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Allo psicologo Daniel Kahneman, honoris causa a Trento, il Nobel per l’economia
di Nicolao Bonini e Rino Rumiati

Il Nobel 2002 per l’Economia Daniel Kahneman è nato a Tel Aviv nel 1934 e si è laureato in Psicologia e Matematica alla Hebrew University di Gerusalemme nel 1954. Si è trasferito negli Stati Uniti all’Università di California a Berkeley dove, nel 1961, ha ottenuto il PhD in Psicologia.
Dopo aver insegnato Psicologia alla Hebrew University di Gerusalemme, è stato professore di Psicologia all’Università della British Columbia e all’Università della California a Berkeley. Dal 1993 è Eugene Higgins Professor of Psychology e Professore di Public Affairs alla Woodrow Wilson School dell’Università di Princeton. Dal 2000 è anche fellow al Center for Rationality presso la Hebrew University.
Negli anni settanta Kahneman pubblicò assieme al suo amico Amos Tversky due articoli che gettarono le fondamenta della ricerca sulla psicologia delle decisioni (Tversky e Kahneman, 1974 e Kahneman e Tversky, 1979). I lavori dei due psicologi mostrano un nuovo modo di studiare come le persone valutano l’incertezza, modificano le proprie credenze e prendono decisioni. È stato l’inizio del paradigma di ricerca sulle “Euristiche ed Errori” (“Heuristics and Biases”) che ha avuto tanta influenza non solo in psicologia, ma anche in altre discipline come l’economia, la medicina e la giurisprudenza.
Grazie al programma di ricerca sulle euristiche (procedure psicologiche per formulare giudizi e prendere decisioni), riassunto in una sorta di manifesto - così può essere definito il volume apparso nel 1982 Judgment under uncertainty: heuristics and biases curato da Kahneman con Paul Slovic e Amos Tversky -, fu messo in luce come i giudizi degli individui, inspiegabili dal punto di vista dei modelli normativi, fossero il risultato dell’azione di meccanismi cognitivi,tanto naturali quanto normali, come la rappresentatività, la disponibilità e l’ancoraggio. In questo modo Kahneman ha dato inizio ad un lungo percorso, ad una grande sfida alla validità descrittiva dell’assunzione di razionalità.

Egli dimostrò, ad esempio, che la violazione della legge della congiunzione, principio fondamentale della teoria della probabilità, è imputabile al ricorso dell’euristica della rappresentatività. Ad esempio, in un problema ormai classico, noto come “problema di Linda”, la protagonista viene descritta con un certo numero di caratteristiche. I soggetti sperimentali, ai quali veniva chiesto di valutare la probabilità che Linda fosse “un’impiegata di banca” o “un’impiegata di banca e attivista in movimenti femministi”, ritenevano più probabile l’evento congiunto “impiegata di banca e attivista in movimenti femministi”. Questa distorsione nel giudizio trova una spiegazione elegante nel fatto che i soggetti fanno riferimento ad un prototipo evocato dalla descrizione di Linda, cioè un meccanismo cognitivo di base nella costruzione e nella rappresentazione delle categorie. Analogamente al problema di Linda, la ricerca sulle scelte ha mostrato come gli individui esprimano preferenze incoerenti. Come nel caso delle credenze coerenti, la nozione dell’ordine di preferenze - che è fondamentale nella teoria razionale delle decisioni - evoca l’immagine di scelte fatte consultando un elenco pre-esistente di tutte le opzioni possibili.
Kahneman, nelle ricerche condotte insieme a Tversky, ha dimostrato che le preferenze sono espresse nel momento in cui viene posto il problema e in funzione del modo in cui le informazioni sono presentate, contrariamente a quanto viene assunto dal modello dell’agente razionale. È dunque possibile che un individuo preferisca un prodotto specifico rispetto ad un altro che offre le stesse caratteristiche del prodotto specifico e in più delle altre. Questo fenomeno, è stato dimostrato chiedendo ad un campione di cittadini americani quanto sarebbero stati disposti a pagare per una polizza “tutti i rischi” in previsione di un viaggio in Europa. A un altro campione, invece, fu chiesto quanto sarebbero stati disposti a pagare per un’assicurazione per il caso di morte nell’eventualità di un attentato terroristico. I risultati di questa ricerca mostrarono che gli intervistati erano disposti a pagare di più per la polizza limitata al rischio terroristico rispetto a quella generale includente tutti i tipi di rischio.
Come nel caso del problema di Linda (ed in altri analoghi problemi), le ricerche di Kahneman portano alla stessa conclusione: non vi è modo per la nostra mente di garantire l’esistenza di un ordine di preferenze e credenze che sia coerente e completo.
Ma il terreno sul quale Kahneman ha tracciato, insieme a Tversky, il sentiero che poteva sollecitare maggiormente il confronto teorico e la convergenza su progetti di ricerca comuni tra psicologi ed economisti è senz’altro la definizione della Prospect Theory.
Il lavoro apparso nel 1979, sull’autorevole Econometrica, costituisce ancora oggi uno dei punti di riferimento più solidi e convincenti per lo studio delle decisioni in condizioni di incertezza e una sfida al modello generale della scelta razionale. Tutti coloro che si occupano di decisione, pur con approcci e formazione differenti, in una qualche misura devono fare riferimento a quel lavoro.
Kahneman sviluppò con Tversky questa teoria per rimediare ai difetti nella capacità descrittiva presenti nelle teorie dell’utilità soggettivamente attesa, che com’è noto costituiscono l’approccio normativo più sofisticato all’analisi della presa di decisione. Si tratta di una teoria squisitamente descrittiva, non normativa, poiché aveva come obiettivo generale quello di spiegare come e perché le nostre scelte si discostino, in maniera sistematica, dalla teoria standard della decisione, perché i decisori violino tanto frequentemente gli assiomi di base della teoria dell’utilità attesa.
Tra le dimostrazioni più eleganti dell’incapacità del modello dell’agente razionale di descrivere (e prevedere) come le persone esprimono le preferenze vi sono gli esperimenti sul framing.
In questi esperimenti si propongono agli intervistati formulazioni alternative della stessa domanda che danno luogo a diverse preferenze. Gli effetti del framing sono stati rilevati, ad esempio, nell’ambito delle decisioni mediche. Esemplare a questo riguardo è lo studio in cui si presentavano due diverse descrizioni dello stesso risultato statistico relativo ad un intervento chirurgico (McNeil, Pauker, Sox e Tversky, 1982): “Il tasso di mortalità nell’arco di sei mesi è del 10%” e “Il tasso di sopravvivenza nell’arco di sei mesi è del 90%”. I risultati mostrano che i pazienti (ma anche i medici) tendono a evitare l’intervento chirurgico se l’esito dello stesso è descritto in termini di mortalità, anziché di sopravvivenza.
Kahneman, inoltre, ha fornito un contributo essenziale allo sviluppo di un settore emergente della ricerca come l’economia comportamentale (behavioral economics).
Oltre agli studi sulla fairness, volti principalmente a considerare le implicazioni che le regole implicite di equità hanno sul comportamento degli individui e delle imprese, Kahneman, ha dato un grande contributo alla comprensione delle contabilità mentali (mental accounts) utilizzando quegli scenari normali della vita di tutti i giorni che permettono di evidenziare distorsioni valutative di sconti e costi sostenuti. Molte persone dimostrano stupore quando si dimostra loro che gli individui sono più propensi ad acquistare un biglietto per partecipare ad una rappresentazione teatrale se hanno perduto una banconota pari al valore del biglietto, piuttosto che ad acquistarlo se hanno perduto il biglietto comprato in prevendita! (Tversky e Kahneman, 1981).
Gli interessi di ricerca più recenti di Daniel Kahneman si dispiegano all’interno di settori che fanno riferimento alla cosiddetta “psicologia edonica”, rivisitando il concetto classico di utilità nell’accezione di Bentham. In particolare l’indagine sperimentale è indirizzata da una parte allo studio del ruolo giocato dall’utilità esperita (experienced utility) sulle scelte individuali e della possibilità di misurarla al fine di poter costruire degli indicatori di benessere (wellbeing), dall’altra all’esame delle previsioni degli effetti di lungo termine delle circostanze della vita sulla valutazione della felicità soggettiva. Gli individui, cioè, come ha notato Kahneman, manifestano una cecità per la probabilità di adattamento alle nuove situazioni e quindi tendono ad esagerare i benefici di lungo termine e i costi associati al cambiamento di vita cui essi possono essere sottoposti.

 


 

Riferimenti bibliografici
• Kahneman D. e Tversky A. (1979). Prospect theory: An analysis of decision under risk. Econometrica, 47, 263-291.
• Kahneman D., Slovic P. e Tversky A. (Eds). (1982). Judgment under uncertainty: heuristics and biases. New York: Cambridge University Press.
• McNeil B.J., Pauker S.G., Sox H.C. e Tversky A. (1982). On the elicitation of preferences for alternative therapies. New England Journal of Medicine, 306, 1259-1262.
• Tversky A. e Kahneman D. (1974). Judgment Under Uncertainty: Heuristics and Biases. Science, 185, 1124-1131.
• Tversky A. e Kahneman D. (1981). The framing of decisions and the psychology of choice, Science, 211, 453-458.

 


 

In alto a sinistra, gli autori: Nicolao Bonini e Rino Rumiati;
foto al centro: Daniel Kahneman (a sinistra) riceve il premio Nobel per l’economia dal re Carl Gustaf di Svezia il 10 dicembre 2002 a Stoccolma.

sopra: Daniel Kahneman.