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I labirinti della letteratura
L’attività editoriale del Dipartimento di Scienze filologiche e storiche
di Fabrizio Cambi

L’editoria universitaria rappresenta da sempre un settore tanto specialistico quanto marginale nel sistema della distribuzione e della diffusione del libro o del periodico. La pubblicazione scientifica, che risponde alla finalità di divulgare risultati di un progetto di ricerca sviluppato e portato a compimento o di contribuire al dibattito su determinati ambiti o prospettive di indagine, trova per tradizione collocazione su riviste, - il cui comitato di redazione esercita, o dovrebbe esercitare, la funzione di valutazione e di garanzia sull’attendibilità e il rigore del testo presentato, - oppure in un volume monografico, miscellaneo o in un’edizione critica. Soprattutto in questo secondo caso l’operazione editoriale è non di rado resa possibile grazie a un contributo finanziario, di un’istituzione o ente pubblico o privato di ricerca, alla casa editrice, indipendentemente dalla sua notorietà e dal suo prestigio. Accade infatti più spesso di quanto non si pensi che sia proprio un piccolo editore, non in grado di inserirsi nei grandi circuiti distributivi, a privilegiare l’interesse scientifico-culturale dell’opera da stampare, o almeno a non subordinarlo meccanicamente al successo di vendite e al rientro economico. Non è certo un fenomeno recente che opere di grande rilievo non riescano a trovare adeguati canali distributivi e che, a volte casualmente, si affermino in epoche successive. Già Friedrich Schiller osservava che la “diffusione di un libro nel mondo è un’operazione difficile e importante quasi quanto quella di scriverlo”.
Comunque si affronti la questione, resta d’altra parte in primo piano la problematicità della valutazione scientifica e dell’opportunità di pubblicare un determinato studio, un aspetto che con ancora maggiore evidenza sembra presentarsi nel caso in cui la casa editrice è un dipartimento universitario che svolge, sulla base di una programmazione annuale, attività editoriale, predispone l’editing, procede all’impaginazione dei testi, li consegna alla tipografia e mediante il distributore li immette sul mercato della lettura. È quindi legittimo chiedersi se l’attività editoriale del Dipartimento di Scienze filologiche e storiche di questa Università, avviata da anni e da tempo consolidata, non corra il rischio, paventato da qualcuno, di restare vittima di una sorta di autoreferenzialità, di un meccanismo virtuoso di autopromozione. È mia convinzione che, alla luce dei risultati finora raggiunti, il principio adottato dell’ “autovalutazione concertata” sia un criterio più che sufficiente per sottoporsi a quella valutazione generale, talvolta imprevedibile ma determinante del lettore e del recensore. È un giudizio a posteriori, quindi inappellabile, ma formulato nello scenario critico di una universitas cui l’autore non può sottrarsi. I risultati delle ricerche, compiute spesso singolarmente perché l’indagine in campo filologico, per quanto sostenuta e integrata da un orizzonte ermeneutico che è sempre nel suo complesso collettivo, è e resterà di carattere individuale, sono consegnati in forma di libro a un pubblico di lettori la cui ricezione non è meccanicamente definibile né sul piano temporale né sul piano della risposta di interesse. Habent sua fata libelli. A questo detto di Terenziano Mauro si potrebbe unirne un altro di Plinio il Giovane secondo il quale, parafrasando, non esiste un libro tanto brutto che in qualche modo non possa essere utile. La ricezione e l’utilizzazione di un testo letterario o saggistico da parte del lettore e del critico spesso sorprendono e spiazzano l’autore.
La pubblicazione di testi da parte di membri del Dipartimento, ovviamente liberi di rivolgersi a un qualsiasi altro editore, o di studiosi esterni, sulla base di una recente programmazione sperimentale, richiede un placet, istituzionalmente rappresentativo, frutto del vaglio critico di un comitato di lettura coadiuvato dalla segreteria di redazione, composta dal direttore e dalla dottoressa Lia Coen, figura chiave dell’intera attività editoriale. Grazie al principio della condivisione si è potuto costruire una redazione sufficientemente forte che coniuga efficienza e fantasia nell’organizzazione di un piano editoriale diversificato per temi, prospettive e destinatari. È doveroso ricordare che i finanziamenti discendono da risorse dell’ateneo. Statisticamente, con i rientri delle vendite, può essere finanziato un volume su quattro. Infatti a un costo assai basso di stampa, in quanto tutto il processo di impaginazione si effettua nel laboratorio del Dipartimento, fa riscontro un onere del 45% sul prezzo di copertina relativo alla distribuzione. È evidente che l’eliminazione della distribuzione esterna consentirebbe un consistente risparmio di risorse e una diffusione più mirata del libro.
Attualmente sono attive due collane:
“Labirinti” e “Reperti”. La prima, nata nel 1992, presenta in catalogo a tutt’oggi 60 titoli ed è articolata in tre sezioni: studi monografici, atti di convegni e testi. Quest’ultima sottocollana, di recente istituzione, presenta la traduzione di opere di narrativa, spesso rimaste in ombra in Italia, di autori stranieri, corredate da un agile apparato critico. La collana “Reperti”, introdotta nel 1995, ha in catalogo 14 titoli e copre il settore, assai trascurato nell’editoria italiana, della individuazione e ristampa di testi di grande rilevanza scientifica e culturale ormai irreperibili, come la prima edizione delle Odi di Giuseppe Parini, il trattato di Demonologia di Giacomo I Stuart o la prima monografia italiana su Rimbaud di Ardengo Soffici. Come è riportato sulla bandella di ogni volume i reperti sono quelle tracce del passato che un’attenta e laboriosa ricerca scientifica porta di nuovo alla luce. Ma sono anche “prove” che costantemente il passato produce e che siamo spinti a cercare, a trovare, a interpretare. In queste frasi si può cogliere la finalità autentica di un’attività editoriale che va ormai oltre la realtà del Dipartimento, attira la curiosità di chi opera in altre università, raccoglie proposte di pubblicazione da parte di studiosi di altre sedi.
Il bilancio, nel decennale dell’attività editoriale del Dipartimento, è indubbiamente positivo, ma fotografa una situazione ancora in divenire, oscillante fra il rischio di un ripiegamento in una routine accademicamente asettica e un’effettiva proiezione in uno scenario culturale in cui l’offerta di stampa rappresenti un contributo, quanto più possibile visibile e diffuso, a un comune arricchimento critico.

 


 

Dipartimento di Scienze filologiche e storiche

Il Dipartimento di Scienze filologiche e storiche è stato costituito nel 1990 con la finalità di aggregare in un’unica struttura gli studiosi che, pur nella diversità dei campi di ricerca, trovano un comune denominatore nel “metodo filologico” ai fini dell’analisi del testo e del reperto, riconducibili alle discipline umanistiche. Attualmente afferiscono alla struttura 54 docenti, 31 dottorandi e 2 assegnisti di ricerca. Il personale amministrativo e tecnico è composto di 9 unità. Il Dipartimento comprende tre sezioni: Scienze filologiche linguistiche e letterarie, Scienze dell’antichità, Scienze storiche e filosofiche. Alla struttura dipartimentale afferiscono 7 macroaree disciplinari: Scienze geografiche, Scienze musicologiche, Scienze artistiche e museologiche, Scienze dell’antichità, Scienze filosofiche e pedagogiche, Scienze filologiche linguistiche e letterarie, Scienze storiche.

Le attività del Dipartimento e la produzione scientifica sono agevolmente documentabili al sito: http://polaris.gelso.unitn.it/user/report/report.php3.

Direttore: Fabrizio Cambi
Sede: Via S. Croce 65, I-38100 Trento
e-mail:
dip.SFS@lett.unitn.it
http://www.lett.unitn.it/DIP-SFS/

 

Nella foto in alto a destra: “in vetrina” alcune pubblicazioni del Dipartimento di Scienze filologiche e storiche;
sotto, da sinistra: Lia Coen e Fabrizio Cambi.