Gli intellettuali e la ricerca della libertà
Una lezione di Joseph Peter Strelka su "Esilio e Ideologia"
di Fabrizio Cambi
Invitato dal Dipartimento di Scienze filologiche e
storiche ha fatto tappa all'Università di Trento, in
occasione di un serrato giro di conferenze in
Europa, Joseph Peter Strelka che ha tenuto una lezione sul
tema Exil und Ideologie. Professore emerito di
letteratura tedesca e letterature comparate alla
State University of New York in Albany, Strelka, viennese d'origine, è autore di ventidue
volumi monografici su temi di critica e teoria
letteraria, di storia della letteratura e curatore di una
cinquantina di opere su questi argomenti. Una
delle direttrici di ricerca più seguite e
approfondite da Strelka nel corso degli anni è
senza dubbio la letteratura dell'esilio e in particolare la categoria stessa
dell'esilio rapportato al ruolo e alla funzione dello scrittore e
dell'intellettuale. Per l'ampiezza delle implicazioni
etiche e politiche, il termine esilio è nel
Novecento legato alla forzata o volontaria emigrazione dalla Germania e dall'Austria
negli anni del Nazionalsocialismo. Lunga e desolante è la lista di autori, non solo ebrei, che
lasciano il proprio paese, fra i quali Brecht, Seghers, i
fratelli Mann, Döblin, Renn, Becher, Benjamin.
Non meno tragico è il destino di chi come
Stefan Zweig, rifugiatosi in Brasile, si toglie la vita
pensando a chi non aveva potuto o voluto abbandonare l'Europa. Ma la riflessione di Strelka va
oltre la catastrofe del secondo conflitto mondiale
con i suoi riflessi sulle vicende degli esuli che in
vario modo da paesi lontani si battono per il recupero della libertà e della democrazia.
Secondo Strelka l'Unione Sovietica ha rappresentato
nel Novecento un caso emblematico, accogliendo durante il nazionalsocialismo profughi ed
esuli, che, rifiutando un'ideologia illiberale e
criminale, si consegnavano a un'ideologia
egualmente illiberale, o più avanti nel tempo rendendo
pressoché inevitabile l'abbandono del proprio paese
a scrittori come Solzenicyn. Proprio la vicenda dell'autore di
Una giornata di Ivan Denisovic, trasferitosi a Zurigo nel 1974
e poi in America, diviene esemplare della condizione dello scrittore in rapporti critici con il
presente e con la società che lo ospita. Strelka
ricorda che la fuga, l'esilio dello scrittore,
imposto, cercato, voluto o ostentato che sia, è quasi
un topos nella storia della letteratura. In quella
tedesca si potrebbero citare poeti come Klopstock che nella metà del Settecento si rifugia in
Danimarca per comporre il poema Il Messia o
Heine che del suo volontario esilio francese e della
sua nostalgia per la propria terra dà testimonianza
nel poemetto Germania, fiaba d'inverno. Le varianti e lo
spettro delle motivazioni che inducono alla rottura,
volontaria, obbligata o strumentale, rinviano spesso allo status del
poeta che, scegliendo una sorta di emigrazione interna o
abbandonando a volte clamorosamente, a volte in silenzio
la propria terra d'origine o d'adozione, sanziona la sua
disarmonia con la realtà ed esaspera quel rapporto
'sentimentale' di opposizione con la natura teorizzato già da Schiller nel 1795. Per
rappresentare letterariamente la vita occorre
quindi per forza di cose porsi al di fuori di essa,
assumere un atteggiamento conflittuale, eccentrico
alla norma, relegarsi, come nel primo Thomas Mann, nella ipersensibile dimensione del
patologico. Strelka, per evitare i rischi che simili
prospettive possono comportare, fissa quale elemento
discriminante per la credibilità e la plausibilità
della definizione di poeta in esilio quello
canonico della garanzia di un oggettivo ed effettivo
spazio di libertà. Si riafferma quindi il significato più
autentico e storicamente attendibile del termine
esilio, ormai identificato nel mondo contemporaneo con quel
disagio diffuso, con quell'insofferenza nei confronti di
una tentacolare omologazione del presente globalizzato,
già soffertamente evocato da Ingeborg Bachmann nella
lirica Exil: "Un morto sono che cammina / non più
dichiarato in nessun luogo / sconosciuto nel regno burocratico /
in soprannumero nelle città dorate / e nelle campagne
verdeggianti".
Nelle foto, in alto: da sinistra Fabrizio Cambi e Joseph Peter Strelka durante la lezione tenuta a Trento;
sotto: il libro Transito di Anna Seghers
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