no26

Montinari incontra Nietzsche

Weimar, 8 aprile [1961]

Caro Giorgio,
ho aspettato a scriverti per avere idee chiare e poter fare con te un bilancio di queste splendide giornate di lavoro e di entusiasmo.
Prima di tutto qualche notizia personale. Ho trovato qua delle persone molto gentili, non solo perché mi hanno messo a disposizione tutto il materiale dell'Archivio, che è conservato come sai in quello Goethe-Schiller, ma perché si sono preoccupate di farmi alloggiare molto meglio di come all'inizio io avevo fatto da me. Abito infatti nella villa…di Nietzsche! Da dove in questo momento ti scrivo. Ho per me una stanza magnifica, con veranda e panorama di Weimar da un lato e vista del giardino dove Nietzsche malato avrà passeggiato. C'è un gran silenzio qui. La villa è di stile "bayreuthiano"; ma, situata com'è in alto e un po' fuori di Weimar, è il posto ideale per lavorare. Ho provato una certa emozione, tutta mia, perché non comunicabile agli altri, la prima volta che ho preso tra le mani un manoscritto di Nietzsche e poi quando ho varcato la soglia di questa casa. Non importa se è scomparso tutto quello che lo riguarda; il posto è sacro lo stesso.
Credimi, da quando ho cominciato a lavorare (martedì, perché lunedì era festa); quasi soffro per la tensione e il desiderio di concludere e perché vedo che ci vorrebbe tanto tempo ancora. E quel che è meglio, sarebbe possibile fare tutto in modo serio, nuovo, definitivo.
(…)
Questo viaggio è il più importante avvenimento della mia vita, forse…Ti sono grato di aver avuto tu l'idea del viaggio a Weimar; non l'ho dimenticato. Faremo una grande edizione-traduzione di Nietzsche!1


Questi brani sono tratti dalla prima lettera che Mazzino Montinari scrive a Giorgio Colli da Weimar, all'inizio del lavoro sui manoscritti di Nietzsche che poi porterà alla edizione critica dell'opera omnia del filosofo di Naumburg che esce contemporaneamente in tedesco, francese, italiano e giapponese.

1 Da "Belfagor", n.3, 1987: M. Montinari, La passione rabbiosa della verità. Lettere a Giorgio Colli, a cura di Giuliano Campioni.