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Nazione, federalismo e democrazia
All’Università di Trento un convegno internazionale promosso insieme alla Missione Diplomatica degli Stati Uniti in Italia.

L'Europa dei giovani e della cultura

Prodi spiega il futuro della Comunità Europea
Intervista di Paolo Bari a Romano Prodi

Il futuro dell’Europa è nei giovani, finora troppo poco attratti dall’idea di integrazione comunitaria. Questa la convinzione di Romano Prodi, presidente della Commissione Europea. In occasione della sua qualificata partecipazione al convegno Nation, federalism and democracy promosso dall’Università di Trento, abbiamo rivolto a Prodi alcune domande.

A che punto è l’integrazione europea ?
L’integrazione europea procede a ritmi ineguali. A momenti di lunga stasi, seguono improvvise e accentuate accelerazioni, spesso a seguito di forti shock esterni od interni. Ad esempio, l’aggressione agli Stati Uniti ha fatto approvare rapidissimamente misure di integrazione in materia giudiziaria, come l’adozione del mandato di cattura europeo, che da lungo tempo languivano tra veti e colpi di freno di fortissime resistenze nazionali. Non va però dimenticata l’enorme rivoluzione della moneta unica, uno straordinario passo di integrazione che al momento, forse perché dato per acquisito e scontato, non viene valutato in tutte le sue potenzialità. Ma l’adozione di un’unica moneta in maniera pacifica, democratica e concordata tra dodici Paesi sovrani comporterà ai cittadini che l’adottano di avere interessi e problemi sempre più convergenti; e questo quasi impercettibilmente.

Chi accelera e chi frena la crescita dell’Unione europea ?
La rinuncia a pezzi di sovranità nazionale da parte di governi legittimamente e democraticamente eletti è un sacrificio inaudito; fin quando l’opinione pubblica non è matura per fare dei salti di integrazione, è difficile immaginare forzature. Per arrivare all’euro ci sono voluti oltre trent’anni di dibattiti; per arrivare ad una vera politica estera occorreranno anni ed anni. Ma è giusto così; questa è democrazia. Poi, una volta presa la decisione, i tempi si fanno fulminei e ci troviamo in tasca la moneta unica quasi senza accorgercene. È ingeneroso puntare il dito su chi frena perché i suoi cittadini non hanno maturato la necessità di fare rinunce alla sovranità nazionale. Non c’è alternativa politica legittima. L’integrazione europea è processo lungo e lento ma ineluttabile. Cammina da solo senza arrestarsi. Le sfide del mondo ed suoi drammi (l’Afganistan è solo l’ultimo) impongono una capacità di reazione ed una dimensione che va oltre le possibilità di azione dei singoli Stati del Continente. Questo è evidente a tutti; anche agli euroscettici che nei momenti di peggiore crisi premono pressantemente per avere più Europa, non meno Europa. Certo questa un’Europa di regole, di tutela dei cittadini e delle fasce deboli, di inclusione sociale; non può piacere a chi la ipotizzava come una mera area di libero scambio, grande prateria senza legge dove fare profitti senza rispettare le regole base della solidarietà, della tolleranza e del rispetto dei più deboli.

Quali dovranno essere le caratteristiche dell’Unione ?
Parlando dell’Europa del libro dei sogni, quella dei grandi visionari politici come Spinelli: una moneta unica in un’area a libera circolazione con un commissario all’economia che sia l’equivalente dei ministeri nazionali del Tesoro; con un commissario agli Esteri ed uno alla Difesa; con un coordinamento delle norme di polizia della politica delle frontiere e delle procedure giudiziarie; con un’unica strategia di ricerca scientifica e di sviluppo tecnologico. Per il resto, un’Europa non solo rispettosa delle specificità culturali e delle mille realtà che la compongono, ma che addirittura coltiva queste diversità come ricchezza unica ed irripetibile.

Università, scuola, cultura: quale contributo possono fornire al potenziamento della Comunità ?
Prioritario, fondamentale; sono il vero punto di snodo. È a quel mondo che compete la creazione di un sentimento europeo, la formazione del cittadino europeo, la stessa crescita dell’idea di Europa. È nella cultura, nelle università, nelle scuole che si fa o non si fa l’Europa.

Che ruolo possono giocare i giovani ?
Il mondo è loro. Quando si è giovani è impossibile capirlo nella sua interezza; per un giovane queste sono solo parole oscure. Invece è la realtà. Quando si entra nella fase matura della vita, diventa un dovere orientare tutto il proprio lavoro verso il futuro, verso quelle nuove generazioni che stanno seguendo o stanno iniziando la loro vita pubblica o sono in procinto di farlo. Esse sono la nostra forza vitale. Chi amministra oggi (se lo fa bene e con coscienza) lo deve fare per loro e quando sarà il momento del passaggio del testimone, quelli che lo ricevono gestiranno secondo le proprie idee, ma saranno forti della preparazione e della fiducia che noi saremo capaci di far crescere in loro. Non so quanta fiducia e quanto entusiasmo siamo stati in grado di generare. Probabilmente molto poco perché, altrimenti, un ideale così ardito, così innovativo e così positivo come quello della costruzione europea troverebbe nei giovani il sostegno più forte e più diffuso. Oggi non è così: il nostro esempio non è stato tale da infiammare le nuove generazioni. Speriamo di essere più capaci nei prossimi anni.

Trento ospita il dibattito internazionale sul federalismo
di Sergio Fabbrini

Nella foto: Romano Prodi