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La mediazione
dei conflitti
in ambito penale

Al via la costituzione di un gruppo di lavoro
presso la Provincia Autonoma di Trento

di Roberto Cornelli, dottorando in criminologia

Il 23 aprile scorso si è svolta la conferenza La mediazione dei conflitti in ambito penale, organizzata da Transcrime-Università di Trento in collaborazione con la Regione Trentino Alto-Adige e la Provincia Autonoma di Trento. La giornata di studio ha centrato l’obiettivo che si era prefissata: quello di proporre una via trentina alla mediazione penale, riflettendo sulle esperienze di mediazione straniere ed italiane già attuate. A conclusione dei lavori, infatti, il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, raccogliendo la proposta di alcuni relatori, ha annunciato la prossima costituzione presso la Provincia di un gruppo di lavoro sulla mediazione penale, comprendente magistrati, avvocati, rappresentanti istituzionali ed esperti del settore, che in tempi stretti (entro dicembre 2001) elabori un piano per l’implementazione dell’attività di mediazione penale in Trentino.
Ma da dove nasce l’urgenza della costituzione di un gruppo di lavoro sulla mediazione?
Il recente decreto legislativo sulle competenze penali del giudice di pace, approvato il 25 agosto 2000 e che entrerà in vigore nei primi giorni del 2002, apre la via alla sperimentazione anche in Italia della mediazione penale per adulti. Il decreto prevede la possibilità che il giudice sospenda il processo e deleghi l’attività conciliativa ad un centro di mediazione presente sul territorio. Come attuare queste previsioni legislative? Su quali basi organizzare l’attività di mediazione penale in Trentino? Queste le domande che hanno spinto all’organizzazione della conferenza e che costituiranno l’oggetto di lavoro del gruppo sulla mediazione. La conferenza, infatti, ha costituito un momento di riflessione utile all’elaborazione politico-amministrativa di proposte operative, e si inserisce nell’ambito di riflessione dell’Osservatorio sulla sicurezza nel Trentino istituito presso Transcrime. Un’attenzione particolare è rivolta alla ricerca di strumenti efficaci e meno costosi di protezione delle vittime della criminalità e di controllo dell’autore. Tra questi la riparazione della vittima attraverso la collaborazione attiva dell’autore può costituire una via efficace da praticare. Cosa è, dunque, la mediazione e quali sono i benefici che porta in ambito penale.

L’importanza della mediazione penale
La mediazione è un processo di risoluzione dei conflitti che coinvolge l’intervento di una terza parte neutrale, con l’intento di favorire accordi volontari tra le parti. In ambito penale, la mediazione avviene tra vittime e autore del reato: le due parti possono, con l’aiuto di un soggetto terzo neutrale, discutere e trovare una soluzione ai problemi che sorgono dalla commissione del reato. La mediazione tra autore e vittima introduce una modifica importante nel processo penale, restituendo alle parti il potere di discutere del fatto di reato e delle sue conseguenze e di trovare delle forme di riparazione adeguate.
Dalla mediazione solitamente ci si attende tre effetti: la responsabilizzazione dell’autore di reato, la soddisfazione della vittima e la deflazione giudiziaria.
Rispetto al primo effetto, l’incontro diretto con la vittima permette all’autore di reato di prendere coscienza delle conseguenze concrete del proprio gesto e di dovere fare i conti con le esigenze e i sentimenti di chi ha subito quel gesto. La responsabilizzazione dell’autore di reato comporta una diminuzione della recidiva, ossia della commissione di reati dello stesso tipo da parte del medesimo soggetto.
Riguardo all’effetto di soddisfazione, spesso la vittima sente il bisogno di trovarsi di fronte l’autore del reato per capire le ragioni del suo gesto, per avere un risarcimento del danno derivante dal reato o, semplicemente, per esprimere la propria sofferenza direttamente a chi l’ha causata. La soddisfazione potrà consistere, quindi, in una compensazione economica o in una riparazione simbolica.
L’utilizzo della mediazione, infine, soprattutto per reati minori ma diffusi, consente di ridurre il carico di processi e quindi di migliorare l’efficacia del sistema della giustizia in termini di rapidità e qualità della risposta.
Ricerche empiriche dimostrano che la mediazione è uno strumento efficace per la riduzione della recidiva e consente effettivamente la soddisfazione della vittima. Riguardo la deflazione giudiziaria i dati a disposizione non permettono di valutare l’incidenza dell’attività di mediazione sul carico processuale: i programmi di mediazione penale sono ancora marginali nel sistema di giustizia odierno.

Dalla teoria alla pratica: un’ipotesi per il Trentino
La conferenza ha avuto inizio con l’analisi delle esperienze straniere ed italiane, compiuta da esperti di università e centri di ricerca di rilevanza internazionale. Dalle riflessioni del mattino sono emerse alcune ipotesi di lavoro, che sono state discusse nella Tavola rotonda del pomeriggio, e che dovranno concretizzarsi nei lavori del gruppo sulla mediazione che andrà a costituirsi presso la Provincia di Trento. È emersa la necessità che l’attività di mediazione in Trentino tenga conto delle esperienze già avviate in Italia e all’estero. Inoltre è stata considerata l’importanza di agire nel solco delle linee-guida e degli standard stabiliti della normativa europea ed internazionale sulla mediazione penale. Infine si è proposto di elaborare un modello di mediazione penale per il Trentino che veda coinvolte in primo piano la comunità e le istituzioni territoriali, in stretta relazione con il sistema della giustizia.

[Per informazioni: audio, foto e testi degli interventi sono disponibili sul sito della Regione Autonoma Trentino Alto-Adige oppure sul sito di Transcrime]

Nelle foto, in alto: un corridoio del Tribunale di Trento; in basso: il tavolo della conferenza con Margherita Cogo, presidente della Regione Trentino-Alto Adige, il rettore Massimo Egidi e il direttore di Transcrime Ernesto Ugo Savona.




Transcrime

Transcrime, Centro interdipartimentale di ricerca sulla criminalità transnazionale dell’Università di Trento, è diretto dal professor Ernesto Ugo Savona e si compone di una segreteria generale ed amministrativa, di ricercatori, di una struttura di assistenza tecnica e di una di documentazione. Collaborano professori e ricercatori dell’Università di Trento e di altre Università italiane e straniere.
L'attività di Transcrime si sviluppa in quattro settori:
La ricerca: finalizzata all'analisi delle tendenze dei fenomeni criminali, alla valutazione delle politiche preventive e repressive ed alla proposta di soluzioni per migliorare l'efficacia e l'efficienza delle attività di contrasto. Sono attualmente in corso 13 progetti finanziati tramite contratti ed accordi con istituzioni ed enti nazionali ed internazionali
L'addestramento alla ricerca criminologica: mira alla formazione di studenti, giovani laureandi dell'Università di Trento e di altre Università italiane e straniere. Alcuni laureandi delle Facoltà di Giurisprudenza, Economia e Sociologia collaborano in qualità di assistenti alla ricerca svolgendo le loro tesi di laurea all’interno di uno dei progetti del Centro.
I dottorandi del Dottorato Internazionale in Criminologia, che ha la sua sede amministrativa presso il Dipartimento di Scienze Giuridiche e di cui il professor Savona è coordinatore, svolgono la loro attività di ricerca e di formazione all’interno di Transcrime.
L'assistenza tecnica: si realizza in servizi di consulenza e coordinamento, in materia legale, giuridica e criminologica, sviluppati nell'ambito di progetti di cooperazione internazionale, a favore di paesi caratterizzati da arretratezza normativa e carenze nei settori della prevenzione e repressione del crimine.
L'attività di documentazione: è finalizzata alla raccolta e all'aggiornamento di materiale informativo sulla criminalità transnazionale, proveniente da varie fonti, istituzionali e non.

Nella foto: il gruppo di Transcrime