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  convegni  

La filologia germanica dal cinema, alla musica, al teatro
Il XXIX convegno dell’Associazione Italiana di Filologia Germanica dedicato alle letterature del Nord Europa tra il XII e il XVI secolo
di Fulvio Ferrari

Non sempre, anche tra studiosi di altre discipline, è evidente quale sia l’oggetto di studio della Filologia germanica. L’esitazione, del resto, è legittima proprio perché gli ambiti entro cui la ricerca del filologo germanico si muove sono vasti e tra loro assai diversi: critica testuale, linguistica, storia della religione e delle credenze, analisi dei testi e storia delle letterature dei popoli germanici (inglesi e tedeschi, naturalmente, ma anche goti, scandinavi, nederlandesi, frisoni), studio dell’eredità del mondo germanico antico e medievale nell’età contemporanea sono solo alcuni dei nuclei di interesse che caratterizzano il suo terreno di ricerca. Questa disciplina dai molti volti, che fa uso di metodi e strumenti differenti, che - per così dire - è strutturalmente, geneticamente votata al dialogo e alla contaminazione con altri ambiti di ricerca, da molti anni svolge però un ruolo assai specifico, e insostituibile, nella didattica dei corsi di laurea in Lingue e letterature straniere: quello di fornire allo studente di lingua e letteratura inglese o tedesca (e, dove tali discipline sono attivate, di lingue e letterature scandinave o nederlandese) una dimensione storica al suo apprendimento, la consapevolezza che la cultura che sta studiando affonda le sue radici in un passato - linguistico, letterario, culturale - multiforme e affascinante, senza la cui conoscenza la comprensione del presente non può che risultare mutila e banalizzata. Per fare un solo esempio, ma significativo nella sua attualità: il fascino che l’epopea tolkeniana esercita su milioni di giovani (e non solo giovani) non può che venire rafforzato, e assumere un diverso valore conoscitivo, andando alle radici epiche e mitologiche del motivo dell’anello incantanto. Procedendo all’indietro, dal cinema contemporaneo alla scrittura di Tolkien, alla musica e alla mitologia wagneriana, all’epos medievale tedesco dei Nibelunghi, alla mitologia nordica e all’anello cosmico in potere di Odino: una rete di derivazioni e di relazioni conferiscono al dato del presente prospettiva, profondità, complessità. Ed ecco allora che questo insegnamento dall’etichetta austera e un po’ criptica ha trovato la strada, anche nei nuovi ordinamenti di studio scaturiti dalla riforma universitaria, per rivolgersi non solo agli studenti di Lingue e letterature straniere, ma anche - con un’accentuazione degli aspetti che lo legano ai Cultural Studies - agli studenti di Mediazione linguistica, e - con un’accentuazione invece del contenuto d’informazione storiografica - agli studenti di Lettere classiche e moderne. Per discutere e confrontare i percorsi di ricerca, ma anche per affrontare le questioni legate all’insegnamento della disciplina, l’Associazione Italiana di Filologia Germanica organizza ogni anno un convegno scientifico e un’assemblea generale dei soci. Quest’anno la sede prescelta è stata Trento, e gli studiosi sono stati invitati a presentare relazioni sul tema Le lingue e le letterature germaniche tra il XII e il XVI secolo. Il convegno si è tenuto nei giorni 5, 6 e 7 giugno presso la Sala grande dell’Istituto Trentino di Cultura ed è stato organizzato dal Dipartimento di Scienze Filologiche e Storiche. La varietà e la vitalità degli studi di Filologia germanica sono emerse con chiarezza sia dal numero e dal livello dei contributi scientifici, sia dalla intensa partecipazione alle tre giornate di convegno da parte di un pubblico numeroso, composto in larga misura di giovani ricercatori e laureandi provenienti da Trento e da altre sedi universitarie. Pur nella varietà dei percorsi di ricerca presentati al convegno, alcuni nuclei tematici sono apparsi individuabili con una certa chiarezza: in primo luogo è risultata evidente una particolare attenzione, quest’anno, al mondo tedesco, attenzione dovuta indubbiamente anche alla realtà di “limen culturale” in cui il convegno ha avuto luogo. La realtà linguistica e letteraria del mondo tedesco medievale e proto-moderno è stata così oggetto di analisi di numerosi interventi (Carla Del Zotto, Celestina Milani, Concetta Giliberto, Claire Fennell, Dagmar Gottschall, Elena Di Venosa, Dora Faraci, Paola Spazzali, Chiara Staiti), sempre attenti a ricavare dal dato testuale, lessicografico, linguistico informazioni sulla civiltà, sulla vita intellettuale e materiale del periodo entro cui il documento analizzato si situa. Attenzione è stata prestata anche a un altro ambito da sempre caro agli studiosi italiani di Filologia germanica: la tradizione scandinava (Adele Cipolla, Marco Battaglia, Bryan Weston Wyly, Maria Cristina Lombardi) e, in particolare, la documentazione della antica mitologia nordica, rielaborata e fissata per iscritto solo nel XIII secolo - quando ormai la Scandinavia si era convertita da oltre due secoli alla religione cristiana - a opera di una straordinaria, poliedrica figura di poeta, storiografo e uomo politico islandese, Snorri Sturluson. Sempre all’area scandinava, considerata però nella sua storia linguistica, sono stati dedicata anche gli interventi di Fabrizio D. Raschellà e Paolo Marelli. Di taglio rigorosamente interdisciplinare è stato l’intervento di Patrizia Lendinara (presidente uscente dell’Associazione Italiana di Filologia Germanica), dal titolo Mostri da conoscere e da redimere: le razze favolose nei codici dei Bestiari tardi di area germanica, mentre Giulio Simone ha dedicato il proprio intervento alla tradizione letteraria e giuridica frisona, un’area “marginale” del mondo germanico, ma assai interessante per la sua conservatività e la sua peculiarità culturale. Nel corso del convegno ha avuto inoltre luogo la premiazione della miglior tesi di laurea discussa in Filologia germanica durante l’anno accademico 2000-2001. Il premio, consistente in un assegno di 500 euro è stato quest’anno offerto dal Lions Club di Trento, cui va tutta la gratitudine dell’A.I.F.G., ed è stato assegnato alla dottoressa Luisa Oitana, laureatasi presso l’Università degli Studi di Torino con una tesi sui Berserkir nella letteratura nordica medievale.

In alto: una foto di scena di Siegfried di Richard Wagner, Festival di Bayreuth 1988, tratto dal libro Opera. Composizioni - opere - interpreti, a cura di Andras Batta, Ed. Könemann;
sotto a sinistra (da sinistra): Bryan Weston Wyly e Fulvio Ferrari durante il convegno Le lingue e le letterature germaniche fra il XII e il XVI secolo, Trento 5 giugno 2002;
sotto a destra: Die Walküre, disegno della valchiria di Emil Doepler, Bayreuth 1876, tratto dal libro Opera. Composizioni - opere - interpreti, a cura di Andras Batta, Ed. Könemann.