cultura economica
di Andrea Leonardi

La Facoltà di Economia sta per compiere trent’anni: una Facoltà giovane dunque, che tuttavia ha saputo conquistarsi una posizione di tutto rilievo nel novero dell’Accademia non solo italiana. Nella ricorrenza dei quarant’anni di vita dell’ateneo trentino, la Facoltà ha deciso di offrire alla comunità locale uno spunto di riflessione sul mutamento economico di cui è stata protagonista la società trentina nell’ultimo secolo e mezzo, guardando al complesso delle trasformazioni da una prospettiva tutta particolare, quella offerta dalla storia dell’edificio che la ospita.
Del resto, da oltre un anno a questa parte la Facoltà ha intrapreso l’iniziativa di aprirsi alla città attraverso una serie di incontri in cui presenta, in termini accessibili a tutti, delle riflessioni su temi economici di stretta attualità. Si è consapevolmente assunta la decisione di portare a conoscenza della comunità locale il frutto delle proprie ricerche, condotte prevalentemente in ambito economico ed aziendale, che non sono evidentemente destinate a rimanere nelle segrete stanze della cittadella degli studi, né a muoversi lungo spazi iperuranici, quanto piuttosto finalizzate a fornire tra l’altro anche risposte ai problemi di natura economica, che nella quotidianità assillano ogni persona.
Tra i temi che sono stati trattati e portati all’attenzione dell’opinione pubblica, coinvolgendo un gran numero di persone, si possono ricordare quello delle conseguenze non solo economiche della globalizzazione; del passaggio dalla lira all’euro; della riforma del mercato del lavoro; delle nuove forme di povertà; della crisi argentina e - lo scorso mese di novembre - quello del controllo dei mercati borsistici e della tutela dei risparmiatori.
A fine anno si è tuttavia intesa percorrere una strada nuova, presentando oltre al consueto incontro con la città - dedicato questa volta ad un’agile presentazione delle più significative trasformazioni conosciute nell’ultimo secolo e mezzo dall’economia e dalla società trentina - anche una mostra documentaria sulla sede della Facoltà, quale testimonianza visibile di tali trasformazioni. Grazie alla collaborazione di Alessandra Pisoni, autrice di un’importante monografia, dedicata alla storia economica e finanziaria del Consiglio provinciale d’agricoltura del Tirolo, dell’architetto Pier Francesco Wolf, che ha guidato il pool di progettisti, composto anche dagli ingegneri Bruno e Lino Gentilini e Alessandro Bleggi - il cui lavoro tra il 1988 e il 1993 ha reso possibile il recupero e la ristrutturazione totale dell’edificio, già sede del Consiglio Provinciale d’Agricoltura, per metterlo a disposizione della Facoltà di Economia - e infine del Sindaco di Trento, che nella ridefinizione urbanistica della città ha avuto la capacità di conferire uno spazio adeguato alla presenza viva e vitalizzante dell’Università, in occasione dell’apertura della mostra si sono potute tratteggiare alcune brevi riflessioni sui processi innovativi che hanno caratterizzato la società trentina.
Sono state così ripercorse le tappe salienti che hanno avuto come protagonista di rilievo, nel mutamento in essere della società locale, proprio l’edificio sede della Facoltà.

A partire dalla seconda metà dell’Ottocento il Trentino, che stava lentamente tentando di individuare la strada più consona ai suoi mezzi e alle sue competenze distintive per inserirsi a pieno titolo in un processo di modernizzazione, che avrebbe dovuto passare attraverso la razionalizzazione della sua attività più diffusa, vale a dire l’agricoltura, vide le sue campagne messe in ginocchio da un susseguirsi di elementi critici. Effetti deleteri ebbe la pebrina, terribile malattia del baco da seta, il cui allevamento rappresentava una delle principali fonti di reddito per le popolazioni rurali trentine. 
L’imprenditoria locale - sostenuta dall’ente pubblico - trovò la forza di risollevarsi da quella particolare situazione congiunturale, innescando un processo di razionalizzazione della bachicoltura e, indirettamente, dell’intero comparto agricolo: alcuni intraprendenti agricoltori, tra le varie iniziative, istituirono un organismo, detto Comitato Circolare per l’approvvigionamento delle sementi, che trovò la propria base finanziaria in un prestito gratuito pari a 45.000 fiorini, assegnato dal fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe, l’Arciduca Carlo Lodovico, governatore del Tirolo. L’attività di tale organismo, che si poté giovare anche dell’apporto di personalità di spicco, dotate di un profondo senso di civismo, primo fra tutti il sacerdote Giuseppe Grazioli, che non lesinò energie per trovare una via d’uscita alla crisi, seppe raggiungere, nell’arco di pochi anni, risultati particolarmente brillanti.
Nel frattempo le ricerche biologiche, grazie soprattutto agli studi di Louis Pasteur, progredivano negli studi e nell’individuazione delle metodiche capaci di scongiurare la malattia. Grazie al reperimento di seme sano in Giappone e all’avvio della selezione microscopica cellulare, si riuscì infatti a superare la crisi e a rilanciare l’attività gelsibachicola.
Un’oculata amministrazione di quello che era comunemente chiamato Fondo seme serico, consentì a tale agenzia oltre ad un positivo esercizio dei propri compiti, anche la realizzazione di un notevole capitale di riserva.
Una volta dunque debellata la crisi, a metà degli anni Settanta, il Fondo si sciolse, aprendo un vivace dibattito in merito alla destinazione legale dei suoi mezzi finanziari. Per porre fine alla questione, che stava assumendo connotazioni anche di natura politico-nazionale, l’11 agosto 1883 venne promulgata dalla Dieta tirolese una legge in base alla quale la gestione del capitale veniva affidata alla sezione di Trento del Consiglio Provinciale d’Agricoltura del Tirolo, un ente di sviluppo dell’agricoltura che aveva raccolto il testimone di una serie di agenzie privato-collettive, che s’erano susseguite nel corso di un secolo per tentare di promuovere la razionalizzazione dell’agricolura locale. Al Consiglio spettava dunque amministrare il Fondo, destinandone il 30 % degli interessi in aumento del capitale e il rimanente 70% per la promozione della bachicoltura o, più in generale, per lo sviluppo dell’agricoltura locale. 
Per tenere fede a questo proposito, alla fine degli anni Ottanta, si decise di utilizzare parte dei fondi per la costruzione di un fabbricato che ospitasse la sede del Consiglio Provinciale d’Agricoltura, ma soprattutto l’Istituto Bacologico, promosso dallo stesso Consiglio, dove del personale appositamente formato e qualificato selezionava, seguendo il metodo Pasteur, il seme bachi adatto alla riproduzione in un ambiente come quello di montagna. La sua attività era in costante espansione, e la sua fama era in continua crescita in tutte le regioni seriche d’Europa.
Grazie ad una convenzione col Comune di Trento l’edificio poté essere realizzato nella zona del Briamasco e il 2 luglio 1894 ci fu la sua inaugurazione da parte dell’Imperatore Francesco Giuseppe. L’operatività dell’Istituto Bacologico crebbe in termini particolarmente vigorosi e parimenti la sua fama internazionale, al punto che durante gli anni della belle époque il seme-bachi in esso selezionato non solo era in grado di soddisfare le esigenze dei bachicoltori della regione, ma arrivava ad essere esportato in vari Paesi europei per quote che raggiunsero anche il 45% dell’intero prodotto selezionato.
Con i mutamenti istituzionali conseguiti alla prima guerra mondiale l’ente di sviluppo dell’agricoltura trentina e al suo interno l’Istituto Bacologico, conobbero diversi mutamenti, che finirono per provocarne il ridimensionamento. Era del resto la sorte della gelsibachicoltura locale, gradualmente sostituita dalla frutticoltura, che a metà anni Trenta aveva ormai preso il netto sopravvento su di essa.
Nel 1928, in seguito ai cambiamenti avvenuti nell’organizzazione politica ed economica dell’intero Paese si mutò il nome del legittimo proprietario dello stabile che divenne “Consiglio Provinciale dell’Economia in Trento”, poi “Consiglio dell’Economia Corporativa”.
In seguito alla soppressione di tutti i consigli provinciali dell’Economia, nel 1950, il diritto di proprietà dello stabile venne intavolato a nome della “Camera di Commercio, Industria ed Agricoltura della Provincia di Trento”. In base alla L.R. del 20 agosto 1960, poi, con la ridefinizione degli enti economici nel contesto regionale, nuovo proprietario dell’edificio divenne il “Consiglio Agrario Forestale Provinciale di Trento”.
Nel 1976 poi, con il nuovo statuto di autonomia si procedette ad ulteriore cambiamento ed il nuovo titolare divenne l’agenzia agraria “Aziende Agrarie - Ente per l’apprestamento dei mezzi tecnici per l’esercizio dell’agricoltura”. 
Va anche ricordato che ancora in sede di stesura della convenzione tra il Comune di Trento e Consiglio Provinciale d’Agricoltura, i compilatori avevano stabilito che eventuali istituzioni, preposte alla tutela ed alla promozione degli interessi del comparto agricolo trentino, avrebbero potuto usufruire dello stabile senza corresponsione di affitti. E così l’edificio ospitò nel tempo una serie di organismi e agenzie che avevano tra i propri scopi la valorizzazione dell’agricoltura.
In base all’atto di compravendita datato 12 dicembre 1985 la proprietà dell’immobile passò all’Università degli Studi di Trento.
Il benestare a questo trasferimento venne dato con delibera provinciale dopo il parere di congruità da parte del comitato tecnico-amministrativo per i lavori pubblici della Provincia Autonoma di Trento. Anche il Comune e lo stesso ateneo si trovarono d’accordo con tale transazione, poiché essa permetteva la creazione di un polo universitario in centro storico. Così, dopo i lavori di recupero, restauro e rinnovamento edilizio, iniziati nel 1988, a conclusione della ristrutturazione del primo lotto, nel 1991, e del secondo lotto, nel 1993, l’edificio è diventato sede della Facoltà di Economia, istituita nel 1973.
In tal modo ha continuato a sviluppare, in termini innovativi, le funzioni di ricerca, studio e formazione a vantaggio dell’economia non solo locale, per cui nel 1890 era stato realizzato.

 

In alto: un’immagine storica del 1894 dell’edificio, oggi sede della Facoltà di Economia, che all’epoca ospitava l’Istituto Bacologico del Consiglio Provinciale d’Agricoltura in Trento, foto G. B. Unterveger;
al destra (da sinistra): Alberto Pacher, Sindaco di Trento, Andrea Leonardi, Paolo Zanon e Pier Francesco Wolf, durante la conferenza dell’11 dicembre 2002 dedicata alla sede della Facoltà di Economia;
a sinistra: particolari del vecchio edificio riflessi nella nuova ala della sede della Facoltà di Economia.